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giovedì 29 maggio 2008

Ambasciatori di razza o che razza di Ambasciatori?

di Erik Casali, Vice Segretario Nuovo Partito Socialista
Chi ha seguito la vicenda Centrale del Latte, ha senz’altro capito che si tratta di una brutta vicenda, nata male, gestita peggio, che terminerà con l’ennesima figuraccia per San Marino. La vendita di un pezzo della nostra San Marino, se vendita doveva essere, andava fatta con regolare bando di gara, sostenendo e agevolando le imprese sammarinesi, meglio ancora se consorziate tra loro e non permettere che nella cordata dei compratori vi fosse anche chi non aveva le carte in regola, a discapito di chi era a posto.
Sapere poi che tra i compratori vi fossero anche aziende all’oscuro di tutto è un fatto che dopo una prima risata fa subito pensare seriamente nelle mani di chi è la cosa pubblica.
Come, neanche un controllo sui partecipanti all’acquisto di un azienda statale?
Tanti controlli sui Sammarinesi, e su chi viene da fuori niente? Gli scandali bancari non hanno insegnato niente?
Quale garanzia per l’economia del paese ed il futuro della Centrale? Se poi aggiungiamo che nel mezzo di una storia che sarebbe meglio troncare, azzerando tutto e tutti, troviamo anche un ambasciatore della nostra Repubblica, che non fa bella figura, non la fa fare a chi lo ha nominato e ancor più grave fa fare una figuraccia a tutti i sammarinesi, allora il quadro è perfetto!
Ci sono tutti gli ingredienti per un’altra brutta storia, i cui strascichi procureranno ulteriori danni al sistema sammarinese.
Un sistema che spesso si fa già male da solo, senza aver bisogno di Ambasciatori a cui un Governo serio, in un rigurgito di moralità, toglierebbe immediatamente incarico diplomatico, passaporto, retribuzione e tutto il corredo che un normale diplomatico dovrebbe avere.
Ma dimenticavo che non lo ha fatto per quell’altro ambasciatore di recente nomina, quello che ha lasciato caffè pagati nei bar sammarinesi per festeggiare la sua nomina, in un paese, tra l’altro noto paradiso fiscale, di cui a parer di molti non c’era da vantarsi.
Vergogna, profonda vergogna lasciare che dei capitò vadano in giro a fregiarsi di una Sammarinesità che non possono né devono rappresentare!
Ma così è, questo è diventato un paese, dove già ogni giorno si rischia di vergognarsi appena usciti dal confine, per le malefatte di chi confonde il Governo come cosa propria.
Diventa sempre più difficile difendere la nostra Repubblica, senza doversi anche giustificare da gente che altro non sono che rappresentanti di se stessi e non certamente in grado di rappresentare una San Marino che ha bisogno di gente perbene, seria, di razza, sia all’interno e all’estero.
I Sammarinesi sanno bene cosa dovrebbe fare chi ci rappresenta all’interno, anche se spesso, purtroppo lo fanno in malo modo, ora sono certi, dopo queste squallide vicende, che lo fanno anche alcuni che vanno in giro per nome e conto nostro.

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A proposito di antiriciclaggio

di Gloria Giardi

Come tutti sanno, gli Avvocati in maggio sono impegnati nelle assemblee delle Società e non sono in grado di esaminare un progetto sull’antiriclaggio così complesso come quello che ci è stato inviato in questi giorni; peraltro questo testo è completamente diverso da quello che avevamo esaminato qualche tempo fà.
Si deve subito osservare, dunque, che il fatto che sia impedito al nostro Ordine di esaminare e proporre modifiche al progetto è estremamente grave, poiché noi Avvocati e Notai –insieme ai commercialisti- siamo i soggetti cui lo Stato impone adempimenti costosissimi, impossibili e in certi casi contro le leggi dello Stato.
Ho letto frettolosamente le 100 (!) pagine del nuovo progetto e devo dire che condivido in pieno le osservazioni dei commercialisti.
In ogni caso, mi sembra di capire che lo Stato, che per decenni non ha svolto alcun controllo sulle attività economiche consentendo e rendendosi responsabile di distorsioni che oggi tutti stiamo pagando, scarichi sulle spalle dei professionisti la responsabilità, la fatica ed i costi dei controlli.
Noi professionisti, quindi, da soli dovremmo risanare e moralizzare l’economia, facendo ciò che lo Stato per decenni con i suoi Tribunali e con i suoi costosissimi apparati della P.A. non ha fatto!
Non siamo in grado, né come singoli professionisti, né come Ordini professionali, di sostenere i costi dell’enorme mole di lavoro (burocratico/cartaceo) che ci impone la Legge per sostituirci allo Stato.
Oltretutto gran parte dei controlli che dovremo fare sono in contrasto con le leggi dello Stato: ad esempio, come può un professionista accertare la situazione economica di un soggetto, quando a San Marino vige il segreto bancario, l’anonimato delle azioni e una rigorosa legge sulla privacy?
In alcuni casi, poi, è la stessa formazione culturale del professionista a rendere impossibili gli adempimenti; come può un Avvocato svolgere analisi finanziaria sui propri Clienti, visto che queste funzioni non sono contemplate né nei propri doveri professionali, nè nel suo curriculum professionale, nè nel corso di studi che ha fatto?
Che dire poi dell’AGENZIA?
Mentre i professionisti subiranno sanzioni drammatiche (penali e pecuniarie, fino a 50.000euro!) anche per i più banali errori riguardo le centinaia di astrusi adempimenti burocratici, sembra che l’AGENZIA (ruolo che sarà sicuramente stra-pagato e ricoperto da non sammarinesi!) sia un organo con poteri immensi, per nulla determinati e del tutto irresponsabile, al di sopra ed al fuori delle Leggi dello Stato.
Sono francamente indignata; nel nostro Paese tutti siamo responsabili del nostro operato e se sbagliamo siamo chiamati a risponderne; anche l’Ecc.ma Reggenza alla fine del suo mandato risponde del fatto e del non fatto tramite il Sindacato della Reggenza!
Purtroppo non c’è il tempo di approfondire l’argomento, ma ritengo che gli Ordini professionali non mancheranno di assumere una ferma posizione riguardo questo progetto di legge, incostituzionale, inapplicabile e del tutto inadeguato a perseguire veramente le distorsioni della nostra economia.

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mercoledì 28 maggio 2008

Viabilita' e sicurezza

di Loriano Frisoni

A distanza di due mesi dalla chiusura degli attraversamenti a raso di Fiorina, che a detta dei Responsabili, avrebbe anticipato di pochissimo tempo la chiusura degli attraversamenti più pericolosi lungo l'asse di tutta la Superstrada, debbo constatare ancora una volta come a San Marino vi siano cittadini di serie A e cittadini di serie B.I cittadini di Fiorina evidentemente sono di serie B.Tutti gli attraversamenti più pericolosi, sono ancora aperti, vedi l'uscita dalle due piazze principali di Dogana, l'attraversamento in direzione di Galazzano, l'uscita da Serravalle, il bivio della Croce di Domagnano, l'immissione in direzione di Cailungo e sicuramente ne dimentico qualcuno. Mi piacerebbe che qualche "tecnico" o forse meglio "Politico" spiegasse ai cittadini di Fiorina, in che modo si è proceduto e perchè gli attraversamenti che ho sopra citato, sono considerati meno pericolosi di quelli di Fiorina.

