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lunedì 30 novembre 2009

Fine della Repubblica di San Marino?


Di Roberto Tamagnini – Sinistra Unita

Il Santo Marino è un’icona per tutti i sammarinesi, sia come figura religiosa, sia come figura mitica che comunque, per me laico, rappresenta pur sempre un momento d’inizio di sovranità, perpetuata fino ad oggi. Chissà cosa ne penserebbero dei nostri attuali, tremebondi governanti, i rudi guerrieri medievali che accorrevano a difendere la Libera Terra al suono ad martellum del campanone?
Oppure i dignitosi personaggi del 1739 che si fecero mettere a sacco la casa dalla soldataglia del Cardinal Alberoni, pur di non rinnegare la libertà?
O anche i coraggiosi che nel 1849 circondati da 7.000 Austriaci in armi, perpetuarono la libertà, pur dando scampo a Garibaldi?
O i generosi che, con le SS naziste in casa, ospitarono 100.000 profughi, difendendo comunque, nella seconda Guerra Mondiale, la neutralità e libertà del Paese?


Adesso invece si firmano accordi con l’Italia disastrosi per San Marino; all’articolo 3 si dice: “...accertamenti ispettivi congiunti o diretti...” non c’è limite quindi per la Banca d’Italia e la Guardia di Finanza per il controllo su tutto il settore bancario, finanziario e assicurativo dell’intero Paese e non c’è l’irretroattività del controllo medesimo.

Potremo espanderci nell’area Euro, solo se graziosamente vorrà la Banca d’Italia.
Alla fine allora, sembra che siamo senza speranza di mantenimento del nostro benessere e di sviluppo; mancano ancora gli accordi sulle doppie imposizioni, sulla non retroattività dei controlli, sull’esterovestizione delle imprese, per cui bisognerà cercare di mandare a casa i nostri governanti e ricorrere a novene al nostro austero Santo, affinché ci preservi, alle quali aggiungo il mio pensiero laico di gratitudine, ma anche di indignazione per come vanno le cose.

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venerdì 27 novembre 2009

La Capitolazione della più antica repubblica del mondo


Di Amilcare Barca

La firma che è stata apposta in calce all'articolato dell'accordo di collaborazione finanziaria, dichiara senza mezzi termini, la resa unilaterale della Repubblica di San Marino.Il testo, tenuto segreto fino all'ultimo, non lascia adito ad alcun dubbio. San Marino perde la sua entità statuale. Lo aveva preannunciato un articolo giornalistico della settimana scorsa apparso su "Milano Finanza" del resto molto eloquente: San Marino se si voleva salvare doveva recepire nel suo ordinamento la disciplina bancaria e finanziaria come quella che si ricava dai testi unici italiani. Di fatto l'articolato dell'accordo prevede fra l'altro "lo svolgimento di accertamenti ispettivi congiunti o diretti". Significa che la Banca d'Italia potrà controllare le banche sammarinesi a suo piacimento.

Il passato lassismo normativo e dei controlli da parte sammarinese, compresa la scarsa fiducia riposta nei nostri governanti non poteva che farci arrivare a questo punto.
Non si trattava del dilemma del prigioniero e sulle possibilità di scelta che San Marino poteva avere, c'era solo una possibilità ed era questa. Il governo l'ha presa ed ora siamo diventati un protettorato italiano a tutti gli effetti.
Non passa inosservata inoltre la scarsa rilevanza politica data alla firma da parte italiana, nonostante l'aiuto dei componenti della commissione parlamentare affari esteri, dimostrata da un comunicato stampa del Ministero dell'Economia che suona come un epitaffio: "l'accordo riguarda solo la vigilanza bancaria e serve per incrementare la trasparenza del sistema bancario di San Marino." Quindi non cambia nulla, nessun vantaggio competitivo per l'economia sammarinese, manca ancora l'accordo sulle doppie imposizioni e soprattutto rimane irrisolto il problema dell'esterovestizione. Sembra di vedere un gatto che gioca col topolino.
Quello che però stupisce di più sono le parole dell'ambasciatore che ha avuto modo di dichiarare che "San Marino ha veramente amici sinceri in Italia e nei momenti piu' difficili lo hanno dimostrato". Caro Ambasciatore, se questi sono gli amici, non c'è bisogno del loro aiuto, siamo già abbastanza bravi a farci del male da soli

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giovedì 26 novembre 2009

Pari opportunità: le donne votino le donne

Di Francesca Piergiovanni

Proprio ieri sui i giornali, ho letto la notizia dell’approvazione degli odg su aborto e disabilità.
Certamente battaglie condivisibili.
Ma, con grande senso di impotenza devo constatare che ancora una volta a parlare per le donne e a decidere per le donne, sia un Consiglio formato al 90% da uomini. Le donne costituiscono la metà della popolazione, ma non sono sufficientemente rappresentate in molti ambiti, e a disporre, e a pensare, e a sentenziare sono sempre principalmente gli uomini.
Per questo, in occasione delle prossime elezioni in Città, chiedo alle donne di votare le donne, perché abbiano una voce che le rappresenta, perché lo sguardo femminile sul mondo, la visione materna della città che ci accoglie, solleciti sentimenti di solidarietà e non di prevaricazione.

Solidarietà che abbiamo potuto saggiare sabato, in occasione della premiazione del primo concorso letterario femminile organizzato a San Marino. Donne sammarinesi provenienti da diversi ambiti culturali ed artistici, spontaneamente e con reciproco sostegno, hanno collaborato alle realizzazione di un evento che ha portato le scrittici partecipanti e le loro famiglie, provenienti da ogni angolo di Italia, a visitare il nostro centro storico in una fredda giornata di novembre col meraviglioso spettacolo della nebbia dall’alto.
Nell’auspicare che iniziative del genere trovino in futuro un concreto sostegno delle istituzioni affinché possano moltiplicarsi e accrescersi, colgo l’occasione per ringraziare i ragazzi del Rugby Club San Marino che ci hanno aiutato a portare un’artista affetta da sclerosi multipla (patologia che colpisce principalmente le donne) al primo piano del centro sociale di Dogana che, per vergognosa mancanza, non è dotato di alcun dispositivo che consenta ai disabili di accedere.

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Italianizzazione


Di MarcOne

Nelle piccole cose di tutti i giorni siamo costretti a subire procedure, modalità, metodi, usi e costumi che non sono i nostri, ma ci vengono semplicemente imposti dall'arroganza di chi si crede più evoluto. L'IVA è meglio della monofase secondo gli espertoni italiani e nostrani, senza conoscerne la filosofia diametralmente opposta: ogni giorno che facciamo un acquisto in italia paghiamo l'IVA che potremmo anche non pagare; le nostre aziende vendono/acquistano con l'IVA; le nostre aziende sono costrette ad avere un rappresentante in Italia per poter operare e perciò sono perseguitate dalla Finanza. Perfino se vogliamo allacciare il telefono vogliono un codice fiscale e ci emettono la fattura con IVA, le bollette e servizi della Telecom, Vodaphone, TRE sono con IVA e noi paghiamo senza motivo.

