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venerdì 27 febbraio 2009

Chi copia prende zero

Di MarcOne

La mania di importare dall'Italia usi costumi, leggi, istituzioni e altra robaccia, sta svuotando San Marino ed i sammarinesi.
Ogni giorno si legge qualcosa che abbiamo copiato dall'Italia o fa esplicito riferimento ad usi e costumi dei vicini e, come noto, chi copia prende zero, solo per il fatto che copia, perchè significa che non ha proprie idee.
Bandi di concorso indicano che il candidato deve essere preferibilmente sammarinese, denunciano una situazione in atto da troppo tempo.
Sono state riempiti gli uffici dello Stato negli incarichi di maggior prestigio, leggasi magistratura, televisione, banca centrale e maggiori istituzioni del Paese fino ad arrivare al Casino, le banche e le maggiori aziende.Mancano le esperienze professionali, si obietta.
Certo mancheranno pure, ma non vi alcuna politica in campo per crearle attraverso percorsi virtuosi, nè si affida mai ad un sammarinese un posto di rilievo.
L'esperienza, non si compra con un Master, si fa con il tempo lavorando, ma se in quel posto non ci mettiamo un sammarinese niente crescerà.

Pertanto ritengo che il problema vero della classe dirigente sammarinese stia tutto in questo argomento: oggi vi è la necessità più che mai sentita dalla popolazione ed anche dai giovani (vedi interventi di G.Chiaruzzi Forum Giovani), affinchè i sammarinesi tornino al potere e decidano le sorti del loro paese.
In questo senso la questione del presidente di BCSM è solo uno dei problemi ed è giusto che vengano analizzate e messe sotto la lente di ingrandimento tutte le cariche cui facevo riferimento o almeno quelle di nomina politica, attraverso nuovi metodi politici che sappiano garantire spazi alle professionalità sammarinesi di cui per altro il paese è pieno.
Il trend iniziato negli anni '90 ha portato chiaramente San Marino sull'orlo del baratro fino alle conseguenze odierne, meno yes men e meno forensi lautamente pagati per dire sempre sissignore avrebbero garantito il paese da pericolose derive = un sammarinese corretto avrebbe fatto meglio e di più.
Il proliferare delle autority, delle corti, delle commissioni e sotto commissioni, nulla ha a che vedere con le nostre tradizioni e ci fa spendere milioni di euro all'anno senza garantire un bel nulla alla popolazione.
Così pure l'impianto della giustizia che complessivamente fa acqua da ogni parte, perde i pezzi e non alcun requisito di efficacia ed efficienza, non è un problema della maggioranza del momento, ma strutturale e funzionale, cioè un sistema che deve essere riformato, snellito, ammodernato e fra le varie innovazioni sarebbe opportuno inserire i giudici sammarinesi che rispondano del loro operato alla cittadinanza e non alla politica.
La scuola e l'università pendono dalle labbra dell'Italia rimasta l'unica con il riconoscimento legale del titolo di studio e l'unica ad avere precarietà diffuse nel sistema scolastico, l'unica che fa fuggire i cervelli all'estero perchè incapace di garantire la ricerca.
Anche qui San Marino può e deve smarcarsi al più presto tramite l'adozione di dirigenti sammarinesi che sappiano portare la scuola in una dimensione europea (mandate qualcuno a studiare le regole e le scuole inglesi, francesi, svizzere ecc) e che riformino dalle fondamenta e attivino percorsi virtuosi con le migliori scuole e università in UE e che formino docenti sammarinesi capaci di dare corpo ad un nuovo modello di sviluppo basato sulla conoscenza.
Da queste poche righe direi che la cosidetta sinistra potrebbe estrapolare anzichè cercare l'inciucio ad ogni costo e fare del vittimismo gratuito in consiglio, chi vi ha votato cerca alternative di programma, di sviluppo e di vita, non vuole vedervi e sentirvi piagnucolare in Consiglio e mendicare la collaborazione con la maggioranza che non serve e non interessa.
Fateli sbagliare con la loro testa e lavorate ad un programma che dia un barlume di speranza ai cittadini sammarinesi e riporti la sammarinesità ( sul concetto di sammarinesità si vedano le righe del Direttore Guardigli nel post Sovranità 21 gennaio e in quello molto bello LIBEROS AB UTROQUE del 19-02 ) al potere.