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lunedì 26 maggio 2008

Chi ha paura delle elezioni?

di Paolo Forcellini direttore….Ambiente

Così sembra proprio che si sia arrivati alla resa dei conti, nonostante la “legge obiettivo” sia ai nastri di partenza, un’escamotage per legare e per compattare la maggioranza, formatasi dalle ultime elezioni . Un Governo che avrebbe dovuto dare stabilità politica al nostro paese , martoriato in questi ultimi decenni da personalismi, faide politiche, vendette tramandate nel tempo e tanti tanti “rododendri “. Da più parti si chiedono elezioni anticipate , da più parti si chiede un nuovo modo di governare, da più parti si chiede un nuovo patto di buon vicinato con la “vicina” Italia con un nuovo accordo di Cooperazione ma con nuove e più redditizie concessioni a nostro favore , da più parti infine si chiedono volti nuovi e nuovi personaggi per lo scenario politico sammarinese , con la messa a riposo di chi ormai calca la scena da più di un trentennio. Urla al vento che non hanno sinora sortito a nulla di nuovo, anzi tutto come. prima più di prima. E se elezioni dovessero essere, nonostante vi siano i veti del partito di maggioranza che per bocca del suo segretario si è dichiarato contrario per non paralizzare (?) ulteriormente il paese, sarebbe un problema per tutti in quanto a parte piccole manovre segrete , ancora nessuno è pronto per presentarsi agli elettori secondo quanto vuole la nuova legge elettorale. Come in Italia si gioca ancora all’anti-berlusconismo, cosi’ a San Marino molti sono legati ancora all’anti “questo” ed anti “quest’altro” , ancorati a sistemi di una politica retrograda con antipatie personali , una politica provinciale , nonostante ci sia un andirivieni periodico verso l’ Europa per confrontare il nostro paese nelle assisi internazionali con Russia, America Francia e chi più ne ha più ne metta, dimenticando la nostra pochezza territoriale pur nella nostra grandezza morale. Ecco perché è necessario che entro poco tempo i partiti rompino gli indugi, dicano con chi vogliono “accoppiarsi “ , escano dal loro furbesco silenzio alla luce del sole ,e si vada finalmente alle elezioni nei modi sanciti da questa maggioranza con la tanto declamata nuova legge elettorale, a meno che non la si cominci a temere , soprattutto a seguito di certi sondaggi che bocciano i più grandi e premiano i così detti frustoli della politica. Sarebbe inoltre un’occasione per lasciare spazio alle nuove generazioni . Solo con loro vi è la speranza per un futuro migliore e la rinascita della nostra Repubblica .

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McKinseymporta!

di Gabriele Gattei - Lista Civica Noi Sammarinesi

L’immagine del nostro Paese ogni giorno scende sempre più in basso. All’esterno ci vedono oramai come un Paese-pirata, un piccolo fazzoletto di terra che si fregia di una gloriosa storia secolare per giocare a fare il grande con gli altri Stati. E noi cittadini sammarinesi siamo considerati parte di una organizzazione malavitosa che sottrae furbescamente e indebitamente ai territori esterni per arricchire se stessa e i suoi membri. Come se tutti, ma proprio tutti, fossimo dei nababbi, dei disonesti e degli approfittatori. Come se non fosse che a godere, invece, di certe situazioni siano in pochi: i soliti noti e qualche loro amico.
All’interno le cose non vanno molto meglio. Tutto è soffocato dalla melma, non esiste più un solo settore di eccellenza, la stessa sicurezza di cui eravamo fieri fino a poco tempo fa, oggi è compromessa. Addio vecchia “isola felice”.
E’ palpabile il larghissimo senso di sfiducia verso il futuro da parte dei cittadini, testimoniato recentemente anche dall’indagine dello Studio Ambrosetti.
La classe politica dirigente, però, pare abbia trovato la ricetta miracolosa che può consentire il proseguimento del “loro” viaggio sulla strada dorata. Si è innamorata, infatti, di un piano d’azione considerato risolutore di tutti i problemi e cerca di convincere tutti, compresa la roccia rimasta del nostro monte, delle ampie possibilità di ripresa.
Il piano ha un nome che più o meno suona McKinseymporta.
Ad ogni problema o parola chiave per il futuro, che sia la sicurezza e l’ordine pubblico, la salvaguardia del territorio e dei suoi beni primari, la giustizia, il connubio politica-affari, il gioco d’azzardo o gli accordi con l’Italia, la risposta è sempre la stessa, come una sorta di litania: Piano McKinseymporta! Così è deciso e così deve essere! Non importa chi e quanti di noi cittadini si sia d’accordo. La ricetta è quella per avere un nuovo e maggiore benessere (per chi, poi, lo scopriremo dopo).
Le case da gioco, le residenze facili ai facoltosi, la vendita incondizionata del territorio di tutti e delle attività (in parte già in mano a vari furbetti dei quartieri italiani e forse anche alle organizzazioni mafiose o camorristiche), saranno sicuramente un toccasana per risollevare l’immagine di San Marino verso l’esterno, per la sicurezza e l’ordine pubblico, per i problemi di viabilità e vivibilità del territorio, per assicurare le entrate al bilancio dello Stato e continuare a sperperare senza affrontare la riorganizzazione della spesa pubblica.
Se solo tutti quei cittadini consapevoli di essere fuori da certi disegni di “crescita miracolosa” alzassero un dito per salvare questa nostra “più antica Repubblica del mondo”, forse saremmo ancora in tempo per cambiare.

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Vicenda Ritrovo conclusa nel peggiore dei modi

di Gastone Pasolini, membro di Sinistra Unita, socio del Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle

È stata posta la parola fine all’intricata pratica/convenzione Ecc.ma Camera – Fondazione Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle. La vicenda è stata risolta nella peggiore delle ipotesi possibili. Il giorno mercoledì 14 maggio 2008 il Governo ha presentato in Consiglio Grande e Generale la nuova proposta di convenzione per la risoluzione del decennale garbuglio. È stato un atto coraggioso perché i vari governi succedutesi negli ultimi nove anni hanno sistematicamente e deliberatamente tralasciato la questione, lasciandola incancrenire. Peccato che non si sia avuto il coraggio di andare fino in fondo, come la premessa politica faceva sperare.
Ma proviamo ad analizzare due aspetti della soluzione trovata (la quale nel Paese è fortemente criticata). Per rispondere alla richiesta di cambiamento che gli elettori hanno espresso col voto del 6 giugno 2006, il Governo aveva assunto l’impegno per una gestione nuova e diversa dal passato della cosa pubblica. A dimostrazione di ciò, riporto quanto scritto nella premessa politica del programma: il metodo) all’impegno programmatico si accompagna la forte volontà di attuare un metodo impostato su legalità, moralità, trasparenza e partecipazione. Sarebbe interessante conoscere la motivazione politica che ha suggerito la soluzione adottata nella vicenda in questione, la quale non rispecchia la volontà espressa nel programma di governo ma che anzi addirittura la rinnega.
È difficile capire o accettare che si sia fatta una nuova proposta economica senza tener conto di un dato fondamentale – che a mio avviso fu, fino al 14 maggio 2008, il fattore che determinò l’indifferenza dei vari governi a questa vicenda. Il dato è il seguente: la Fondazione fatturò tramite i suoi tecnici il costo dell’opera per un totale pari a 2.805.972 euro. Il governo nel febbraio 2004 incaricò i vari organismi dello Stato (Finanza Pubblica, Avv.ra dello Stato, Ufficio Progettazione, A.A.S.P.) di verificare quel dato. La stima del costo di costruzione dell’opera effettuata dagli organismi incaricati ammonta a 2.009.000 euro. Di fronte a queste due cifre fortemente diverse tra loro (la differenza è di quasi 800.000 euro) sarebbe interessante sapere da questa maggioranza se ha operato nello spirito del metodo sottoscritto non più tardi di sei mesi fa.
Con quale motivazione il governo non si è sentito in obbligo di andare fino in fondo sulla differenza delle due cifre, per verificare se dovute a errori di trascrizione o di conteggi? È evidente che l’impegno ad applicare un metodo nuovo, nella trasparenza, nella moralità e legalità non è stato rispettato. Qual è il motivo?
Altra considerazione politica: non si spiega l’assordante silenzio di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, nel dibattito sulla nuova convenzione; nessuno si è sentito in obbligo di chiedere perché la prima convenzione non avesse completato il percorso istituzionale. Vi erano dei promotori, ma nessuno ha chiesto il perché di quelle cifre così pesantemente diverse. Posso capire il silenzio di due forze politiche che all’epoca erano promotrici, assieme ai rappresentanti della Fondazione. Ma non capisco e non posso in nessun modo accettare il silenzio dei rappresentanti di Sinistra Unita e di Alleanza Popolare, uniche due forze non coinvolte in quella vicenda lacunosa e incompleta. Sinistra Unita, la quale fino a quel momento era stata l’unica forza politica che si era battuta per una soluzione più equa, meno penalizzante per il Ritrovo. I cittadini, ma anche un consistente gruppo di soci della Fondazione, si chiedono perché non si sia fatta una verifica per tentare di far luce su quegli aspetti discordanti, per togliere ai soci e ai cittadini di Serravalle ogni dubbio sul corretto operato per la ricostruzione della struttura e sul rispetto di quanto era trascritto nella convenzione madre; mi riferisco in particolar modo all’art. 6, che sanciva che il piano sottostante al piano stradale era di esclusiva proprietà della Fondazione e che la stessa non era tenuta a nessun costo dell’opera.
A chi vuole addebitare responsabilità a Sinistra Unita rispondo che se di responsabilità si deve parlare credo che questi debbano ricercarle nei loro stessi partiti, che all’epoca erano forza di governo (PDCS e PSS); potrebbero chiedere a questi perché non venne completato l’iter istituzionale della pratica, causa di tutti i disastri.
Per essere precisi, non abbiamo chiesto, come affermato dal Consigliere Giannoni, di volere due negozi in più. Noi chiedevamo che il piano assegnato alla Fondazione rimanesse tale, cioè di sua esclusiva proprietà, e che non se ne cedesse una parte ad un soggetto finanziario privato, con attività in contrasto col dettame dello Statuto della Fondazione che afferma non essere a scopo di lucro.