Il Codice Fiscale ci viene richiesto ovunque anche dentro il nostro territorio da compagnie italiane che operano in totale disprezzo delle normative sammarinesi e vogliono da noi un codice fiscale che non ha motivo di esistere. Così è per la partita iva, l'INPS ecc. La citazione della normativa sulla Privacy è sempre quella relativa al decreto italiano che non ha alcun valore a San Marino nè può tutelare in alcun modo. E così ci sentiamo dire: " mi dispiace ma serve il codice fiscale...Mi dispiace ma non posso fare nulla senza questo o senza quello". Le banche sono assolutamente infestate di tali procedure inutili e prone di fronte alla italianizzazione: procedure di manleva, firma di assunzione di responsabilità, vogliamo sapere dall'Italia se il soggetto è affidabile... Ma cosa diavolo volete da noi?Questa si chiama ingerenza nella sovranità, sono una serie di attività socio-culturali-pratiche messe in campo dall'Italia per piegare San Marino verso una italianizzazione che evidentemente deve partire dalle piccole cose, dal quotidiano affinchè tutto non solo sembri uguale, ma lo sia effettivamente e non ci siano distinzioni e differenze. L'altro giorno un comico ai microfoni di RTV ha fatto una battuta di basso profilo: " ma che Repubblica! San Marino è in provincia della Romagna". Vogliono omologarci in tutto. Ma noi siamo dei bambocci e ci piace farci irretire dalle patacate più clamorose e così anche il gergo giornalistico e quello politico assorbono lo slang italiano improprio e contro ogni nostra tradizione, nasce così l'autority, il collegio dei garanti della costituzionalità delle norme, la finanziaria, il parlamento, il ministero, le commissioni, il bipolarismo, fannulloni, evasione fiscale e chi si ricorda altro lo aggiunga pure. "I professionisti dell'antimafia" sono già nei nostri palazzi a raccontarci fantasiose storielle che il mese dopo evaporano come l'etere e poichè non riescono a risolvere i loro enormi storici problemi vengono a San Marino per insegnarci come si deve fare per rimanere impantanati per sempre nelle logiche del ricatto e del pentito ad orologeria, a richiesta, che canta quando è necessario e che si ricorda di aver incontrato Berlusconi o Prodi secondo chi è al governo.Pochi giorni il quotidiano MF esortava San Marino ad adottare le leggi italiane in materia finanziaria. L'Italia notoriamente non può insegnare nulla a nessuno in materia finanziaria e fiscale: il paese con il più elevato debito pubblico dell'occidente, con la tassazione che soffoca l'economia, la giustizia ingiusta e l'informazione oligopolistica RAISET, paese in cui mafia, camorra, ‘ndragheta spadroneggiano a tutto campo cosa vorrebbe insegnare a noi poveri montanari?Si dice che negli accordi parafati con l'Italia vi siano clausole addirittura peggiori di quanto si possa immaginare, senza alcun principio di reciprocità e dove subiamo ancor di più l'ingerenza italiana nei nostri affari di cittadini di uno Stato che grazie a questa maggioranza, ha deciso di non essere più sovrano, ma divenire un protettorato, svendendo ogni prerogativa all'Italia. I Reggenti si dice che non saranno ricevuti se non in forma privata e informale dal Premier Berlusconi. Ancora una ulteriore umiliazione contro un microstato che rappresenta una vera essenza delle differenze sul pianeta e che fondato da una comunità di fuggiaschi perseguitati, rischia di ricominciare da capo la sua storia. A Cipro in questi giorni i Piccoli Stati si sono fatti sentire, tutti denunciano un forte attacco dei paesi più grandi nei loro confronti, come se dipendesse dai Piccoli ogni problema che invece hanno causato i grandi con la crisi finanziaria globale e che i Piccoli subiscono ancora e maggiormente. Sembra, appare evidente ai più, che avere uno Stato snello e funzionante con leggi chiare ed essere benestanti sia diventato un problema di cui vergognarsi di fronte alla comunità internazionale. E invece, cari politici sammarinesi che avete le fette di prosciutto sugli occhi, è l'esatto contrario. Occorre andare a testa alta ed essere fieri di ciò che abbiamo fatto, nonostante siamo circondati da un popolo ottuso e retrogrado che si ostina ad alzare la voce con i deboli e sproloquiare senza poter dare buoni esempi di alcun tipo.Oggi ci sarà la firma di un accordo che comporterà gravi danni per noi e le generazioni future, San Marino rischia di scomparire, un accordo la cui firma è già di per sè un inizio negativo: il fatto che sia un ambasciatore a firmare la dice proprio lunga sul fatto che il governo italiano non abbia alcuna voglia di sottoscrivere autorevolmente un siffatto testo che eventualmente fra 3 mesi potrebbe anche essere stracciato e denunciato davanti alle corti internazionali poichè non ha alcun valore, in quanto, oltre ai già citati vulnus è stato firmato poichè San Marino è stato costretto a farlo: sotto ricatto della politica, dei Media, degli arresti sul suolo italiano di cittadini sammarinesi, delle pressioni di Polizia, Magistratura, con la Finanza ai confini, le spie dentro il palazzo e le microspie nelle sedi istituzionali e non solo, senza poter trattare alcunchè.

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mercoledì 25 novembre 2009

Elogio della recessione

di Pietro Solferini

Carissimo Direttore,
Vorrei profittare del suo blog per segnalare ai suoi lettori un interessantissimo ed illuminante libello che sta circolando nella librerie in questo periodo dal titolo "Elogio della recessione" (sottotitolo manuale di sopravvivenza al tempo della crisi) di tale Anonimo Lombardo, ed. Time Book, Milano.
questo un breve sunto:La crisi è inevitabile. Abbiamo prodotto troppo, e le vetrine sono stracolme di merci invendute e invendibili. Il loro prezzo è magari alquanto basso, poiché per economizzare siamo andati a produrle nei paesi “a basso costo di mano d’opera”. Ma così facendo abbiamo creato disoccupazione in casa nostra, e il potere d’acquisto del consumatore italiano si è ridotto.

Il potere politico sta facendo i tripli salti mortali (incentivi, credito facile, inviti all’innovazione) per tentare di rianimare la produzione e i consumi, ma la verità rimane quella: abbiamo prodotto troppo, bisogna fermarsi, svuotare le vetrine, tornare a una produzione che risponda ai bisogni della gente, e non che la seduca con capricciosi ed inutili gadget secondo la logica del consumismo sprecone e spendereccio. Il fermarsi, il fare un “passo indietro” nella produzione e nei consumi, è quello che oggi viene chiamato “recessione”.


Per il sistema in cui viviamo la recessione è un mostro che incombe minacciosamente e che va combattuto con tutti i mezzi; in questo libretto non solo se ne dimostra l’inevitabilità (come logica conseguenza dell’inevitabile crisi), ma la si interpreta anche come la provvidenziale occasione per il recupero di una dimensione umana della vita, liberata dallo stress della produzione , del consumo, della concorrenza, della guerra economica di tutti contro tutti. Smontati gli artifizi con i quali il sistema in cui viviamo difende e incoraggia gli sprechi del consumismo, queste pagine anticipano il ritratto di un mondo saggiamente ripiegato su se stesso, che rifiuta ogni forma di concorrenza schiavizzante, che anteponga la vita al lavoro, che divida le cose da fare secondo il principio del “lavorare meno, lavorare tutti”, ciascuno recuperando se stesso nella conquista del tempo libero che si renderà disponibile. Una realtà a misura d’uomo, guidata dall’ideale presenza di un “buon padre di famiglia”, che regoli con giudizio e misura coloro che da lui dipendono.

grazie dell'ospitalità

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lunedì 23 novembre 2009

BLABLABLABLABLA


Di Maverick
Che barba, che noia! Le cose sono sempre le stesse, ripetute con maggiore o minore enfasi, in base alla quantità di quattrini ottenuti in cambio. Nessuna novità. Nessuno scatto di fantasia. Le solite ricettine scontate, a volte in salsa rosa, altre in salsa azzurra, ma la sostanza non cambia. Piatti vecchi, provenienti dalla tradizione ormai superata della bassa cucina, e ammanniti come nouvelle cuisine. Gli chefs? Anche loro sempre gli stessi, proposti in grande spolvero dall’Ambrosetti & co.


Adeguarsi agli standard, puntare alla qualità, creare la nicchia, migliorare le strutture, incentivare il turismo… e via andare con le solite chiacchiere di sempre. Questo forum non ha dato niente ai sammarinesi, se non qualche inutile illusione, e tolto un po’ di quattrini. Ma dove erano, tutti questi grandi maestri di economia ed autorevoli personaggi, quando il loro committente sammarinese è stato proditoriamente cacciato nei guai, di quelli grossi? Non abbiamo sentito la voce di uno solo levarsi a difesa dell’istituzione che li ha accolti con tanto rispetto, riconoscenza e generosità (anche nei compensi). Non una parola sull’onestà del Paese che li ha ospitati.
Oggi vaticinano soluzioni scontate ed ovvie, alcune perfino obbligate. Tutte cose che sapevamo anche noi poveri montanari, con la nostra ignoranza e la nostra modestia.
Che vantaggi abbiamo tratto dalle loro ovvietà? Se qualcuno lo ha capito, lo prego cortesemente di spiegarmelo.

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Il Forum Ambrosetti


De L’Infedele su SanMarinoOGGI

Il Forum Ambrosetti ha espresso un livello alto di interventi attraverso relatori di prestigio tra i quali il ministro Renato Brunetta che ha mandato messaggi politici molto chiari a San Marino definendosi il nostro uomo all’Havana. Messaggi che soddisfano pienamente l’Infedele che da anni scrive le stesse cose con insistenza quasi maniacale. Ma ben più grande soddisfazione si potrebbe esprimere se il governo fosse capace di raccogliere tali messaggi trasformandoli in azione concreta, in progetto per il futuro. Il ministro Brunetta ha invitato il nostro Paese a prendere atto “della fine di un’epoca” e a “giocarsi la partita sulle regole nuove per la globalizzazione”; a “ricercare l’eccellenza con una visione di tipo progettuale”; a “rilanciare facendo funzionare lo Stato, come prima cosa, sdoganando la meritocrazia, eliminando la carta, utilizzando la banda larga e impostando la lotta alla corruzione”.

