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lunedì 26 maggio 2008

Vicenda Ritrovo conclusa nel peggiore dei modi

di Gastone Pasolini, membro di Sinistra Unita, socio del Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle

È stata posta la parola fine all’intricata pratica/convenzione Ecc.ma Camera – Fondazione Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle. La vicenda è stata risolta nella peggiore delle ipotesi possibili. Il giorno mercoledì 14 maggio 2008 il Governo ha presentato in Consiglio Grande e Generale la nuova proposta di convenzione per la risoluzione del decennale garbuglio. È stato un atto coraggioso perché i vari governi succedutesi negli ultimi nove anni hanno sistematicamente e deliberatamente tralasciato la questione, lasciandola incancrenire. Peccato che non si sia avuto il coraggio di andare fino in fondo, come la premessa politica faceva sperare.
Ma proviamo ad analizzare due aspetti della soluzione trovata (la quale nel Paese è fortemente criticata). Per rispondere alla richiesta di cambiamento che gli elettori hanno espresso col voto del 6 giugno 2006, il Governo aveva assunto l’impegno per una gestione nuova e diversa dal passato della cosa pubblica. A dimostrazione di ciò, riporto quanto scritto nella premessa politica del programma: il metodo) all’impegno programmatico si accompagna la forte volontà di attuare un metodo impostato su legalità, moralità, trasparenza e partecipazione. Sarebbe interessante conoscere la motivazione politica che ha suggerito la soluzione adottata nella vicenda in questione, la quale non rispecchia la volontà espressa nel programma di governo ma che anzi addirittura la rinnega.
È difficile capire o accettare che si sia fatta una nuova proposta economica senza tener conto di un dato fondamentale – che a mio avviso fu, fino al 14 maggio 2008, il fattore che determinò l’indifferenza dei vari governi a questa vicenda. Il dato è il seguente: la Fondazione fatturò tramite i suoi tecnici il costo dell’opera per un totale pari a 2.805.972 euro. Il governo nel febbraio 2004 incaricò i vari organismi dello Stato (Finanza Pubblica, Avv.ra dello Stato, Ufficio Progettazione, A.A.S.P.) di verificare quel dato. La stima del costo di costruzione dell’opera effettuata dagli organismi incaricati ammonta a 2.009.000 euro. Di fronte a queste due cifre fortemente diverse tra loro (la differenza è di quasi 800.000 euro) sarebbe interessante sapere da questa maggioranza se ha operato nello spirito del metodo sottoscritto non più tardi di sei mesi fa.
Con quale motivazione il governo non si è sentito in obbligo di andare fino in fondo sulla differenza delle due cifre, per verificare se dovute a errori di trascrizione o di conteggi? È evidente che l’impegno ad applicare un metodo nuovo, nella trasparenza, nella moralità e legalità non è stato rispettato. Qual è il motivo?
Altra considerazione politica: non si spiega l’assordante silenzio di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, nel dibattito sulla nuova convenzione; nessuno si è sentito in obbligo di chiedere perché la prima convenzione non avesse completato il percorso istituzionale. Vi erano dei promotori, ma nessuno ha chiesto il perché di quelle cifre così pesantemente diverse. Posso capire il silenzio di due forze politiche che all’epoca erano promotrici, assieme ai rappresentanti della Fondazione. Ma non capisco e non posso in nessun modo accettare il silenzio dei rappresentanti di Sinistra Unita e di Alleanza Popolare, uniche due forze non coinvolte in quella vicenda lacunosa e incompleta. Sinistra Unita, la quale fino a quel momento era stata l’unica forza politica che si era battuta per una soluzione più equa, meno penalizzante per il Ritrovo. I cittadini, ma anche un consistente gruppo di soci della Fondazione, si chiedono perché non si sia fatta una verifica per tentare di far luce su quegli aspetti discordanti, per togliere ai soci e ai cittadini di Serravalle ogni dubbio sul corretto operato per la ricostruzione della struttura e sul rispetto di quanto era trascritto nella convenzione madre; mi riferisco in particolar modo all’art. 6, che sanciva che il piano sottostante al piano stradale era di esclusiva proprietà della Fondazione e che la stessa non era tenuta a nessun costo dell’opera.
A chi vuole addebitare responsabilità a Sinistra Unita rispondo che se di responsabilità si deve parlare credo che questi debbano ricercarle nei loro stessi partiti, che all’epoca erano forza di governo (PDCS e PSS); potrebbero chiedere a questi perché non venne completato l’iter istituzionale della pratica, causa di tutti i disastri.
Per essere precisi, non abbiamo chiesto, come affermato dal Consigliere Giannoni, di volere due negozi in più. Noi chiedevamo che il piano assegnato alla Fondazione rimanesse tale, cioè di sua esclusiva proprietà, e che non se ne cedesse una parte ad un soggetto finanziario privato, con attività in contrasto col dettame dello Statuto della Fondazione che afferma non essere a scopo di lucro.

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