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martedì 14 luglio 2009

La malattia dell’indifferenza

Di Rosolino Martelli

“Esprimo pubblicamente una mia riflessione perché sento il bisogno “sociale’ di esternarla. Il 7luglio è stata ricordata ad un anno dalla accettazione, l’entrata nel Patrimonio dell’Umanità della Città di San Marino, del centro storico di Borgo Maggiore e del Monte Titano. A coronamento del fatto, importante ed unico, sono state scoperte due targhe commemorative, una alla Porta S.Francesco ed una sull’esterno della Casa del Castello di Borgo Maggiore, presenti le autorità e il Direttore del Centro del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, Prof. Francesco Bandarin, le cui parole, pronunciate nel corso della cerimonia, nella Sala del Consiglio, spero non siano dimenticate poiché assai illuminanti, soprattutto in relazione a cosa occorrerà fare per non “perdere” l’appartenenza al prestigioso elenco dei Siti.


Purtroppo sono rimasto sconcertato nel vedere a Borgo Maggiore, che è il mio Paese, l’atto di scoprimento della suddetta targa, concludersi di fronte ad una sparuta manciata di Borghiggiani, nella indifferenza generalizzata, senza nessuna precedente preparazione, della circostanza a livello locale, che invece avrebbe dovuto essere divulgata adeguatamente e quindi usufruire della conseguente presa di coscienza sulla “grande importanza” della cosa.
Ci voleva molto adoperarsi da parte della Giunta di Castello affinché nei giorni precedenti, si predisponesse un manifesto ai Borghiggiani per invitarli a partecipare numerosi, per capire e far riflettere sulla straordinarietà dei fatto? Ci voleva forse un po’ di impegno, come spesso si è visto, rispetto alle solite iniziative, come è avvenuto più volte, prese per ragioni molto meno importanti...
Considerato che i Siti individuati Patrimonio dell’Umanità sono in tutto il mondo 878 e che anche Borgo Maggiore è diventato uno di questi, ci si doveva “accorgere” al di là delle rappresentanze istituzionali, anche a livello più diffuso, fra la cittadinanza e indirettamente ricordarsi che, il Borgo nel corso dei recenti decenni per mantenerlo urbanisticamente intatto o quasi, degno di essere considerato attraente e ben conservato, non è stata impresa, per niente facile, dovendo continuamente confrontarsi contro una mentalità individualistica, superficiale e permeata di scarsa cultura.
Una occasione mancata quindi per non curanza e pigrizia. Concludo con questo pensiero: la crisi delle comunità locali, che non sono altro poi che la perdita di identità, passa quasi sempre attraverso “la malattia” della indifferenza”.

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