Ha detto che “ San Marino ha un futuro solo dentro l’Unione Europea”, perché la Ue è “ un insieme di minoranze che fanno la forza”. Ha stroncato la retorica della antica sovranità e della vuota sammarinesità parlando di “confini intelligenti” che ci possono proiettare nella modernità, in una cultura nuova della globalizzazione regolata e a “costruire insieme la cooperazione tra Italia e San Marino” chiudendo questa pessima fase dei rapporti e rilanciando sulle nuove opportunità.
Con questi messaggi, il ministro Brunetta ha manifestato amicizia per la nostra Repubblica; ha rappresentato un’Italia disponibile a negoziare questa difficile fase di transizione; ha indicato, con raffinata discrezione e rispetto, il percorso europeista per la nostra Repubblica.
Non mi resta dunque che invitare i nostri governanti a lasciar perdere i discorsi autocelebrativi sui presunti miracoli del governo in questo primo anno di vita per intraprendere invece la strada del progetto e dell’Europa per uscire dalla crisi e avviare la costruzione della nuova San Marino.
Nei momenti difficili come questo non si può stare alla finestra aspettando una firma quando si hanno già in mano da mesi i contenuti parafati degli accordi; limitandosi ad applaudire il lavoro di esteri e finanze senza fare le riforme interne; rinunciando ad elaborare un piano economico di prospettiva, giocando a fare le vittime del ministro Tremonti e pensando solo a vecchie trincee difensive che potrebbero essere di carta riciclata.
Prima ci si convince che, firma o non firma, dobbiamo adottare tutte le regole internazionali per sopravvivere e lasciarci alle spalle il periodo nero dei politicanti inetti che hanno remato per sé e contro il Paese, meglio è per tutti. Prima si smette di frequentare il teatrino degli accordini personali per “salvarsi la pelle o la poltrona”, di sperare in ammucchiate disastrose per rimettere insieme i responsabili della crisi attuale, meglio è per il Paese.
E’ questo il momento di sostituire i tatticismi con le strategie; le politiche alla giornata con i progetti a lungo termine; la confusione dilagante con una informazione puntuale e trasparente. La politica vera, onesta, rinnovata, deve ritornare in primo piano, cercando le necessarie aggregazioni e indicando il percorso virtuoso per salvare il Paese.
Questo percorso è praticabile soltanto riformando lo Stato per metterlo al servizio dei cittadini; dando stabilità al sistema finanziario pubblico e a quello privato; organizzando servizi di eccellenza; promuovendo la formazione, la conoscenza e la professionalità; internazionalizzando l’intero sistema sammarinese impostato sulla competitività; ideando nuove opportunità. Ma le risorse umane e i mezzi devono essere adeguati ed espressi prevalentemente da sammarinesi.

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Mister “One”

Di Alberto Chezzi su SM DAZIBAO

...l’uomo giusto, al posto giusto e soprattutto al momento giusto.... emergendo come “Mister One” dell’azione di Governo, pur non appartenendo formalmente ad esso.
Sono passati quasi due mesi da quando Tito Masi è stato eletto Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio. Come è nel suo stile, si è mosso in maniera decisa e con le idee soprattutto chiare. Non ha mandato a dire niente a nessuno. Ci ha pensato lui stesso in prima persona. Fin da subito ha percorso, la strategia d’uscita dall’affaire Delta: rientrare quanto prima nell’alveo delle regole imposte da Banca d’Italia dismettendo, come scelta obbligata, totalmente o parzialmente la partecipazione del gruppo italiano. Tornare banca del territorio è questo il futuro delineato da Tito Masi per la Cassa di Risparmio.

Da quel momento, si è prodigato nel difendere l’istituto bancario più importante della Repubblica, prima da Fitch e poi dal Corriere della Sera. Si muove, a ragione, come se fosse il superministro dell’economia sammarinese. Incontra Mario Fantini, informa sullo stato di salute reale della Carisp e di Delta prima i partiti della maggioranza e poi quelli dell’opposizione. Riceve i sindacati italiani per Delta. Presiede il San Marino Forum 2009. Provvede alle nomine dei nuovi componenti il consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio. Si può dire che abbia già definito tutte le posizioni importanti della Cassa. A breve sicuramente definirà anche la cessione di Delta a Intesa San Paolo. Casualità: come per incanto Brunetta viene a San Marino e Berlusconi incontra i Capitani Reggenti. Come dire … l’uomo giusto, al posto giusto e soprattutto al momento giusto. Non particolarmente premiato alle ultime elezioni, ad un anno di distanza si ritrova in una posizione di grande prestigio e di influenza sul Paese. Per dirla proprio tutta incomincia ad “ombreggiare” parecchie prime donne della politica nostrana, emergendo come “Mister One” dell’azione di Governo, pur non appartenendo formalmente ad esso.

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venerdì 20 novembre 2009

Governo KO


Di MarcOne

Governo, dopo un anno solo parole e tanti KO al primo round.
Sembra un pugile suonato il governo, nonostante le magiorette (a dir la verità di scarsa qualità), i nani, gli effetti spettacolari, gli alibi e i soccorsi che arrivano da manca.
la lagna che chi c'era prima ha sbagliato oramai è roba stantia, puzza di bugie dei bambini e, a dire il vero, fra quelli che c'erano prima agli Esteri ricordiamo anche Berardi.
Il governo è partito con grandi proclami e ancora non ha portato a casa nessun obiettivo che abbia fatto cambiare idea all'Italia, ma anzi ha peggiorato le cose. I 13 accordi OCSE firmati hanno solo fatto arrabbiare di più Tremonti e la UE per voce del suo stesso commissario, circa la qualità e questa è una sconfitta politica e tattica di un governo che viaggia a fari spenti nella notte.


Un Segretario di Stato con un minimo di tattica appunto si sarebbe messo al riparo subito dalle possibile critiche firmando subito con 2 paesi che pesano e non con le isole vatteleapesca e paradisi fiscali che hanno compromesso ulteriormente l'immagine e la credibilità. Un grave errore politico. Degli accordi parafati con l'Italia si dice un gran male, anche i consiglieri di maggioranza si inalberano di fronte a tali cedimenti senza contropartite alcune e, sopratutto, senza che vengano risolti i nodi più importanti fra cui quello dell'esterovestizione. Nessun argine contro un Italia debordante, impicciona e arrogante sia politicamente, sia diplomaticamente. Non parliamo poi del rapporto con i Media totalmente naufragato fra ceffoni, smentite e attacchi senza motivo.
Gli scandali e le truffe che affiorano da subito con l'implicazione nel caso Delta Carisp di un Segretario membro di governo che andava a Roma per trattare con gli acquirenti e che parlava anche a nome di chi non poteva.
Ma il tracollo sui Giochi d'azzardo rappresenta la bugia più grande e forse migliore di un governo che non rispetta nemmeno il proprio programma, come al solito. Si doveva verificare una moratoria sui Giochi, mentre si sono fatte leggi per allargare le possibilità, istituendo per Decreto nuove tipologie di gioco ed elevate le puntate. Si trasferiranno le sedi per l'ennesima volta e per l'ennesima volta verrà gabbato il Santo dai soliti politici-faccendieri con buona pace di tutti quelli che credevano nella purezza di AP, la quale non solo accetta le scelte degli alleati ma è essa stessa a proporre dove mettere i propri uomini nei centri di potere e controllo.
La grave crisi di governo è confermata anche dalla situazione delle Telecomunicazioni e del Lavoro: nessuna soluzione utile al paese è stata implementata ed anzi le cose sono peggiorate e peggioreranno ancora visto che oltre all'utilizzo della cassa integrazione altro non hanno saputo fare. La PA e l'ISS sono elefanti senza controllo e senza riforma che il governo non ha avuto il coraggio di fare. Quanto al passaggio al sistema IVA caldeggiato dalle imprese (quali?) si dovrebbe invece affrontare radicalmente il discorso sulla opportunità dell'ingresso nella UE alla pari di tutti, con le dovute deroghe ed eccezioni si aprirebbe davvero la porta ad un nuovo modello di sviluppo. Quello che stanno facendo adesso governo e maggioranza è un supervecchio modello di sottosviluppo che porterà al crac finanziario, ad un buco enorme di bilancio, alla disoccupazione, alla involuzione, al clientelismo sfrenato per un pugno di voti, ma ciò che è più grave è la riduzione della Repubblica di San Marino a protettorato dell'Italia che ci potrà imporre cosa fare e cosa non fare. La sovranità svenduta per accordo con il cappello in mano davanti agli arroganti Ministri italiani rappresenta l'immagine peggiore di un geverno più volte irriso davanti alle telecamere di tutte le TV come accadde al Meeting.
Per tutte queste ragioni gli appelli del PSD e tutti coloro che le condividono sono veramente puerili: tutti insieme? Questa è politica da bar! I governi si assumano le rispettive responsabilità, così come la maggioranza che sostiene un governo che viola il programma approvato e voluto da tutti i partiti, le minoranze facciano di tutto per ribaltare con la forza delle idee ciò che non è giusto per San Marino. Fate politica, non gli inciuci; fate politica e non vendete ciò che non sapete vendere.