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lunedì 19 maggio 2008

Un aiuto che 'aiuta'

di Giorgio Felici
Testimonianza personale……ho passato un lungo periodo in ospedale, dal 21 aprile al 16 maggio , in chirurgia, passando dalla terapia intensiva almaggiore di Bologna per 7 giorni, ho trovato grande efficienza, un ambiente di “serena umanità” gestito da tutto lo staff di chirurgia in modo eccellente, il nuovo staff medico con il prof Iovine in testa, e i suoi stretti collaboratori dott. Landolfo e dott. Smerieri hanno impresso stimoli e rapporti molto positivi, sopratutto per i pazienti; tutto il personale infermieristico è altamente professionale, molto disponibile e cortese nonchè efficiente. Insomma per chi deve vivere per un “lungo” periodo la sua vita in orizzontale noti una comprensione e un aiuto che ti “aiuta”…..credo che questi sentimenti siano condivisi da molti pazienti con i quali ho avuto modo di parlare (quando stavo un po' meglio)……..La speranza è realtà: "il meglio esiste" anche x noi poveri Esseri Umani!!!!

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Ecco perché il governo attuale è riformista solo sulla carta

di: PD sammarinese
Il Presidente, Alessandro Corbelli


Il perpetuo stato di verifica che il governo è impegnato a svolgere, il tentativo di assicurare la governabilità del Paese ad una legge obiettivo (omnibus) e quindi in modo coercitivo, la dice lunga sulla reale azione riformista svolta dai partiti della coalizione governativa. Non si può essere riformisti e lasciare i cittadini e tutte le categorie socio politico economiche estranee e lontane dalla partecipazione politica. Non si può e non si deve governare muniti della sola delega strappata con i favoritismi agli elettori. La Società deve essere unita alla Politica. L’intesa tra queste forze è indispensabile, ma non sufficiente. Unire il riformismo sammarinese significa coinvolgerne tutte le espressioni politiche e culturali: socialiste, cattoliche, repubblicane, liberali, laiche e ambientaliste. Ed è importante che ai filoni storici del riformismo si accompagnino nuove culture essenziali per un riformismo che guarda al futuro. La cultura ecologista, con il suo apporto fortemente innovativo, che deve essere uno dei tratti distintivi di una nuova politica riformista. Le culture femminili e di genere, il vasto mondo della solidarietà e dell’associazionismo democratico divenute riferimento per giovani e settori significativi della società sammarinese. Contemporaneamente, serve un’apertura a saperi, competenze, esperienze che nel riformismo e nei suoi valori di progresso si riconoscono, al di là dei partiti. C’è una società civile ricca di passione e voglia di cambiamento che spesso non si sente rappresentata ed è pronta a mobilitarsi e a fare la propria parte. Insomma: serve un “processo aperto” capace di suscitare passioni, mobilitare energie, promuovere impegno civico, parlare ai tanti – in primo luogo giovani – che sentono l’urgenza di liberare il proprio paese e la propria vita dalle insidie dell’insicurezza e della precarietà. Infine, non per ultimo, occorre avere un programma credibile sostenuto da politici capaci e competenti, i quali siano in grado di assumersi responsabilmente il merito o il demerito del successo o del fallimento! Per far questo è necessario che i politici eletti grazie all’aiuto dei soliti “personaggi” della politica sammarinese e della loro capillare organizzazione d’affari, decidano di liberarsi delle catene che li attanagliano e che li costringono all’immobilismo, nemico giurato della democrazia e dell’azione riformista. Oggi è concretamente possibile parlare di riforme e di privatizzazioni, essenziali allo sviluppo sociale e politico economico del nostro amato Paese, solo rinnovando la classe politica e realizzando per le prossime elezioni politiche una coalizione istituzionale rappresentativa degli schieramenti politici tanto progressisti che moderati. In questa coalizione il PD sammarinese intende rappresentare le forze progressiste ed innovatrici del sistema San Marino, mettendo a disposizione della coalizione le proprie competenze ed i contenuti necessari per assicurare la modernizzazione e lo sviluppo sostenibile dell’intero settore pubblico e privato, affrontando con autorevolezza e determinazione i temi della sicurezza, sanità, pensioni e politica estera. In questo senso, rivolgiamo l’appello alle forze sociali organizzate, ai singoli cittadini, ai partiti dell’opposizione ed ai singoli politici appartenenti ai partiti della maggioranza, ad un sereno e trasparente confronto politico, base necessaria per la realizzazione di un comune progetto politico e di un programma di governo realmente riformista.

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venerdì 16 maggio 2008

Il popolo di San Marino

di Paolo Forcellini direttore di …. Ambiente

Purtroppo anche questo Governo sembra arrivato al capolinea. Troppi i segnali , numerici e politici che provengono dagli ultimi Consigli dove la maggioranza viene spesso messo in minoranza da qualche franco tiratore che poi si cela sotto l’anonimato, temendo vendette, tremende vendette. Eppure con la salita a “Palazzo” di forze nuove, di forze innovatrici e dai migliori propositi con i quali si erano positivamente sottoposti al giudizio dell’elettorato, si sperava che a San Marino finalmente si potesse respirare un’aria di stabilità politica. Purtroppo così non è stato, in quanto al contrario della gran voglia di rinnovamento portata da queste forze nuove, l’aula consigliare è ancora satura dell’aria de vecchio modo di governare e far politica, un’aria che nessun deodorante potrà cancellare, se non si crea una corrente sanatoria aprendo le finestre e nel contempo spalancando le porte ai numerosi giovani, lì davanti in lista di attesa, giovani seri e preparati che ancora credono negli ideali della nostra Repubblica, ma che mettono da parte le ideologie, ormai diventate cancro della politica. Basta con i le rose i garofani, i soli, le colombe, le falci i martelli, i santini e i vecchi ed obsoleti simboli. Ognuno se li porti nel proprio cuore, secondo le proprie radici e i propri convincimenti. Non c’è più spazio per loro, soprattutto con la nuova legge elettorale che vede pochissimi schieramenti e niente più frammentazione cui fanno riscontro i numerosi partitini oggi sulla scena politica. Alla luce di una probabile ulteriore crisi politica, se si vuole “onorare” la tanto decantata legge elettorale, si cominci a pensare da subito e seriamente alla composizione di quei poli che dovranno presentarsi agli elettori senza inganni, nella consapevolezza che non si potrà con i ribaltoni più tradire il “Popolo di San Marino.”

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Triste, solitario y final

di Marino Antimo Zanotti - Rinnovamento e Trasparenza

I 3 Referendum sul lavoro, promossi da «Rinnovamento e Trasparenza» insieme ad altre persone che hanno poi concorso a formare i comitati, non rappresentano un atto isolato, velleitario e finale ma sono la grossa punta di un iceberg d’impegno sociale maturato nell’ultimo decennio.
D’altra parte la condivisione che ha accompagnato le nostre iniziative è ben certificata dai circa 7.000 SI alle consultazioni referendarie.
La coscienza critica che si è formata tra i lavoratori e le stesse strutture sindacali non aveva bisogno di espulsioni o reazioni scomposte della dirigenza sindacale per capire di essere nel giusto indicando e perseguendo battaglie attraverso strumenti, come Istanze d’Arengo, Leggi d’iniziativa popolare e referendum, sancite anche dalla mozione finale del penultimo Congresso della CSdL.
Il ricorso a questi strumenti era stato infatti riproposto più volte all’interno della CSdL, trovando anche collaborazione ideale nella segreteria, naturalmente non con l’azione diretta ma attraverso un appoggio fattivo e logistico.
Si percepiva chiaramente che per contrastare la deriva reazionaria che con il “governo straordinario” aveva toccato il suo culmine, attraverso l’approvazione della legge n. 131/2005 sulle politiche del lavoro, occorreva intervenire con strumenti che coinvolgessero la cittadinanza.
I diritti dei lavoratori conquistati grazie a decenni di lotte rischiano, oggi come ieri, di essere azzerati per l’azione sconsiderata di una destra politica nascosta dietro i vecchi e polverosi vessilli della ex-sinistra.
L’azione del sindacato, nascosta dietro ad una concertazione sterile, è oggi pressoché allineata alla politica dei partiti di riferimento.
Purtroppo il sindacato subisce l’immobilismo della sua classe dirigente, sempre più attenta a conservare le posizioni di potere raggiunte.
Una analisi approfondita andrebbe estesa alla rappresentanza imprenditoriale sammarinese, sempre più a difesa di una economia legata al differenziale fiscale e alla speculazione edilizia; le esigenze degli imprenditori moderni vengono quindi soffocate da chi non vuole il cambiamento e un rapporto più diretto con l’Europa. (continua...)