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giovedì 26 febbraio 2009

Un pianto nella foresta

di: Luciano Francioni, Dana Bonus, Carlo Guido, Lucio Capicchioni ed Altri Residenti Nelle Comunità Ny, Detroit, Argentina e San Marino - da: San Marino OGGI

Chi cerca trova e chi cammina inciampa. Questo è un comico proverbio che mia madre mi rammentava da ragazzo. Oggi da uomo grande e grosso sto cercando dei motivi per i quali il sottoscritto e molti altri cittadini sammarinesi di serie ‘C' non possono recuperare dei loro diritti carpiti da un veloce varo di una legge che non li include pienamente in tutte le istituzioni di un paese libero come lo era nei tempi passati San Marino. Tempi passati, perché secondo una risposta data da un segretario di Stato della Serenissima, durante una visita a New York per una riunione con i Sammarinesi residenti nella grande metropoli e dintorni, 'San Marino deve andare mano in mano con la più vasta Italia'. Una seguente domanda fu posta al Segretario, sull’argomento delle difficolta’ create dopo il 'Referendum', per quale motivo non si può rimettere tutto allo stesso stato di prima, per quanto riguardava gli emigrati. Il segretario in una sala gremita da dignitari e membri della Fratellanza ha affermato che uno dei 'Maggiori ostacoli è il costante aumento di nascite nella popolazione di emigrati, specialmente in Argentina', che può superare il numero demografico dei sammarinesi a San Marino. Dopotutto, anche se avevano eliminato l’ articolo 7, hanno al suo posto aggiunto il limite discriminatorio del diritto al voto universale come per i residenti all’interno. Questo atto legislativo è solo comparabile all’applicazione di un cerotto adesivo su una ferita di arma da fuoco che non può guarire, per aprire una susseguente ferita in un’altra parte del corpo.
Leggendo le cronache su 'San Marino Oggi' ed altri più o meno noti periodici, ha notato un suggerimento offerto dal Ministro della Chiesa Don Pino Iannuzzi, il quale incoraggia a recarsi in chiesa quotidianamente per chiedere Divino Intervento. Riflettendo su quanto leggevo ho pensato che non sarebbe una cattiva idea, ma credo che i Santi abbiano cose più importanti a cui pensare, che indurre delle persone a pentirsi dei danni causati a centinaia di persone penalizzate essendo solamente colpevoli di avere dovuto emigrare quando i venti della miseria e della disoccupazione soffiavano inclementi su tutto il territorio Sammarinese.
Tempi passati durante i quali parole come 'riciclaggio', 'white list', ed altre ombrose definizioni venissero coniate.
Tempi passati quando una persona si sentiva orgogliosa di essere parente o amica di un emigrato.
Tempi passati quando la nascita di un figlio era un evento lietissimo, in tutte le parti del mondo, (anche in Argentina) e non una delle cause per cui il governo oggi è in crisi, ma anche a questo si può riparare, basta spedire una nave piena di farmaceutici per la prevenzione delle gravidanze a Buenos Aires.
Tempi passati coma quando per avere un colloquio con un segretario di Stato come lo era il prof Bigi, bastava recarsi al Bar della Torretta di sera verso le 9 e gli si poteva presentare dei problemi o scambiare opinioni, e lui rispondeva in una lingua comprendibile da tutti, quella dei nostri Padri.
Oggi noi emigrati possiamo inviare lettere alla Casa Bianca e in pochi giorni qualcuno risponde. Ma a San Marino, facendo così, si spreca un francobollo, perché la nostra lettera viene prontamente cestinata. Oppure, se si è là, solo dopo avere atteso una mezza giornata in anticamera, forse, forse, ci si concede un minuto di attenzione.
Tempi passati quando un governo era autosufficiente, e autonomo. Ora le banche 'saltano'’ e capitali svaniscono. Ecco una possibile soluzione, perché non mandare il Consiglio Grande e Generale in vacanza e insediare 60 emigrati al loro posto, solo per dimostrare come si fa a fare tanto con poco, a usare ogni centesimo come se si avesse dovuto sudare sangue per guadagnarlo minando il carbone, respirando il cemento e lavando colonne di piatti. 'Cercando si trova e camminando si inciampa' ma se mentre si cerca e si cammina, si tengono gli occhi aperti non si inciampa.