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giovedì 19 novembre 2009

Il ruggito del topo


di Luigi Lonfernini su La Tribuna Sammarinese

Negli anni cinquanta un piccolo staterello, posizionato nelle Alpi Bavaresi, si era venuto a trovare in difficoltà economiche ed il Principe ed i suoi ministri non avevano soluzioni per uscire dalla crisi. Il primo ministro, dopo avere esaminato varie proposte, ne esaminò una che riteneva interessante e subito la sottopose all’attenzione del Principe: per superare la crisi si poteva dichiarare guerra agli Stati Uniti D’America; il Principato l’avrebbe certamente perduta e di conseguenza gli States sarebbero stati costretti a mantenere il piccolo Stato.
Era la filosofia che percorreva l’Europa in quegli anni e cioè gli Stati Uniti vincitori si apprestavano a sostenere l’Europa per superare un disastro provocato dalla pazzia di alcuni uomini, pazzia che purtroppo molti, troppi Europei avevano condiviso (con la u minuscola in quanto non meritano di essere collocati dentro il genere Umano).

Questa in sintesi la trama di un film che ebbe scarso successo. Le lungaggini diplomatiche e burocratiche nella vertenza con lo Stato Italiano stanno mettendo a dura prova il nostro piccolo Stato; da una indifferenza generale o per meglio dire da una situazione di attesa composta, i Sammarinesi stanno assumendo una posizione più attiva e preoccupata per le sorti economiche del Paese.
Alcuni Sammarinesi sono usciti anche allo scoperto mettendo insieme una sorta di protesta davanti l’Ambasciata Italiana; pochi volonterosi che comunque hanno dimostrato che la popolazione non è indifferente alle vicissitudini che hanno coinvolto l’economia del Paese in tutti i suoi settori.
Mi viene spontanea una riflessione: tutti sono consapevoli che l’atteggiamento negativo dell’Italia nei nostri confronti non è di oggi, né di ieri né di passato ieri, ma risale ad anni addietro quando chi aveva delle responsabilità di governo ben precise non ha saputo interpretare in maniera corretta che i rapporti di buon vicinato si stavano sfilacciando a seguito di situazioni interne nostre che permettevano tutto ed il contrario di tutto e quindi non sono stati in grado o non hanno voluto cogliere i segnali che ci pervenivano dall’esterno per cambiare.
I sitin davanti ai Palazzi del potere erano necessari anche allora per fermare condotte ed atteggiamenti che stavano trascinando il Paese in situazioni che poi non è stato più in grado di governare o che non ha voluto governare per convenienza o per altro.
Quando un piccolo Paese (Stato ) quale era San Marino e quale è oggi, senza risorse, sottoscrisse la convenzione con l’allora Regno d’Italia, certamente le parti contraenti erano ben consapevoli del peso specifico politico che ciascuna riusciva a mettere in campo.
La convenzione fondava le sue motivazioni su una generica reciproca assistenza che le parti si assumevano, ma era evidente che ciò avrebbe giovato, in particolare, nelle relazioni, di qualsiasi tipo e natura, comprese quelle commerciali, a San Marino poiché inevitabilmente qualsiasi attività intrapresa avrebbe coinvolto il territorio Italiano: movimento di persone, interscambio commerciale ecc.
Dal 1939 le relazioni tra i due Stati si sono svolte, tranne in alcuni brevi periodi particolari e con motivazioni di natura squisitamente politica, nell’assoluta e reciproca fiducia, nei limiti che la natura ha imposto e nel rispetto dei ruoli; la statualità di San Marino comunque era riconosciuta a pieno titolo e pertanto il suo ruolo internazionale veniva garantito.
Il rapporto di buon vicinato, che sta alla base, ripeto, dei rapporti con l’Italia, è cominciato ad incrinarsi a metà degli anni novanta allorquando sono cominciate le prime avvisaglie della Guardia di Finanza Italiana a seguito di certi comportamenti nell’interscambio commerciale, ritenuti non corretti o per lo meno non in linea con la politica di buon vicinato che le condizioni storiche e convenzionali avevano imposto alla vita interna di San Marino nello svolgimento delle sue attività imprenditoriali che, necessariamente, si rivolgevano poi verso il mondo esterno.
A quel punto la politica di San Marino, in riferimento allo sviluppo della sua economia, è divenuto sospetto, con la conseguenza che tutto il mondo imprenditoriale, compreso quello bancario e finanziario, è stato sottoposto a pressioni dall’esterno mettendo in discussione anche rapporti ed attività che le imprese di San Marino avevano da sempre svolto.
E’ bene chiarire che San Marino non ha avuto mai problemi nello sviluppare le proprie attività imprenditoriali ed in particolare quelle commerciali, in quanto tutte le attività venivano e vengono regolate, al suo interno, in riferimento ai propri interessi ed in base alle proprie leggi: è stato il comportamento di soggetti, troppi, che sono andati oltre nell’interpretare (si fa per dire) le reali potenzialità che il Paese metteva a disposizione ed i limiti, anche non scritti, che la situazione imponeva .
Le convenzioni che si sono succedute a quella del 1939 ed in particolare quella del 1972, miravano effettivamente a dare la possibilità a San Marino di svolgere attività nel rispetto di regole anche non scritte, ma che certamente lo ponevano in una posizione di privilegio, concessagli, di proposito, proprio per dare la possibilità di accrescere un potenziale economico che non aveva e quindi per attrarre capitali e risorse umane per uno sviluppo ordinato dell’economia del piccolo Paese.
Purtroppo il potenziale concessoci, è stato sviluppato in maniera eccessiva ( termine eufemistico), andando a rompere equilibri che hanno messo a repentaglio non solo la nostra economia ma anche quel rapporto di buon vicinato che era e deve tornare ad essere la filosofia che sta alla base di ogni rapporto tra i due Paesi recuperando quella fiducia che, da sempre ed in particolare dall’Unità d’Italia, ha ispirato la politica nei loro rapporti.

A conclusione se da una parte condivido gli sforzi del Governo per recuperare credibilità e quindi per abbattere tutte le barriere che sono di ostacolo per un recupero dei rapporti tra i due Stati, ritengo doveroso rimarcare che l’atteggiamento del Governo Italiano, allo stato delle cose, è incomprensibile: temo e non comprendo i motivi fino in fondo, che quella fiducia, che ha regolato i rapporti di buon vicinato, sia ancora sottoposta a verifiche con grave danno per il nostro Paese.
Perdurando questa posizione da parte dell’Italia, non ci resta che mostrare i muscoli (si fa per dire) a costo di farci rompere tutte le ossa per poi, zoppicanti, con la mano tesa e con il cappello in mano chiedere di dare sostegno ad un Paese che certamente non merita per la sua Storia di essere trattato da accattone. Forse sono andato oltre le righe, ma l’amarezza è grande.

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mercoledì 18 novembre 2009

La SPD tedesca svolta a sinistra dopo il rogo elettorale del 27 settembre


Di Luciano Moretti

Tre giorni di infuocati interventi dalla tribuna del congresso dei socialisti tedeschi hanno sancito la fine della linea riformista schroderiana – ovvero della socialdemocrazia come centro dello scacchiere politico – e hanno decretato l’avvio di una nuova linea politica che apre decisamente al confronto con la sinistra di Oscar Lafontaine.È stata una rivolta generalizzata della base: gran parte dei delegati intervenuti hanno sparato bordate durissime sul modo autoritario e arrogante con cui i vertici della SPD, per oltre un decennio, hanno imposto dall’alto la linea (neoliberista) da seguire; hanno infierito sulla politica dei tagli allo stato sociale che costringe i disoccupati tedeschi a vivere con un minimo sussidio di povertà.

Il nuovo presidente eletto, Sigmar Gabriel, polemizzando con la politica del neue mitte (il nuovo centro) a cui puntò Schroeder, ha affermato che “invece di cambiare il centro spostandolo a sinistra siamo cambiati noi”.
Inoltre, il neoeletto presidente ha ricordato che in Germania ormai oltre il dieci per cento della popolazione vive in povertà, mentre un altro venticinque per cento si trova in condizioni precarie di vita.L’ultimo invito di Gabriel ai quadri del partito è stato quello “di uscire dalle sezioni e di andare in mezzo alla gente, là dove si fatica, perché è lì che pulsa la vita”.

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Evitiamo di trascinare il Paese nel baratro

Di Amilcare Barca

Può far comodo nascondere le proprie responsabilità dietro agli attacchi mediatici ma credo che sulla vicenda Delta occorra attenersi ai fatti perchè le cose non sono come si stanno raccontando.
I fatti sono che Delta, con la cassaforte Carisp alle spalle, ha operato sul mercato italiano nella illegalità. Illegalità perchè operava senza le necessarie autorizzazioni n'è poteva averle.
Allo stato attuale l'esposizione di Carisp verso Delta è del 65% del totale. In soldoni si possono quantificare in circa tre miliardi di euro e se consideriamo i 500 milioni che sono già stati sborsati per evitare il crollo, fanno tre miliardi e 500 milioni.