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Non abbassare la guardia

di Salvatore Calleri - Presidente Fondazione Antonino Caponnetto

La Fondazione Antonino Caponnetto, in riferimento alla discussione inerente il riciclo del denaro sporco delle organizzazioni mafiose nella Repubblica di San Marino, ritiene che non vada in alcun modo abbassata la guardia. Non bisogna dimenticare infatti che tale problema esiste anche nelle regioni italiane confinanti con San Marino e che controlli sul sistema bancario, da quanto si evince dai giornali, sono in corso. Senza entrare nel merito delle diatribe politiche teniamo a sottolineare che la classe politica sammarinese e delle regioni del centro italia si deve porre il problema ed intervenire per evitare il più possibile l'ingresso di capitali mafiosi. La Fondazione è certa che la classe politica sammarinese è in grado di affrontare in modo risolutivo tale questione. Non bisogna dimenticare inoltre che la Repubblica di San Marino dispone di forze sane e di organi giudiziari e di polizia efficienti e preparati.

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giovedì 15 maggio 2008

Soviet o riforme?

di MarcOne

Direttore, non ne possiamo più di vedere che i nostri politici spinti da generiche motivazioni presentino dei disegni di legge il cui unico scopo è repressivo, di limitare le libertà civili e di ribaltare il concetto di Stato libertario e libero. Questa necessità di creare strutture e sovrastrutture, "autorità" di settore ed uffici che controllano con una burocrazia al limite della demenza. Tutti sperimentano ogni giorno il fatto di dover produrre certificati per avere certificati per fare domande ed avere risposte su argomenti sui quali lo Stato è già in possesso di tutte le informazioni su ogni singolo cittadino. Più in generale sembra di assistere al ritorno di un neo soviet che da una parte di ce di voler promuovere la modernità e le riforme e dall'altro statalizza a piene mani. La recente proposta di legge sull'editoria ne è la prova lampante. Si restringono le libertà del peraltro già basso livello dell'informazione sammarinese, velinara e inquinata, proponendo una serie di strutture e sovrastrutture, di authority, uffici, corporazioni, rilascio di patenti che sinceramente fanno ridere tutti. Un ministro che non capisce la differenza fra informazione e comunicazione, fra libertà di scrivere senza avere una patente ed una coprporazione che finirà, come in Italia, per divenire una casta di servitori obbedienti ai gruppi di potere di turno, limitando l'accesso alla professione. Raschi che scrive su questo Blog ha ragione, occorre abolire il valore legale dei titoli di studio, occorre abolire le corporazioni, gli ordini e riportare tutto ad un livello di libertà ovvero di libere professioni entro le quali il mercato, la qualità ed i cittadini decidono a chi affidarsi senza patenti di serie A o B, senza caste, senza autorità inutili e costose in un territorio così limitato che già deve sobbarcarsi spese correnti oltre il 90% per una macchina pubblica che non solo non funziona, ma non offer alcun servizio di rilevante qualità per i cittadini. Tutti rivendicano il diritto di scrivere su un periodico e nessuno può dare a priori patenti per farlo o per negarlo. Se non infrango alcuna legge perchè non potrei scrivere un mio quotidiano? Perchè dovremmo pagare una autorità che vigili sui giornali e giornalisti quando esistono leggi precise ed un Tribunale cui rivolgersi? Forse perchè i giornalisti non sanno fare il loro mestiere? Ma perchè lo Stato dovrebbe spendere denaro pubblico per vigilare cosa scrivono i giornali? E, come la mettiamo, Direttore, con i Blog, i siti internet e tutti i vari strumenti? Ci sarà una patente rilasciata direttamente dall'autorità?Il "nuovo Soviet", lo Stato di polizia, repressivo e controllore che vorrebbero alcuni, mal si sposa con le istanze crescenti di ammodernamento, con i venti di riforma, di new deal tecnologico e di libertà che in maniera sempre crescente nascono dai cittadini. Se i politici, di governo sopratutto, non riescono a cogliere che occorre fare passi riformatori e dare a questo Stato un nuovo assetto con maggiori libertà e meno regime concessorio del capo di turno, allora significa che il problema è molto grave e che occorre un ricambio della classe politica intera.

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martedì 6 maggio 2008

Quando si deve parlare chiaro

di Alessandro Rossi

Come dico spesso con i miei compagni di Sinistra Unita io sono per i matrimoni d’amore, non sopporto quelli di comodo, ne tanto meno le meschine lotte per accaparrarsi il patrimonio comune quando l’amore è finito.
Non lo nasconde nessuno il matrimonio che ha dato vita al governo del luglio 2006 è in crisi, sfinito dall’assenza di un chiaro unico e rintracciabile disegno di società voluto da tutti gli alleati, logorato ai fianchi dalla opposizione scandalistica della nostra stampa locale (che fa il proprio mestiere! anche se a volte esagera), intaccato dalla debolezza politica di alcuni dei suoi uomini, e bloccato spesso dalle tensioni interne del più grosso partito della coalizione.
Ho apprezzato e apprezzo tutt’ora molte cose di quel grande partito che è il PSD, ma mi deprime il fatto che sembra non sappia o non voglia parlare francamente ne direttamente al suo interno, ne ai suoi alleati, ne tantomeno al paese.
Se aggiungiamo a tutto questo una non sempre utile e spesso presunta inflessibilità di qualche altro alleato, è una forte disorganizzazione politica di altri alleati, il dado è tratto e hanno gioco facile le cassandre di una debole opposizione che battono il tam tam di un governo incapace e fermo.
Se è vero che nessuno – per diversi motivi- nasconde la “latente crisi” è altrettanto vero che nessuno ha la capacità fare quel il cambio di passo o quel liberatorio passo di cambio che qualche abile regista sta cercando di fare maturare, giocando abilmente sulle spigolosità di alcuni membri della nostra maggioranza.
Serve dirci tutta la verità? Serve sviscerare pubblicamente le differenze e le debolezze di questa maggioranza? Non credo, quello che serve è essere tutti convinti che questa maggioranza può cambiare in positivo il volto al paese, al di la delle singole persone ma lo deve fare agendo sul filo delle cose possibili ed accettabili da tutti i suoi componenti.
Se noi di Sinistra Unita fossimo degli abili e scaltri politici non diremmo no all’ingresso degli euro popolari, o di chiunque altro ,se guardassimo solo al potere faremmo i nostri semplici appunti alla legge omnibus e la sosterremmo senza problemi.
Lo potremo anche fare solo per sacrificare tutto al destino di un progetto politico, ma non è questa la politica che ci piace, a noi piace la politica della franchezza, dello scontro sulle idee per migliorare il nostro paese, non ci piace analizzare una legge omnicomprensiva senza che vengano spiegati tutti i retro pensieri del suo contenuto, la politica è contaminazione e potremmo anche convincerci che ci vuole subito un casinò,o che la gestione dei giochi deve ritornare privata …. Ma ci devono convincere, non forzare!
Eppure non sarebbe difficile fare contenti i nostri concittadini e dare la sensazione chiara di un cambiamento, basterebbe iniziare da subito quei progetti condivisi da tutti ,come allargare il parcheggio dell’ospedale, realizzare quella struttura per l’infanzia tanto attesa le nuove viabilità, puntare ad una Repubblica ad emissioni zero, convogliare la forza produttiva dei nostri immobiliaristi in progetti di ristrutturazione e riqualificazione, partire con la costruzione del Parco Scientifico e Tecnologico, -progetti in parte contenute nel progetto omnibus - basterebbe poco, parliamoci chiaramente guardandoci in faccia e lavoriamo tutti per il cambio di passo.
Le debolezze della maggioranza si superano solo se si crede in questa maggioranza, e se si assumono tutte le responsabilità che stare in essa comporta, in poche parole simboliche se rinasce l’amore nel matrimonio … aspettare un amante potente e bello che ci faccia credere che con lui governare sia più facile, è solo certificare che questa maggioranza non riesce o non vuole governare da sola e a quel punto sarebbe più seria una separazione consensuale e andare ognuno per la propria strada.