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I cento giorni

di: "Pietro Solferini"
Il dato politico dei primi cento giorni di questo Governo mi pare sia costituito dal ritorno in auge di Gabriele Gatti. Questa moderna fenice che rinasce dalle sue ceneri, questo novello gattopardo che cambia tutto affinché nulla cambi, riporta alla mente, senza pescare troppo in alto ed indietro nel tempo (ai più famosi cento giorni della Storia) altri due celebri ritorni, quelli del pugile Tyson e del calciatore Maradona. Ricordo un’imponente campagna pubblicitaria planetaria che inneggiava il ritorno sul ring di Mike Tyson, al rientro agonistico dopo un periodo di ascetica meditazione presso le carceri dell’Illinois, dallo slogan molto semplice ed efficace: “He’s back”. Anche Diego Armando Maradona, una volta scontato un periodo di squalifica per avere tirato troppo forte, tornò sui campi da gioco ai Campionati Mondiali del 1994, ed i giornali titolarono di nuovo: “Il re è tornato”.

Dopo aver manifestato l’intenzione di non partecipare al Governo del Patto per San Marino, per svolgere invece un ruolo più oscuro e defilato, Gabriele Gatti ha esibito sommessamente e quasi scusandosi il crudo dato elettorale, per fare constatare e digerire l’ineluttabilità della propria nomina. Entrato in Congresso dalla finestra delle Finanze, ha ben presto soggiogato tutti i colleghi con il proprio carisma per tornare ad essere il leader maximo ed indiscusso di questa maggioranza. Le due Dame, ammaliate da cotanto irresistibile influsso, hanno di buon grado accettato il ruolo di semplici comprimarie, ed ora lo riveriscono ed ossequiano con il rispetto e la succubanza che si devono al capo che Egli è. Dopo aver tagliato tutti i ponti con possibili alternative, ora non hanno alternative. Gli avversari sono tutti sepolti, non solo di Partiti avversari, ma anche di quelli alleati, che appaiono ora più defilati ed ininfluenti che mai.
I Suoi elettori sono convinti che sia capace di portare il Paese all’abbondanza degli anni ’90, come se i periodi di vacche grasse non dipendessero dalla congiuntura economica e finanziaria italiana e mondiale, ma da chi regge le sorti del nostro Paesello in quel momento.
Nei giorni scorsi l’Avv. Giuseppe Lonfernini, in merito alle problematiche del settore della giustizia, propugnava sulla stampa un ritorno al passato, quando i Giudici venivano nominati dal Consiglio Grande e Generale con conferma ogni tre anni. E’ anch’egli un ingenuo nostalgico, che non vuole accettare il mutare dei tempi. Con il livello culturale e morale dei nostri attuali governanti, se dovessero rinnovare i Magistrati ogni tre anni, li costringerebbero a tali e tanti compromessi che davvero potremmo dire addio per sempre al sogno di una Giustizia giusta.
Né Tyson, né Maradona (e neppure Napoleone) tornarono mai quelli di un tempo….