La cifra di tre miliardi è di tale dimensione che sta facendo gola ai molti pescecani che infestano la finanza italiana, anche perchè questo 65% che ha operato nell'illegalità è molto probabile che incontri difficoltà ad essere riscosso e fa gola perchè può essere comprato ad un valore molto inferiore. Questo però è uno dei problemi, il problema vero è che l'esposizione di tale cifra mette a rischio non solo il patrimonio Carisp ma anche la tenuta dell'istituto stesso. In questo momento millantare vendite in prossimità d'arrivo fa a pugni con le dichiarazioni di Banca Intesa che fa sapere di essere interessata ai soli titoli performing. La domanda è: se Banca Intesa è interessata solo a questi titoli, quanti sono i titoli non performing che rimangono sul groppone della Carisp? Oltre a ciò sottolineo che pochi giorni fa ci sono stati due episodi da non sottovalutare: il primo riguarda le dimissioni di un consigliere d'amministrazione pesante che nulla ha a che vedere con le parentele di cui si è fatto cenno, mentre anche l'altro riguarda una dimissione, guarda caso di quel giudice che deve rispondere ad una rogatoria di 4.000 pagine che interessa proprio la Carisp. Questi due episodi sono collegati ed hanno una loro valenza.Non è terrorismo ma per la Carisp il cielo è plumbeo.

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lunedì 16 novembre 2009

Dove va la Repubblica di San Marino?


Di Roberto Tamagnini

Io sono un vecchio sammarinese, d’età e di cittadinanza, infatti un mio antenato entrò a San Marino nel 1798.
Dunque io sono visceralmente affezionato a questa antica Repubblica che oggi è in pericolo.
Dobbiamo difendere la sovranità della più antica Repubblica del mondo dagli assalti dei prepotenti e degl’incapaci che oggi, come sempre, hanno attentato e attentano alla nostra indipendenza.
Le questioni economiche e le grandi organizzazioni internazionali ci stringono d’assedio, grazie anche ai nostri errori ed alla nostra scarsa lungimiranza.
Io sono disposto anche a ridurre il mio tenore di vita, pur di mantenere libera questa antica Terra, non voglio insomma che diventi un protettorato dell’Italia.


L’attuale Governo sta per firmare, non si sa quando, accordi a senso unico con l’Italia, senza nessuna contropartita per noi e senza avere prospettive di mantenimento e sviluppo che non siano la casa da gioco e la vendita di residenze e appartamenti.
Non voglio che si ammaini la nostra bandiera, non voglio la Banca d’Italia e la Guardia di Finanza in casa nostra, ma voglio invece difendere strenuamente la sovranità di questo fazzoletto di terra, correggendo i nostri errori e solidarizzando ancora una volta fra di noi.
Vedremo se conteranno di più il denaro o la libertà.
Essere sammarinese è contemporaneamente un’idea e cosa concreta, difendiamole allora entrambe.

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mercoledì 11 novembre 2009

Fumus persecutionis


di Pier Paolo Guardigli
Recentemente sono passati un paio di servizi su RTV in cui Mario Fantini si è tolto diversi sassolini dalla scarpa, chiarendo molto bene la posizione della Carisp e del suo gruppo dirigente. Ritengo che questi due importanti passaggi televisivi non siano stati raccolti con la sufficiente attenzione né dalla nostra politica né dalle istituzioni finanziarie, e temo di capire il perché.

Fantini, infatti, ha lanciato diverse frecce avvelenate col suo arco potente, sia verso il sistema giudiziario italiano, sia verso i rapporti tra Banca d’Italia e San Marino, sia verso la stampa locale sia, infine, nei confronti dei responsabili politici del nostro Paese. Ma vediamoli assieme più approfonditamente.

Anzitutto la breve cronistoria, che prendo a prestito dal bel servizio di RTV: “Parla Mario Fantini. L’ex amministratore delegato della Cassa di Risparmio e Presidente di Delta è tornato in libertà nei giorni scorsi dopo sei mesi trascorsi agli arresti domiciliari disposti dalla Procura di Forlì”. (…) “Riciclaggio di denaro e posizione dominante non consentita nel controllo di Delta. Sulla base di queste due ipotesi di reato, la Procura di Forlì ha arrestato lo scorso 3 maggio i vertici della Cassa di Risparmio e di Delta. Per Mario Fantini non è stato solo un attacco alla Cassa di Risparmio, ma un attacco al paese”.

Fantini nella sua intervista parte subito lancia in resta affermando con piglio deciso che “a San Marino c'è stato lo scarica barile”, che sui giornali si sono lette “tutte le nefandezze di questo mondo”, affermando perfino nelle accuse che “la Carisp è un'associazione a delinquere” ma – sostiene l’ex Amministratore delegato – “nessuno si è preoccupato di rispondere”, mentre invece secondo lui “tutti avevano il dovere di arrabbiarsi come delle belve”.

Da questo incipit si evince, a mio avviso, tutta l’amarezza di un uomo (anzi, degli uomini) che sono stati letteralmente abbandonati nelle mani di un sistema giudiziario, quello italiano, sistema che guarda caso, proprio in questi giorni, è oggetto di critiche forti e severe da ogni parte, a causa della sua inadeguatezza, della presunta ingerenza nella politica e dei preoccupanti e gravissimi ritardi nei diversi gradi di giudizio.

Non a caso nella vicina Italia (che tanto spesso ci accusa di leggerezze varie) si parla da tempo e con insistenza della necessità di una profonda riforma del sistema giudiziario nel suo complesso, segno che nell’ambito della loro magistratura e delle loro procure, le cose non vanno poi così lisce come vorrebbero far credere a noi poveri montanari distratti.

Malgrado ciò, ha ragione Fantini, nessuno si è peritato di alzare il dito e chiedere sommessamente la parola per pretendere - nei confronti della nostra gente, di istituti storici della nostra finanza, da sempre considerati benefici e benemeriti - il rispetto dovuto dalla vicina Italia e soprattutto dalla vicinissima Forlì.

L’atteggiamento che ha prevalso è stato proprio quello dell’ancillare e supina accettazione delle accuse mosse, con l'inconfessato sospetto che fossero tutte fondate e magari celandosi dietro la pretestuosa frase di rito “rispettiamo il corso delle indagini della magistratura italiana”. Quasi come se porsi il dubbio che ci fosse qualcosa di diverso dietro ad un’accusa così infamante come quella di riciclaggio (frutto ad esempio di una semplice diversa interpretazioni delle norme che regolano i flussi finanziari fra i nostri due Paesi) non fosse lecito e legittimo. Quasi che chiedere maggiori garanzie a tutela dei nostri concittadini o dirigenti delle nostre massime istituzioni bancarie, non fosse moralmente degno o giuridicamente e diplomaticamente accettabile.

Fantini prosegue nella sua lucida ed illuminante descrizione dei fatti, affermando che secondo lui si è trattato di un “attacco al Paese” frutto di un “incrocio di interessi”. Ritiene di poterlo dimostrare ricordando a tutti che si è trattato del primo ed unico caso in Italia nel quale l’intero management di un gruppo finanziario è stato messo agli arresti, pur avendo conosciuto l’Italia fior di scandali finanziari ed economici nel corso degli ultimi cinquant’anni, ben più gravi di quello addebitato alla Carisp.


Aggiungendo a riprova il fatto che “il mezzo fermato, da cui è originato l'arresto, viaggiava da anni ed anni in quel modo ed era a conoscenza di tutti, Banca d'Italia e procura compresa, quindi quello che è apparso un blitz era una sorpresa creata semplicemente a scopo mediatico”, e chiedendosi come mai dopo 18 mesi dalle infamanti accuse di coinvolgimenti mafiosi nessuno abbia offerto lo straccio della benché minima prova.

Fantini ritiene giustamente tutto ciò “un fatto eccezionale dai presupposti enormi, un attacco vero e proprio che va esaminato come tale”. Purtroppo a nessuno è venuto in mente, in questo lunghissimo anno e mezzo, che in effetti di questo si trattasse: cioè un frontale, ingiustificato, arrogante e violentissimo attacco non alla Carisp, non a Delta, bensì a San Marino tutta, come poi l’atteggiamento riservatoci nei giorni a seguire sia dal governo italiano che dalla stampa hanno ampiamente dimostrato.

Dunque, sostiene Fantini in sostanza, non si sono difesi gli uomini né le istituzioni, ma cosa ben più preoccupante, non si è compreso che questo attacco ‘laterale’ a Carisp era, nella più classica ed efficace delle strategie di battaglia, una mossa astuta per effettuare un'aggressione frontale e finale alla Repubblica intera. Come dargli torto?