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Il tempo delle scelte

di Alessandro Mancini
Consigliere del Partito dei Socialisti e dei Democratici

Ho letto, nei giorni scorsi, diverse prese di posizione sull’applicabilità o meno del piano di sviluppo del comparto turistico e commerciale elaborato dalla Società McKinsey, soprattutto di forze politiche, fra le quali Alleanza Popolare e Sinistra Unita, ma anche di altre entità sociali, come l’Associazione Micologica , che condanna senza appello la McKinsey, accusandola di voler “desertificare” il territorio per far posto ai centri commerciali. C’è chi afferma che il piano prevede una “montecarlizzazione” non consona alla nostra storia alle nostre tradizioni di libertà ed alla nostra identità: insomma si è avviato un dibattito vivace, com’era d’altra parte auspicabile in un contesto pluralista e democratico quale vuole e deve essere il nostro Paese.

E allora mi permetto anch’io, come cittadino come imprenditore e come politico, di esprimere alcune considerazioni sugli scenari futuri che interesseranno la nostra realtà, a prescindere dalle ricette che la nota Società ha proposto.

In primo luogo credo di poter affermare che siamo tutti d’accordo sui cambiamenti epocali che avvengono intorno a noi e che ci coinvolgono, forse nostro malgrado, e dunque sulla necessità di agire di conseguenza, per garantire quel benessere al quale siamo abituati da tempo e che ci deve comunque appartenere, come Paese avanzato ed inserito nel contesto internazionale.
Sono altresì convinto, e per questo basta guardare gli altri Paesi ad economia avanzata, che per produrre ricchezza non vi è nulla da inventare e, in ogni settore che è deputato a produrla, sia esso quello finanziario, industriale, commerciale o turistico, vigono ben precise leggi di mercato che recitano: “ se fai così vai avanti, altrimenti sei fuori.” Ebbene: noi stiamo da tempo andando…fuori ed anche questa è una realtà incontrovertibile. Ce lo dicono gli operatori del turismo che lamentano un calo ed una dequalificazione costanti dei flussi di un’industria che, in passato, ha toccato vette rilevanti per l’economia sammarinese. Ce lo confermano le lamentele dei commercianti, le difficoltà degli industriali nel rapportarsi con la concorrenza globale, ce lo dicono i problemi che troviamo quotidianamente nell’assestare il “sistema San Marino”, nel compatibilizzare con le norme esterne il nostro settore finanziario.

Il piano McKinsey che, è bene ricordarlo, è stato commissionato dal Governo, non può prescindere da quelle regole del mercato globale di cui parlavo prima e, con lucida precisione, forse anche un po’ spietata rispetto a molte convinzioni radicate e inamovibili, indica una strada, fatta di innovazione, di investimenti e relativi ritorni economici che, se percorsa, porta, con un certo rigore scientifico e con una realistica tabella temporale, il nostro Paese a riacquistare un ruolo di primo piano nel turismo, a consolidare il comparto commerciale, rendendolo forte anche rispetto alle realtà limitrofe ed a migliorare di conseguenza il livello di produzione della ricchezza, indispensabile ai nostri cittadini per conservare e migliorare il proprio tenore di vita.
Di fronte a questa prospettiva, ma anche a quella di una vera e propria recessione, soprattutto se continuiamo a parlarci addosso, intendo esprimere innanzitutto una linea che definirei di filosofia politica. Non entro quindi nel merito della realizzabilità o meno del progetto McKinsey o del fatto che esso possa essere opportunamente adattato alla nostra realtà, come è logico: dico solo che le verità assolute non esistono, quando è in gioco il futuro e se si vuole veramente fare il bene di questo nostro Paese.

E, così, non mi sento di rigettare a priori nessuna delle proposte contenute nel progetto e che hanno l’unico obiettivo di creare ragguardevoli attrattive turistiche che, se ben strutturate, portano un indotto in termini di occupazione, di gettito fiscale, di intrattenimento, di infrastrutture, di eventi e di incentivazione del turismo congressuale di grande portata.

Certo, San Marino deve crescere di pari passo con i servizi, le infrastrutture, i parcheggi, la sicurezza sociale e via dicendo.

Un tempo, i nostri avi dicevano: “noti a noi, ignoti agli altri”. Oggi il nostro Paese con gli “altri” si deve confrontare a tutti i livelli. Si deve confrontare sul piano delle relazioni internazionali, delle regole del gioco della finanza, della concorrenza in campo industriale, commerciale e turistico.
Il sogno di un Paese chiuso, dove ognuno coltiva il proprio orticello, dove si va a far la spesa al mercato o nella botteguccia dove il benessere piove dal cielo ma non reca disturbo, si infrange contro gli scogli delle aziende che chiudono, dei negozi che abbassano le saracinesche, della crisi che è dietro l’angolo . L’unica via è quella di agire, di decidere perché se si decide si può sbagliare ma, se non si decide, si sbaglia di sicuro.

Tutte le attenzioni e, soprattutto il buon senso dovranno essere posti, non solo per garantire, ma per migliorare la vivibilità del nostro Paese, per gestire il territorio come un bene non riproducibile, per migliorare i servizi di cui i cittadini devono disporre. Occorre tuttavia potenziare anche i servizi dedicati agli ospiti, creare le infrastrutture, migliorare la viabilità, dare validi motivi per venire a San Marino, sia come turisti che come imprenditori o residenti, altrimenti, gli “ospiti” saranno sempre di meno.

Un invito dunque: dibattiamo pure, confrontiamoci, diamo il nostro contributo di idee ma, il non decidere per la paura di cambiare la nostra natura, la nostra tradizione, il nostro stile di vita è un vero e proprio controsenso perché, purtroppo o per fortuna, il mondo è già cambiato e se non avremo il coraggio di adeguarci,tutti quei valori che vogliamo difendere e che sono la nostra vera ricchezza, una ricchezza esportabile, saranno sepolti e travolti dalla realtà che cambia ed evolve intorno a noi.

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lunedì 5 maggio 2008

Abolire il valore legale dei titoli di studio

Leonardo Raschi
Liberal Sammarinesi
liberal@omnimail.sm

Vorrei inserirmi nella querelle sui metodi per fare carriera nella Pubblica Amministrazione ovvero se il titolo di studio debba essere un requisito indispensabile per perseguire tale obiettivo. Premesso che non conosco il caso specifico in questione, quello che non mi torna è un principio che si vuole affermare, vale a dire che senza laurea è impossibile accedere ai massimi incarichi della funzione pubblica.
Per questo mi trovo completamente d’accordo con le tesi della sig.ra Silvia Della Balda illustrate egregiamente su queste pagine qualche giorno fa. Del resto quello di prendere le distanze dal valore assoluto di un titolo di studio è un modo di pensare che si sta affermando sempre di più laddove esiste la regola del riconoscimento giuridico di questi titoli. Anche in Italia sono sempre più coloro che ritengono il valore legale dei titoli di studio come un fatto anacronistico.

Questo non solo perché la formazione che offrono le Università italiane (per non parlare dei Licei) lascia sempre più a desiderare a fronte di uno scadimento ed un appiattimento verso il basso dei livelli di apprendimento che lascia allarmati. Sono sempre più infatti le Aziende che privilegiano il percorso di carriera a ragionieri piuttosto che laureati visto che i primi mostrano una duttilità e una capacità “appresa sul campo” corroborata da una robusta esperienza che il più delle volte fa la differenza.

Già perché l’esperienza, l’impegno ed il talento naturale dove li mettiamo? Oggi noi viviamo in una società del sapere ovvero dove non è più solo la scuola depositaria dello stesso ma lo sono vieppiù i giornali, la televisione per non parlare di internet. Si è calcolato che un laureato se non si aggiorna continuamente in cinque anni perde la metà di quello che ha imparato sui banchi di scuola. Ben vengano quindi carriere anche al di fuori dell’ambito universitario.

Quello che non si può accettare però è il fatto che ogni qualvolta ciò avviene questo debba essere valutato come un atto di clientelismo del politico di turno. Ci può anche essere il clientelismo, ma ci può essere anche un dipendente bravo che merita di fare carriera indipendentemente se questi possieda un titolo di studio o meno. Non si accettano apriorismi in questo campo. Se la Pubblica Amministrazione deve avvicinarsi sempre più a criteri di gestione di un’azienda privata ciò deve avvenire anche per quel che riguarda i percorsi di carriera.