Fantini è giunto ad un’età venerabile e per ciò, in chiusura della sua esternazione televisiva, afferma mestamente di avere, a questo punto, un solo grande rammarico: quello di non poter ambire ad alcuna possibilità di riscatto, dati i tempi biblici della giustizia italiana, definendo semmai questo fatto come “l'atto più delinquenziale che possa esserci”. Fossi suo figlio, giurerei vendetta. Da semplice cittadino, invece, mi chiedo quando e come si riuscirà a consumare questa vendetta e questo riscatto da parte del mio Paese.

E’ grave e colpevole non capire che qui non si tratta solo di una persecuzione giudiziaria nei confronti di quattro degnissime persone, che non è questione di chiedere guarentigie per chicchessia, che non si deve solo reagire ad una ignobile gogna mediatica; si tratta invece anzi tutto di tenere bene a mente che con l'esercizio dell'azione penale, mossa da una mera ipotesi di reato, il pubblico ministero avvia un processo, di cui egli diviene semplicemente una delle parti; l'altra è l'imputato.

E allora non è comprensibile come tutti (o forse solo i terribili giustizialisti) scelgano di stare ‘dalla parte’ della procura di Forlì e non da quella degli imputati (riservata ai soli garantisti). In uno Stato di Diritto, libero e democratico, ogni cittadino deve poter godere della presunzione d'innocenza fino al terzo grado di giudizio.

Suvvia! Non lasciamoci tutti accecare da questo intenso, orribile e maleodorante fumus persecutionis, e cerchiamo di reagire al perfido accerchiamento che sta strozzando, assieme alla nostra economia, anche la sovranità, l'indipendenza e la democrazia del nostro Paese.

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martedì 10 novembre 2009

Alziamo la voce…avremo piu’ rispetto!

Di Paolo Forcellini, direttore de lo Stradone
La Svizzera si sta organizzando per controbattere lo strapotere Italiano e l’arroganza di chi vuole sopprimere la sovranità altrui. Ebbene poiché anche San Marino è sotto le mire del nostro “dirimpettaio”, sarà ora di prepararci anche noi ad una pur minima difesa. Lasciando stare i tanti Italiani che risiedono e vengono a lavorare da noi, che sono una risorsa per il paese, anche se forse oggi come oggi sono in esubero per quanto il mercato del lavoro può offrire, potremmo prendere in considerazione di tassare con un 10-15% i soldi che vengono prelevati per assecondare lo scudo fiscale di Tremonti, come si potrebbe prevedere un preavviso di 2 o 3 mesi per poter effettuare prelievi di una certa consistenza. Magari autorizzare l’uscita dei suddetti dopo la firma di Cooperazione e non viceversa come sta succedendo ora che invece a Roma aspettano l’uscita dei capitali per poi apporre tale firma.

Misure legittime di un paese Sovrano che deve difendere i suoi interessi, pur sempre nell’ottica di adeguarsi alle leggi finanziarie internazionali e alla lotta al riciclaggio. Chissà che non siamo più rispettati e che anche i mezzi d’informazione stiano più attenti a dare giudizi avventati e ci portino più rispetto sia dal di qua che dal di la’ del confine. Non sempre bisogna abbassare la testa, talvolta conviene alzarla più del dovuto come ha fatto di recente il Segretario Mularoni cui va il plauso di chi ama veramente e che “ vive “questo paese.

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Attenzione! Imbecilli.

Di MarcOne
Il Governo è reattivo solo quando fa comodo. Sullo scandalo e truffe delle telecomuinicazioni doveva intervenire tempestivamente perchè, come si è appreso dai giornali, si sapeva tutto fin dalla scorsa estate e nessuna misura cautelativa è stata presa. A quest'ora le prove delle eventuali truffe sono sparite tutte, le tracce dei colpevoli sono state cancellate, gli indizi finiti per essere confusi con altro che è solo fumo negli occhi per i cittadini. La truffa se c'è è a danno dell'erario sammarinese? Allora cosa si è aspettato così a lungo? Ma sopratutto perchè si attende ancora a fare chiarezza dopo tanti mesi e sopratutto perchè il governo non attiva gli strumenti urgenti e lascia che tutto passi sotto silenzio? Ci voleva un imbecille di giornalista per sollevare un caso molto grave che riguarda l'ingiustizia sammarinese.

Le aziende che truffano lo Stato o tentano di farlo utilizzando perfino risorse pubbliche devono essere perseguite tempestivamente, e invece, trascorrono mesi senza che la magistratura e gli organismi competenti intervengano con tempestività ed efficacia a stroncare le truffe ai danni della collettività.Non ci sono parole per esprimere lo sdegno contro un sistema di governo e di potere che copre presunti truffatori e lascia loro il tempo di nascondere e/o fabbricare eventuali prove, occultare ecc. La tempestività dell'azione giudiziaria e amministrativa è uno dei requisiti della giustizia giusta ed un principio del diritto ed è avvilente vedere che i primi a non osservare tali principi sono proprio coloro che dovrebbero tutelare la res-pubblica e i cittadini. In un intreccio complicato tecnologicamente e che vede più attori che consegnano la merce ad altri in una trafila che rischia di essere di per sè truffaldina, il governo dovrebbe chiarire come mai esiste una società che vende e compra le telefonate (di chi? quali? come?), ma gli operatori telefonici non erano solo Telecom, Telenet e Prima?
Oramai appare chiaro anche dalle dichiarazioni del Segretario di Stato e da quelle delle Poste che truffa c'è stata sicuramente. Chi ha autorizzato l'utilizzo delle risorse telefoniche sammarinesi all'insaputa dello Stato? Sopratutto chi è in grado tecnicamente di mettere in piedi un tale movimento fino a risucchiare in pochi mesi oltre 100 milioni che pare siano già accertati? Quanto c'è ancora da accertare e quali conseguenze internazionali avrà tutto questo visto che vi sono due paesi come Polonia e Belgio i quali hanno già svolto indagini, trovato le prove della truffa? Come saranno risarciti e come si comporterà lo Stato sammarinese?San Marino e il suo prestigio sono ancora una volta messi in discussione a causa di avventurieri italiani che vengono nel nostro paese a truffare e i nostri governanti non trovano di meglio che incolpare la stampa!

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lunedì 9 novembre 2009

Il ruggito del Leone

Di Alberto Chezzi su L’Informazione

Il leone ha ruggito. Scaduti i termini di custodia cautelare Mario Fantini immediatamente fa sentire la propria voce. Da combattente quale è, difende San Marino, la Cassa di Risparmio e il gruppo Delta. Difende soprattutto la correttezza e la serietà dell’operato della banca, senza rinnegare il sistema San Marino nel quale è Inserita. Ne ha per tutti. A cominciare da Banca d’Italia, nei confronti della quale ha rimarcato Il fatto di aver ottemperato sempre a tutte te disposizioni e di essersi sottoposto come Delta, a tutte le ispezioni e controlli richiesti.


Ha sottolineato anche come il nostro sistema bancario sia di fatto indenne da infiltrazioni mafiose. E’ questo un aspetto dell’operatività delta banca al quale ha sempre dedicato particolare attenzione.
Mario Fantini è una delle poche personalità che in questi 18 mesi di attacco alla Repubblica, ha speso delle parole forti ed a voce alta in suo favore. Non è purtroppo accaduto il contrario.
Danneggiando la Cassa di Risparmio si è voluto danneggiare il sistema San Marino. E’ stato l’inizio, come dice Andrea Di Biase di Milano Finanza, della battaglia per “cancellare una volta per tutte San Marino come piazza finanziaria off-shore”. L’intreccio tra l’attacco alla Cassa di Risparmio e la vendila forzata del gruppo Delta, rendono più che sospetti i ritardi italiani nella firma dell’accordo bilaterale sulla doppia imposizione fiscale.
Il tutto sembra tarato temporalmente affinché San Marino sia ridimensionata e torni ad essere, se mai lo è stata, un “problema” interno tutto e solo esclusivamente italiano.
Pur pagando un conto salatissimo, in attesa che emerga la verità su una vicenda che ancora non è chiusa, Mario Fantini lancia un appello che mi sento di sottoscrivere, affinché tutti i soggetti sammarinesi ritrovino quella compattezza e unità d’intenti che ha segnato il nostro passato.
http://www.smdazibao.blogspot.com/

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venerdì 6 novembre 2009

Nuove Idee Nuove Imprese: qualche perplessità

di: Associazione ECSO

Aprendo una parentesi sul concorso NUOVE IDEE NUOVE IMPRESE che si svolge a Rimini da 9 anni vorremmo sollevvare qualche perplessita.
E' vero che ogni anno il numero dei partecipanti aumenta ed è vero che tra essi tre progetti vengono premiati in denaro e con qulache agevolazione gestionale, ma è anche vero che la ricaduta sul nostro territorio è minima e che i costi, in termini economici, per il nostro paese sono notevoli.
Noi vorremmo immaginare per un istante un concorso similare, gestito da fondazioni, Segreterie, osla, anis, camera di commercio e magari forum dei giovani, ( struttura più snella dell'attuale ) che operi solo su progetti atti a creare impresa in Repubblica.

Chiunque potrebbe partecipare a patto che l'attività abbia sede a san marino, i premiati potrebbero essere dieci o venti invece di tre e per avere più appeal si dovrebbe concedere una forma di esenzione fiscale alle neonate società dei vincitori e magari la residenza per gli ideatori ( amministratori o proprietari ).

Così facendo si creerebbe un volano notevole per assunzioni ( stimabile in almeno 40 persone all'anno ), indotto, banche , ecc, ecc,.

I finanziamenti destinati all'evento rimarrebbero nel nostro paese e i profitti in termini di economia sarebbero estremamente più elevati.

Certi che le Segreterie di Stato interessate all'evento la vedano come noi, speriamo in un confronto sul problema in tempi brevi.

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giovedì 5 novembre 2009

Innovazione e rinnovamento

Di Emilio Della Balda su San Marino OGGI

L’economia sammarinese è strutturalmente fragile e a rischio in quanto è fatta di piccole imprese che devono difendersi dalla crisi da sole, con i loro mezzi. E’ possibile perdere il grande patrimonio imprenditoriale e professionale messo insieme nel nostro sistema produttivo. San Marino può andare verso un indebolimento strutturale perché diverse imprese potrebbero uscire dal mercato con costi rilevanti di capitale umano. Ecco perché è indispensabile impostare un progetto delle attività produttive e dei servizi che preveda una serie di misure orientate a potenziare la capacità di esportazione, andando ben oltre l’area di mercato italiana, ottenendo vantaggi di produttività, di competitività e di buona occupazione.

La crisi che il Paese sta attraversando può essere superata solo con cambiamenti nell’economia reale. La crisi va affrontata con decisione e vista come opportunità per il rilancio, il potenziamento e il rinnovamento tecnologico del nostro intero apparato industriale, sostenuto da servizi di eccellenza.
Purtroppo questa consapevolezza non è ancora penetrata nell’area politica di governo e forse non è pienamente acquisita neppure dagli imprenditori che sono ancora lontani dall’idea di fare sistema. Mi sembra che la crisi, finora, ha prodotto solo interventi sociali di emergenza che non possono durare all’infinito e che sono un costo improduttivo.
Si cerca di limitare i danni, ma non è la scelta vincente. La crisi va letteralmente aggredita con politiche di riconversione verso l’innovazione e nuovi settori che in futuro daranno ottimi risultati; con una collaborazione tra privato e pubblico; con un ruolo trainante affidato all’università e alla ricerca. La crisi deve indurre a scelte aggreganti e cooperative nell’ambito appunto di un progetto sostenuto politicamente e condiviso socialmente. Altrimenti certi ottimismi ed espressioni tipo “ce la caveremo come sempre”, “San Marino ha passato altri momenti difficili” è meglio metterli da parte.
Dobbiamo convincersi che le tecnologie, la conoscenza e il capitale umano sono un mix col quale si può realizzare un nuovo sistema San Marino trasparente e competitivo, partecipando alla sfida della globalizzazione.
Basta leggere i giornali per sapere che gli Stati più virtuosi stanno già predisponendo e aumentando gli investimenti in questa direzione in modo che la loro struttura produttiva sia messa in grado per tempo di soddisfare la domanda nuova che viene dal mercato.
Bisogna capire che la crisi accelera la nascita di imprese che creano pubblici benefici come quelli derivanti dalla cosiddetta green economy che nel 2008 ha aumentato il fatturato del 75% a livello mondiale. Il mercato delle tecnologie pulite e dei servizi connessi è in forte crescita. Uno dei nuovi pilastri dell’economia è costituito proprio dal settore dei prodotti e dei servizi puliti che riguardano non solo i generatori di energia rinnovabile ma anche l’acqua e i rifiuti. Questa industria, si prevede, nel 2020 raggiungerà un fatturato di 12 mila miliardi di dollari. E’ fin troppo chiaro che la recessione darà più spinta ai processi di innovazione, farà sorgere nuove esigenze pubbliche e private, determinerà un orientamento generale verso nuovi prodotti e servizi. Per un paese come San Marino che per troppo tempo ha fatto il vagone del lento treno italiano, appare fondamentale lanciarsi sulla strada dell’innovazione e del rinnovamento per diventare partecipe della ripresa e per avere un futuro. La sonnacchiosa politica sammarinese deve darsi una mossa impostando un progetto di sistema da realizzare con la programmazione di bilancio per costruire un futuro al Paese.

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mercoledì 4 novembre 2009

Pubblicità subliminali (ed omografe) per innamorarsi del governo

Di Maverick

Viaggiando un po’, può capitare di vedere in giro per l’Italia un manifesto di propaganda pubblicitaria della nostra repubblica, anzi, lo si vede in qualche punto strategico anche in territorio (chissà perché, dato che se uno lo vede a San Marino vuol dire che è già arrivato nel luogo pubblicizzato). Farsi pubblicità, soprattutto di questi tempi in cui tutti sparlano e straparlano di noi, non è cattivo investimento, prescindendo da quel che si è deciso di spendere per questa campagna, cifra di cui non si è al corrente ma che deve essere piuttosto ingente, data la sua alta diffusione.


Posto quindi che sia molto utile inviare all’esterno un messaggio non solo rassicurante, ma anche che inviti a conoscere meglio la nostra repubblica, chi è stato incaricato di creare il messaggio giusto avrà riflettuto approfonditamente sugli aspetti peculiari da veicolare, suppongo. Una campagna pubblicitaria di queste dimensioni non si affida a dei neofiti o degli inesperti. Non sappiamo chi sia il genio della comunicazione che ha inventato i manifesti e il promo video, ma conosciamo il contenuto dello spot di pochi secondi che imperversa, almeno in rete, eccolo: “Il cuore di San Marino racconta una storia che da millenni batte sospesa tra terra e cielo, una storia fatta di emozioni e passioni che ieri come oggi animano le persone e le tradizioni di questa terra. Questa storia è Patrimonio mondiale dell’Unesco. Innamorati di me!” Questo video, se non ad altro, serve a sciogliere l’inquietante dubbio sollevato dal manifesto. Infatti, scrivendo la frase “innamorati di me” non si capisce dove vada l’accento sulla parola ‘innamorati’, e dato che si tratta di una parola cosiddetta ‘omografa’, che cioè contiene due diversi significati a seconda di dove venga posto l’accento, al lettore rimaneva il dubbio: sono tutti ‘innamoràti’ di San Marino oppure si tratta dell’esortativo ‘innamòrati’ di San Marino? Ma fortunatamente nello spot la voce fuori campo che recita il testo afferma perentoria: ‘innamòrati di me’.
L’esortazione è condivisibile, l’immagine (ed il video stesso) che l’accompagna, un po’ meno. Al di là del fatto che recentemente chi si era innamorato della nostra secolare repubblica lo ha fatto sovente non grazie al patrimonio dell’Unesco, bensì ad altro genere di patrimoni… tuttavia la scenetta romantica che si profila, con un lui ed una lei in primo piano e sullo sfondo il Palazzo del Governo, richiama le copertine dei mitici fotoromanzi anni ’60 più che i 1700 anni di storia ed i patrimoni naturali e monumentali. Oltretutto il Palazzo del Governo non è icona così riconoscibile fra i non sammarinesi, non quanto almeno lo siano inequivocabilmente le tre torri ed il tricuspide monte.
Ma forse, in definitiva, quel palazzo nel manifesto e nello spot, rappresentando simbolicamente più che il nostro amato Paese il nostro un po’ meno amato esecutivo, contribuirà in modo subliminale a far sì che i cittadini si innamorino finalmente del loro governo.

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La politica sulla luna

Lettera firmata su San Marino OGGI

Ogni mattina, mentre mi accingo ad uscire di casa, avverto la difficoltà crescente a separarmi dai miei cani, dalla mia casa, da mia moglie, quasi che l’oasi che abbiamo con sacrificio creato, sia anche la mia protezione. Ho sempre amato il mio lavoro, sono sempre stato il primo ad entrare in ufficio. Dall’inizio di gennaio, con la circolare Draghi e, a seguire, tutte le vicissitudini che le difficoltà prodotte dalla mancanza di accordi con l’Italia hanno prodotto e riverberato negativamente sull’andamento del mio lavoro, stanno facendo crescere in me uno stato di ansia e sofferenza. Salgo in macchina e mi assale l’idea dell’incognita che aleggia sull’intero Paese.