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La fine del tunnel

di Masiello Dott. Pietro
Diciamolo pure a chiare lettere: siamo in piena crisi economica, come ormai sancito anche dal FMI (Fondo Monetario Internazionale)[1]. Secondo le statistiche diffuse dal sopracitato Ente, l’economia mondiale crescerà nel 2009 del 3,7%, ma all’interno di questo dato troviamo che l’Europa crescerà del 1,5%, mentre gli USA dello 0,5-0,6%. Insomma, per il paese a stelle e strisce è quasi crescita zero, ma sempre meglio dell’Italia[2] di cui si dirà più ampiamente alla fine.
Tra le varie cause che hanno alimentato questa crisi, va segnalata soprattutto la crisi dei prestiti (o mutui) subprime negli Stati Uniti.
Cerchiamo di capire cosa è accaduto negli USA facendo un salto indietro di un paio di anni. All’epoca, nel sistema creditizio americano vi era un eccesso di liquidità, tanto che immediatamente le banche hanno attuato una politica dei crediti espansiva. In seguito tale politica (resa possibile anche da una notevole “disattenzione” delle autorità di vigilanza, dall’interessata complicità delle agenzie di rating e dal forte disinteresse degli azionariati proprietari degli istituti) ha portato ad una crescita elefantiaca dei mutui concessi, spesso concedendoli a persone che non fornivano adeguate garanzie di rimborso, vista la loro situazione patrimoniale o lavorativa. Tale pratica viene definita dagli anglosassoni “no verification of income, job status or assets” [3]. Ma oltre a questo, va precisato che spesso i clienti sono stati raggirati dalle banche o dagli intermediari finanziari, sfruttando la bassa alfabetizzazione finanziaria dei clienti, che non percepivano i reali costi dell’operazione ed i rischi correlati.
Ma alla fine quali sono le conseguenze più dirette ed evidenti di questa crisi, di cui le banche si sono rivelate la principale fonte di contagio, e che sta trasmettendo i suoi influssi negativi anche sull’economia europea? Esaminiamone alcuni aspetti:
1) Le banche, pur nella grave crisi di liquidità direttamente derivata dai mancati pagamenti dei mutui da parte dei mutuatari, hanno potuto frazionare il rischio attraverso le cartolarizzazioni[4], in pratica emettendo dei titoli a fronte di crediti divenuti difficilmente esigibili, distribuendo in tal modo il rischio di insolvenza dei crediti tra i prenditori dei titoli, di fatto trasferendo il proprio rischio d’impresa su una platea amplissima di investitori. A seguito della crisi si è scoperto che tali strumenti, divenuti intanto delle passività, non figuravano in bilancio.
2) A ben vedere il conto più pesante di questa crisi è stato pagato dai sottoscrittori dei mutui, in genere appartenenti ai ceti più poveri, spesso minoranze etniche con bassi livelli di istruzione; stime del 2006 parlavano di 2,2 milioni di americani a rischio di pignoramenti. Questo esercito di persone, che sarebbe stato escluso dal credito se si fossero valutati i consueti elementi (garanzie - attività svolta - tassi di interesse), rappresenta una vera sfida economica per il futuro, da risolvere magari attraverso mirate politiche governative atte a favorire la soluzione dei problemi abitativi per i meno abbienti. Oltre a ciò sarebbe auspicabile un miglioramento in favore del cliente delle procedure di concessione dei prestiti, spostando l’indice dal conseguimento di profitti immediati verso le necessità effettive dell’utenza, in particolare proponendo operazioni sostenibili e con adeguati rischi da parte dei clienti. Sarà un caso che il Premio Nobel della Pace è stato assegnato a Muhammad Yunus, il fondatore della banca di microcredito Grameen Bank?
3) Oltre alle previsioni di rallentamento della crescita sopra citate, a testimoniare la crisi in atto, va citato il dato USA di meno 230 mila posti di lavoro in tre mesi. Questo significa una diminuzione dei redditi (quindi meno domanda interna), ma significa anche che la recessione economica è già in atto come ci fa notare Turani[5] “…la perdita di posti di lavoro viene sempre ‘dopo’ l’inizio del rallentamento produttivo, non prima”. Certo le istituzioni economiche (Federal Reserve in testa) non stanno a guardare, ed immettono moneta in circolazione per controbilanciare la scarsa liquidità delle banche in crisi, aiutate anche dai cosiddetti “Fondi Sovrani”, ossia fondi costituiti da grandi investitori internazionali che finanziano massicciamente il paese a stelle e strisce; ma a questo punto risulta legittimo chiedersi che cosa accadrà quando questi Fondi Sovrani troveranno gli investimenti nelle banche USA poco redditizi[6].
4) E l’Italia? Oltre ai dati poco confortanti sulla crescita che si attesta allo 0,3% sia per l’anno in corso che per il prossimo (peggio di noi tra i paesi avanzati fa solo L’Islanda), il debito pubblico è in aumento (al momento si attesta a 1.621,88 miliardi di euro), mentre l’inflazione in Europa è prevista in aumento oltre il 2%.
Basta il quadro sopra riportato a preventivare uno scenario mondiale di crisi? Beh, francamente sono troppe le asimmetrie (le economie asiatiche vanno a gonfie vele), troppi gli elementi variabili (tra i quali citiamo l’andamento dei prezzi delle materie prime, petrolio in primis). Inoltre non possiamo stimare completamente la portata della crisi e la validità dei rimedi messi in campo.
Gli inglesi, che l’economia la conoscono, dicono “Wait and see”[7], e magari la fine del tunnel è più vicina del previsto.

[1] Vedi “La Repubblica”, Finanza e Mercati, del 6 aprile 2008, pag. 26.
[2] Si legga l’articolo di Stefania Tamburello su “Il Corriere della sera” del 10.04.2008, pag. 30.
[3] Vedi Luigi Spaventa su www.lavoce.info: “Il rischio di credito: uscito dalla porta, rientrato dalla finestra”, del 29.08.2007. Traduzione: “Senza nessuna verifica relativa a redditi, condizione lavorativa, e patrimoni posseduti”
[4] Vedi Tito Boeri e Luigi Guiso su www.lavoce.info: “l’eredità di Greenspan”, del 21.08.2007.
[5] Articolo di Giuseppe Turani: “Le locomotive fuori servizio” su “La Repubblica”, 6 aprile 2008 pag. 26.
[6] Vedi articolo di M. Sironi, “Crisi Subprime. si profila una svolta?” pubblicato su “L’Avvenire dei Lavoratori” del 27..03.08
[7] Letteralmente “Aspetta e vedrai”

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San Marino un Paese insicuro?

di Erik Casali
Ormai ogni sera c’è un furto in un bar, o rubano un’auto, o spaccano vetrate o vengono commesse effrazioni nelle case e per ultimo nelle sedi dei partiti. In questi ultimi mi ha detto un amico ridendo, c’è poco da rubare, ma invece c’è poco da ridere. Quella che una volta era l’antica terra della libertà, quel piccolo, tranquillo paradiso, visto soprattutto così dagli occhi di chi veniva a visitarci, pare sia un ricordo. San Marino è impreparata a questa ondata di furti e rapine, ed i Sammarinesi ancor meno pronti e non ne possono più!
Da noi ancora oggi chi ha una bella auto spesso la lascia fuori la notte, così come ci si dimentica di oggetti come occhiali e telefonini sui sedili.
Le finestre delle case non hanno le inferriate, i cancelli spesso restano aperti, in alcuni posti, anzi parecchi, c’è ancora chi lascia le chiavi di casa nelle serratura, a testimonianza di una fiducia e certi di una sicurezza che va rapidamente sparendo.
A questo punto, dopo l’ennesimo furto nel bar Tabarrini, che di notte è illuminato a giorno, avvenuto poco tempo fa mi sono chiesto e credo di non essere solo a fare domande del tipo: quando ne prenderemo almeno uno, di questi ladri di polli?
Quanto ci mettiamo a sgominare la banda dei bar? Possibile che non si riescano a prendere questi ruba-galline? Perché è di questo che si parla, non di malavitosi organizzati, ma di un branco di sbandati che si divertono così, che di notte corrono in auto a tutta birra, sfidando l’impunità e le forze dell’ordine, tornando anche la sera dopo, nello stesso posto dove avevano già rubato.
“Casualmente”, ma non è così, furti, rapine e altro aumentano in proporzione al numero delle persone che entrano ogni giorno in territorio. Casualità? Chi fa i controlli? A quando un censimento della popolazione? A quando un controllo nelle attività, dove gente di ogni razza e provenienza lavora spesso sotto gli occhi di tutti?
A quando una verifica nelle aziende per capire quanti sono in regola e quanti no? Solo sapendo chi abbiamo in casa, potremo tutelare le persone per bene e difenderci da quelle che non lo sono!
La Gendarmeria, la Polizia, e la Guardia di Rocca sono disposte a tollerare ancora per molto questi episodi che fanno perdere fiducia a noi e anche a loro, e che sono un segnale che il peggio deve ancora arrivare?
Quali misure si stanno prendendo? Se sono state già prese, perché non rendere pubbliche quelle che devono servire come deterrente?
Perché non mettere una pattuglia di notte ad ogni confine? Perché non mettere almeno 4 pattuglie in giro sulle strade mentre le altre chiudono i confini? Si sta facendo un lavoro di intelligence, che altro non è che il dialogo continuo tra i 3 corpi e lo scambio di informazioni istantaneo con le autorità italiane locali? A cosa ci serve l’Interpol?
Si è pensato di dare anzitutto tranquillità alle nostre divise, garantendo loro stipendi, contratti di lavoro, gratifiche ed incentivi, togliendosi dalla testa che non possono essere equiparati ad un postino o altro?
Ed infine, i nostri uomini sono stati forniti o sono in arrivo mezzi adeguati oppure pensiamo di inseguire ladri e malfattori con macchine che hanno mezzo milione di chilometri, con le gomme lisce e altro ancora?
Perché non prendere cani poliziotto da usare ai confini? Perché non pretendere che vi siano almeno un certo numero di Gendarmi o altri Agenti residenti con le loro famiglie in ogni Castello, naturalmente con crediti agevolati per la casa e altro ancora?
Cosa aspettiamo? Che San Marino diventi un posto come centinaia di comuni italiani in mano alla malavita? I nostri vecchi ci hanno lasciato un paese pulito, ordinato, in cui un furto era un evento da ricordare, noi riusciremo a ridare ai nostri figli il paese che avevamo ereditato?
E’ il caso di intervenire, senza aspettare di subire quello gia sta toccando ad altri.

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Analisi a 360 gradi sulle politiche energetiche

di Gerardo ing. Giovagnoli
Gruppo politiche energetiche PSD


Appena fuori il nostro confine si può notare la proliferazione di pannelli solari sui tetti delle abitazioni. Sui giornali impazzano pubblicità riguardanti tecnologie per il risparmio energetico, idrico e l’utilizzo delle rinnovabili, indicando un fermento nuovo ma ormai affermato. Non vi pare che San Marino sia rimasto nel passato su tali problematiche? Questo è successo perché non si disponeva di uno strumento normativo di incentivazione o vincolante sui requisiti energetici minimi, per esempio sull’isolamento termico degli edifici, ed era anzi vietato produrre energia da pannelli fotovoltaici e scambiare energia con la rete.
Questo quadro sarà presto messo in archivio: una Legge su questi temi è stata approvata ed entro l’autunno si disporrà di tutti i decreti attuativi necessari.
Cosa significa questo in poche parole? Significa che un qualunque edificio nuovo o in forte ristrutturazione dovrà essere progettato per evitare sprechi dal punto di vista dell’energia occorrente per mantenerlo ad una temperatura confortevole: una casa “media” progettata finora consumava mediamente 15-20 litri di gasolio all’anno per ogni metro quadro da riscaldare; con le nuove disposizioni se ne consumeranno circa la metà, e lo sforzo per ottenere questo è in realtà limitato, è sufficiente studiare meglio la coibentazione dell’edificio e il rendimento degli impianti. Quanto costa tutto ciò? Pochi punti percentuali sul costo di costruzione: un piccolo sforzo economico per ottenere un grande beneficio in termini energetici, quindi ambientali, che poi diventa anche un beneficio economico. Considerando che le tariffe energetiche saranno sempre più alte (vedi il costo del barile di petrolio) ogni intervento fatto oggi, domani varrà molto di più: un investimento energetico che diventa investimento economico.
Le classi energetiche che saranno definite a breve premieranno economicamente il proprietario con incentivi e con una targhetta che certifica la qualità dell’edificio: si innescherà così anche una cultura del risparmio e un mercato che altrove sono già una realtà, andando a favorire ulteriormente la diffusione del concetto di eco-compatibilità domestica.
Ancora più innovative sono le incentivazioni degli impianti solari termici, fotovoltaici, geotermici, di recupero dell’acqua piovana o delle acque grigie, che saranno determinate a breve per decreto: lo stato darà una mano a quei cittadini che vogliono rendersi parzialmente indipendenti per la generazione di calore o energia elettrica. Queste installazioni nel nostro paese si contano su due mani, in Italia dove gli incentivi sono attivi da anni vi è stata una esplosione del mercato e sugli impianti fotovoltaici si contano 1000 nuove installazioni al mese. Finalmente anche da noi i costi, alti, di tali impianti saranno parzialmente coperti da incentivi calibrati e multipli: finanziamenti in conto capitale, prestiti a tasso agevolato, abbattimento della monofase sono alcuni strumenti presi in considerazione.
Tutto questo ha preso avvio da una analisi, il primo Piano Energetico della Repubblica di San Marino, che ha svelato una lunga serie di peculiarità del nostro Stato: totale dipendenza energetica, preponderanza dei consumi industriali su quelli domestici, mancanza di qualità energetica degli edifici, mancato utilizzo delle rinnovabili, consumi e costi di approvvigionamento in costante e cospicuo aumento. Risultanze necessarie per poter valutare le migliori azioni da intraprendere nel nostro paese, evitando errori o false promesse: nei prossimi anni non si potranno raggiungere risultati a due cifre sul risparmio energetico o sulla produzione percentuale da rinnovabili. Si indicano invece obiettivi più modesti ma raggiungibile di produzione da rinnovabili del 4% e di risparmio del 15% entro il 2011; può sembrar poco ma l’elemento importante è l’aver definito un percorso chiaro verso la direzione della eco-compatibilità e della consapevolezza dei costi energetici.
Questo comporterà una vera e propria rivoluzione culturale, che sarà sicuramente condotta dalle nuove generazioni, una rivoluzione resa necessaria da emergenze ambientali ed entro breve economiche. Un cambiamento che deve essere visto come una risorsa, una opportunità per l’innovazione e per l’economia.
Si parla in questi mesi di creare anche in Repubblica un Parco Scientifico Tecnologico, rivolgo allora al Rettore dell’Università ed alle Segreterie di Stato competenti una provocazione: perché non invitare le aziende e gli attori più importanti su questo mercato? Perché non rendere riconoscibile San Marino per l’innovazione e l’impegno delle sue aziende su questi temi? Sarebbe inoltre un ottimo veicolo di sviluppo delle professionalità che i giovani sammarinesi stanno sempre più acquisendo: conosco tanti giovani studenti di ingegneria, matematica, o di materie scientifiche in generale, che troverebbero collocazione immediata in un progetto del genere; si dice spesso che i nostri giovani più preparati stentano a trovare le mansioni per le quali hanno studiato: direi che un Parco Scientifico e Tecnologico con vocazione “verde” possa rappresentare una risposta a queste necessità ed uno strumento per cogliere le opportunità che in futuro molto prossimo saranno offerte a chi si occupa di energie rinnovabili e risparmio energetico e soprattutto a chi si occupa di innovazione su queste tematiche.