La tentazione di fronte al giornalaio è di tirare dritto, poi è più forte di me, mi fermo e mi compro i giornali, scorro con gli occhi i titoli alla ricerca di una informazione che possa farmi intravedere uno spiraglio di luce da indurmi a sperare, come ho sempre fatto, nel valore del mio paese e dei suoi amministratori.
All’inizio dell’anno ero consapevole che sarebbe stata dura, ma anche fiducioso nella solidità e serietà dell’impresa per la quale lavoro. Certo delle capacità dei miei collaboratori, insomma, convinto che avevamo i presupposti per far quadrato e superare le difficoltà prodotte dalla crisi mondiale. Non avevo invece tenuto conto che, mese dopo mese, avrei dovuto constatare la diminuzione dei fatturati, causati non solo dalla crisi, ma dalla perdita di clientela che preferisce prendere le distanze da San Marino per evitare l’associazione fra sé e questo Paese.
Negli ultimi tempi mi ritrovo, razionalizzando le cose, ad essere costretto a pensare per resistere, con la cassa integrazione che non può essere protratta all’infinito, di dover ridurre il personale. Mando a mente i loro nomi, i loro visi, il loro entusiasmo nel lavoro, il nostro rapporto interpersonale, gli affitti da pagare, i figli da mantenere, e mi dico: “come fare?”
Martedì 27 ottobre 2009, sui quotidiani sammarinesi la maggioranza di governo annuncia: “un anno di coalizione, il Patto festeggia il 14 novembre al multieventi con una conviviale”. Il calo di fatturati, i posti di lavoro persi, la gente a casa, il blocco delle carte di credito, l’uscita dal circuito dei pagamenti, le distanze prese da chi pensa: dagli all’Untore! Decine di articoli che ogni giorno aumentano, scritti da chi lancia messaggi disperati. E c’è chi ancora pensa che ci sia di che festeggiare!

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martedì 3 novembre 2009

Partecipazione attiva alla base della politica

Di Giacomo Volpinari

Diverse definizioni in passato sono state date di Politica, la prima risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano, una definizione del tutto contrastante è quella di Max Weber per il quale la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza.

Nel nostro caso sicuramente la più rappresentativa è la seconda che descrive in modo molto preciso diversi aspetti della gestione del Sistema San Marino, basti pensare come nel sistema democratico sammarinese si sia evidenziato in modo particolare uno dei punti deboli della democrazia in generale: l’Interesse personale, visto che in molti casi gli interessi dei rappresentanti non sono compatibili con quelli del bene comune.

La politica che ha caratterizzato San Marino negli ultimi due decenni non è certamente stata delle migliori. Bisogna indubbiamente riconoscere la crescita del livello di vita generale dei cittadini ricordandosi però dell’aiuto del contesto storico nel quale si inserisce, ovvero quello della vicina Repubblica Italiana che negli anni 80’ ha conosciuto una crescita illusoria dovuta in particolar modo ad una buona situazione dell’economia mondiale, favorita soprattutto dal ribasso dei prezzi del petrolio, e da una nuova disponibilità interna degli imprenditori ad investire, ma caratterizzati da una crescita smisurata del deficit di bilancio, inefficienza dei servizi e il ristagno della ricerca scientifica. È necessario analizzare i risultati che oggi si sono riversati sul sistema San Marino, che non sono certamente di buon auspicio, vedi ad esempio il buco di bilancio: chi lo coprirà? I “gestori” oppure i normali cittadini? Penso che la risposta sia scontata… Questo è solo un esempio degli oneri che ci troviamo a dover sostenere e per i quali saranno ingiustamente i cittadini di ceto medio e basso a doverne sostenere il peso.

La gestione politica economica e sociale che ha caratterizzato e tuttora caratterizza la Repubblica ha dimostrato in pieno la sua inadeguatezza ed essendo stata la causa principale dell’odierna situazione non sarà certamente quella che troverà vie d’uscita.

Tra le discussioni che ultimamente stanno caratterizzando il panorama politico-decisionale riguardo alle possibili soluzioni sembra essere tornato prepotentemente il tanto discusso casinò, idea teoricamente da dimenticare appena dopo le elezioni del 9 Novembre del 2008, per il quale invece già è stata predisposta una esteticamente e funzionalmente perfetta struttura sulla superstrada vicino ai confini Nord;

Una strada già da anni percorsa ed approvata sembra essere quindi la scelta di distruggere definitivamente il territorio con colate di cemento inutile visto il numero assurdo di locali vuoti, con un interrogativo legittimo ed inevitabile: ma come mai in USA la bolla speculativa e la stretta del mercato edilizio ha portato al crollo dei prezzi degli immobili e sul Titano nonostante tutto i prezzi sembrano solo aumentare?

Abbiamo persino tentato la via di un ritorno dall’estero, ma non pare abbia portato i frutti sperati, anzi, l’unico reale risultato è quello di voler precludere la discussione sull’Europa, come se la Repubblica non fosse fisicamente ed economicamente legata al Sistema Europeo. Strana la posizione di qualcuno che per anni ha lavorato all’interno di quest’ultimo… Sicuramente non è una possibilità di realizzazione immediata ma perlomeno è una possibilità della quale è d’obbligo discuterne con i veri e unici PROPRIETARI dello Stato che sono tutti i cittadini e non gli inquilini della Poltrone della Politica e delle varie organizzazioni economiche e sociali.

Questo tipo di Politica non è certamente conforme con la prima definizione riportata a capo, e per questo è necessario che il popolo eserciti il suo diritto di cittadinanza attiva tramite la partecipazione alla vita politica-economica e culturale della Repubblica mettendo in atto il ricambio che deve essere in primo luogo nella mentalità, che oggi è basata su interessi personali, economici e di potere e non è volta al bene comune come invece dovrebbe essere. È inutile continuare a creare partiti, alleanze politiche, ove cambiano i simboli ma i principi e le finalità sono sempre gli stessi.

La cosa che non ci dobbiamo dimenticare è che la politica, non nasce distorta, ma sono i protagonisti che la rendono cosi com’è oggi.

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Sit-in davanti alla Ambasciata Italiana

Di Giorgio Felici

Un “piccolo” gruppo di cittadini sammarinesi , riunitisi nel gruppo denominato ORGOGLIO SAMMARINESE sulla rete FACEBOOK , e presente già sulla stampa per richiedere RISPETTO e DIGNITA’ dalla Repubblica Italiana, a causa delle note vicende relative alle “ritorsioni” che la stessa Italia attraverso, membri autorevoli delle istituzioni politiche ed economiche , riservano ingiustamente e strumentalmente alla REPUBBLICA DI SAN MARINO chiedono al GOVERNO e alle autorità politiche ed economiche sammarinesi, una azione più incisiva e maggiormente capace di tutelare e difendere i propri cittadini , soprattutto i più indifesi, di fronte alla azione indiscriminata portata avanti dall’ITALIA. Se non si “vuole fare “ o non si “può fare” si faccia un passo indietro !!!!!

ORGOGLIO SAMMARINESE non ha finalità partitiche, ma solo quello di far ragionare la “vera politica” e la diplomazia per trovare le soluzioni più idonee e più rispettose dell’antico rapporto di BUON VICINATO tra i due Paesi. La Repubblica di San Marino deve poter convivere con i cambiamenti internazionali , deve obbligatoriamente imboccare la strada della trasparenza e della più accentuata cooperazione positiva con l’Italia e con l’Unione Europea. Il Popolo Sammarinese è orgoglioso di appartenere a questa terra dove “LIBERTAS” E “NEMINI TENERI” SAN MARINO VA PROTETTA, così sostengono i sammarinesi in un processo del 1296, “NON PAGANO PERCHE’ NON HANNO MAI PAGATO E’ STATO IL LORO SANTO A LASCIARLI LIBERI”. Se la nostra classe politica , “non vuole” o ” non può farlo” faccia un passo indietro!!!!!!!

IL SIT-IN si terrà GIOVEDI’ 5 NOVEMBRE ALLE ORE 18,15 con il seguente programma ;

CI SI RITROVA in PIAZZETTA GARIBALDI NEL CENTRO STORICO IN CITTA’ (sotto la Statua di Giuseppe Garibaldi di fronte all’ufficio numismatico) , POI CI SI INCAMMINA INSIEME VERSO l’ambasciata ITALIANA . Chi può venga con la propria famiglia e con la BANDIERA SAMMARINESE.

L’abbiamo chiamata “UNA CAMMINATA VERSO IL CAMBIAMENTO” in silenzio pacificamente e con la NOSTRA BANDIERA , noi piccoli e senza voce chiediamo di poter dire la nostra , e di “urlare il nostro silenzio” ai più potenti , a quelli che “avidi di malapolitica” non guardano più agli interessi dei più deboli , i cittadini comuni.

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