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Centrale Bio

di Augusto Gasperoni - Sinistra Unita

Vorrei parlare della vicenda Centrale del Latte, focalizzando l’attenzione sull’importanza di valorizzare la nostra piccola ma fondamentale filiera agricola.
Molti studi universitari in tutto il mondo hanno dimostrato che la produzione agricola convenzionale o industriale genera molteplici problemi, fra i quali: l’enorme diminuzione della qualità del prodotto, l’impatto negativo sull’ambiente in tutto il suo ciclo, partendo dall’utilizzo di fertilizzanti o diserbanti chimici i quali oltre a rendere i terreni artificiali, creano un danno all’ambiente, fino ad arrivare agli enormi costi per il trasporto e per i contenitori, quando il più delle volte superano il costo del prodotto, senza dimenticare che tutto questo partecipa considerevolmente all’emissione di CO2 nell’atmosfera ed ad incrementare il buco nell’ozono, senza trascurare il minimo guadagno per coloro che dedicano il lavoro vero, gli agricoltori.
In questi ultimi dieci anni in tutto il mondo ed anche nella vicina Italia, sono nate molte aziende a produzione biologica, aziende agricole a circuito chiuso, nel senso che non utilizzano fertilizzanti chimici, ma quelli naturali prodotti dai loro animali, aziende che producono loro stesse i foraggi per gli animali garantendo una alimentazione sana al bestiame.
Oltre a tutto questo, stanno nascendo punti vendita diretti fra produttori e consumatori, e ristoranti che utilizzano solo prodotti locali, i così detti ristoranti a CO2=0, in questo modo non solo si mangiamo prodotti più sani, ma salvaguardiamo l’ambiente e diminuiamo l’emissione di gas serra, in quanto la merce deve fare pochissima strada. Certamente gli economisti in larga scala non condividono questi progetti, ma credo che il futuro se si vuole vivere e mangiare sano, dovrà essere questo, dobbiamo ridare alla natura ma anche all’uomo i suoi tempi naturali, perché solo in questo modo potremo garantire un futuro a noi stessi ed alle future generazioni.
Ecco perché noi come SU abbiamo sempre creduto in un progetto diverso per la cessione della centrale del latte, dove siano coinvolti i produttori, tutti gli operatori del settore interessati, i soggetti della distribuzione sammarinese disponibili, ed anche altri soggetti ma tutti sammarinesi, per realizzare un progetto a filiera corta che garantisca la qualità del prodotto, immerso completamente nella nostra realtà agricola.
Certo, lo stesso principio lo riteniamo utile anche per gli altri settori agricoli, per cercare di risollevare tutto il comparto, perché si ritrovi l’interesse a svolgere questo mestiere, ed invertire la tendenza che si è avuta in questi ultimi decenni, dove si è privilegiato la speculazione, chiudendo stalle o attività agricole, con la scusa che facevano cattivo odore.
Una produzione agricola biologica tutta sammarinese, potrebbe essere fondamentale anche per la nostra ristorazione, in quanto oltre la tipicità potrebbero vantarsi anche di utilizzare prodotti locali, e sarebbe un ottimo richiamo per tutto il settore turistico.
Il progetto industriale, che fortunatamente per diverse ragioni al momento è stato bloccato, ha tutte altre finalità, con il grande rischio di far morire del tutto il settore, di perdere definitivamente la tipicità dei nostri prodotti lattieri caseari, prevedendo volumi di lavoro 20 volte gli attuali con conseguenze enormi sulla circolazione stradale ed il rischio di creare ulteriori turbolenze nell’interscambio.
Non è possibile giustificare questo progetto industriale solo perché si devono mantenere tutti i dipendenti, quando sappiamo benissimo che essendo anche questa un’azienda pubblica, come tutta la Pubblica Amministrazione è stata gestita in modo più funzionale ai partiti che alle esigenze aziendali, ma forse qualcuno con queste scuse vuole giustificare i soliti affari per qualcuno a discapito della collettività.

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...e i poli dove sono?

di Paolo Forcellini - Direttore …Ambiente

Tutti ormai ce ne siamo accorti, sammarinesi, residenti, forse anche le numerose badanti salite fin quassù per gestire i nostri “vecchi”, che San Marino sta vivendo un periodo politico a dir poco avvilente. Un periodo che si sperava finito dopo le ultime elezioni, dopo anni di ingovernabilità dovuta più alle bizze e alle bramosie di qualche “attore” che non a veri e serie divergenze politiche o ideologiche fra le parti. E proprio le ideologie sono oggi sotto accusa. Quelle ideologie che hanno contraddistinto partiti e personaggi storici della nostra politica, di un’epoca ormai passata, che hanno infervorato i cuori e amalgamato famiglie, ma che oggi servono purtroppo solo come paravento per giustificare ipocritamente l’attaccamento al potere di qualcuno o per poter accaparrare qualche voto in più degli ultimi nostalgici ormai anagraficamente in via d’estinzione. Eppure l’Italia dovrebbe insegnare, e alle ultime elezioni se ne è avuta la conferma , che vecchi ed obsoleti partiti , ormai sulla scena politica da un cinquantennio si sono disintegrati, i vecchi simboli ormai scomparsi, come in “ pensione” gli elettori hanno mandato i vecchi ed inamovibili marpioni che sempre hanno spadroneggiato nelle stanze dei bottoni. Una lezione che San Marino dovrebbe recepire e subito mettere in pratica. I piccoli partiti, i frustali della politica, si stanno accasando vista la loro inutilità e impotenza a poter imporre i propri programmi, chi coalizzandosi per far raccogliere i benefici formando un gruppo parlamentare, chi riallacciandosi al cordone ombelicale da cui si erano staccati. Molti ora si aspettano ora le “mosse”dei partiti tradizionali, più radicati nel nostro territorio, ancora titubanti sulla strada da intraprendere, sperando di vederli abbandonare i vecchi simboli e le stantie ideologie , ormai fritte e rifritte, per intraprendere nuove vie, attivare nuove strategie e finalmente scegliere con chi allearsi, per adeguarsi alla nuova legge elettorale. Sperando poi di vederli presentarsi all'elettorato con nuovi look , sì da dar vita finalmente a quei poli previsti , possibilmente uno di destra ed uno di sinistra, se preferite di centrosinistra e di centrodestra , che diano agli elettori la sicurezza e la tranquillità di aver fatto la scelta voluta , e non vedere il proprio voto tradito da meri calcoli di opportunismo politico. Ma purtroppo vedendole le grandi manovre di questi ultimi tempi , tale bipolarismo sembra ancora lontano…troppo lontano . Ancora c’è chi tenta di mischiare le carte. Chi presi i voti da destra vorrebbe andare a sinistra e viceversa, chi avutoli dai centristi guarda ora da una parte ora dall’altra. Insomma tutto come prima , anzi peggio di prima. Solo che i sammarinesi questa volta prima di apporre la propria croce su una scheda vogliono vederci chiaro! Basta con i giochetti, quelli ormai appartengono al passato!

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venerdì 2 maggio 2008

Meritocrazia o titolocrazia?

Silvia Della Balda (dipendente settore privato)

Alcuni giorni fa è stato dato ampio spazio dalla stampa locale a una polemica nata per la promozione a dirigente di un dipendente pubblico senza laurea, livello retributivo raggiungibile per titolo di studio.
Personalmente, al di là del caso specifico che non conosco, mi auguro che l’episodio apra una riflessione sulla carriera nella Pubblica Amministrazione e un ripensamento del sistema.
L’ingresso nella PA è visto come il raggiungimento di un obiettivo che non ha altri fini se non uno stipendio alto e assicurato, indipendentemente da come e quanto si produce, e un orario di lavoro che garantisce 2 soli pomeriggi di impegno, contro i 5 degli altri lavoratori.
Eppure la Pubblica Amministrazione è la più grande azienda del Paese, assorbe oltre il 90% della spesa pubblica: non dovrebbe essere, anche solo per quanto ci costa, simbolo di eccellenza e funzionalità nei servizi che è tenuta ad offrire ai cittadini e alle imprese? E come può farlo se la scelta dei dirigenti non è libera? Se ai dipendenti non viene concesso di lavorare per dimostrare quanto valgono e poter fare carriera, indipendentemente dal titolo di studio?
Conosco pubblici dipendenti validi ed esperti, che portano avanti alcuni uffici facendo anche quanto non fa il proprio dirigente, magari hanno ricoperto anche quel posto in vacanza di titolarità, ma non lo hanno potuto mantenere per mancanza del titolo di studio.
Credo che lavorare nella PA debba cominciare ad assumere un concetto diverso, debba poter significare l’inizio di un cammino di crescita e valorizzazione professionale che possa portare anche a promozioni.
Sinceramente mi scandalizza più la nomina a dirigente di un giovane, magari anche senza esperienza in materia o nella specifica mansione/funzione, basata sul solo titolo di studio, piuttosto che la nomina a dirigente di un dipendente già in ruolo, con doti, capacità e meriti personali provati e riconosciuti nell’espletamento del proprio lavoro.
Il sistema deve cambiare. La selettività, anche nella Pubblica Amministrazione, non può essere vista con sospetto, ma come opportunità di crescita professionale.
Si intende che do per scontata la maturità della nostra classe politica e il senso dello Stato di cui dovrebbe essere permeata.

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