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martedì 24 febbraio 2009

Spunti dal Forum Ambrosetti

Di Antoni Carattoni – da: L’Informazione

Venerdì scorso il Forum Ambrosetti ha organizzato una sessione di lavoro dedicata all’attualità dei problemi del sistema bancario e finanziario sammarinese: importante, approfondita, utile. Abbiamo ascoltato contributi giuridici che hanno teso a dimostrare le buone ragioni sammarinesi di fronte alle iniziative della Procura della Repubblica di Forlì e che hanno messo a fuoco il ruolo e la “tenuta” delle convenzioni internazionali.
Due relazioni meritano, a mio avviso, particolari considerazioni: quella del dott. De Molli e quella dell’on.le Bongiorno. Noi abbiamo i nostri interessi di Stato da difendere —ovviamente — ma i nostri interessi possono essere meglio tutelati se inseriti in una rete di compatibilità internazionali in quanto (non dimentichiamolo mai) i problemi che ci vengono imputati non riguardano tanto i capitali dei residenti sammarinesi, ma quelli che cittadini di un altro Stato portano a San Marino.
Bisogna sapere gestire i cambiamenti e individuare il nostro posto di volta in volta, a seconda delle circostanze. Battere il pugno sul tavolo o rivendicare che “non siamo il comune di Verucchio” può arricchire il folclore, ma fa danni alla Repubblica che non ha i mezzi per accompagnare con la forza le affermazioni di taluni nostri presunti combattenti.
La sottovalutazione del nuovo clima internazionale, la sudditanza a taluni gruppi di potere non istituzionali che hanno sostenuto l’utilità di resistere fino all’ultima raffica, ci hanno portato fuori dalla White list con danni rilevanti alla collettività. Il dott. De Molli ha fatto una stima quantitativa del saldo fra costi e benefici reciproci nelle relazioni fra San Marino e Italia. Mi sembra una valutazione attendibile ma che trascura due fattori: ci sono strumenti contrattuali non quantificati (es: mandati fiduciari) e che possono essere portatori di volumi considerevoli ch possono, in astratto, indurre effetti non trascurabili non solo in termini quantitativi.
L’on.le Bongiorno ha espresso un concetto chiaro e realistico: ci sono ragioni di diritto che depongono in favore di San Marino per i contenziosi giudiziari in corso, tuttavia la percezione che gli altri (vedi l’italia) hanno di noi è quella di “un’isola” che arreca danni rilevanti in termini di fiscalità. Le nuove regole della finanza internazionale, è inutile farsi illusioni, esigono trasparenza, cioè conoscenza reciproca di chi dispone di determinati capitali ovunque siano allocati. La coesistenza di questi due fatti in questo specifico momento è alla base delle determinazioni politiche ed è con la politica che possono essere risolte.
La chiarezza di queste argomentazioni dovrebbe farci riflettere; chi racconta che è possibile separare già oggi lo scambio di informazioni per fini di lotta alla criminalità ed al terrorismo dalla questione fiscale, dice il falso. Più serio sarebbe mettere in campo una politica che rivendichi il riconoscimento internazionale del differenziale fiscale, oppure una strada diversa ma che comunque tuteli chi qui ha portato capitali dai rischi che lo scambio di informazioni comporta.

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lunedì 23 febbraio 2009

Le banche si uniscano in un'unica associazione

di Emilio Dalla Balda (Presidente Banca Commerciale Sammarinese)
“Il Forum del 20 febbraio scorso organizzato da The European House-Ambrosetti e coordinato magistralmente da Carmen Lasorella ha fatto il punto sul sistema finanziario sammarinese, sul riciclaggio e sui rapporti tra San Marino e Italia mettendo in rilievo alcune questioni di fondo importanti. La raccolta bancaria complessiva di 14,2 miliardi di euro è del tutto insignificante a livello internazionale e dimostra che le vie del riciclaggio passano per altri Stati e che San Marino può, al massimo, ottenere l’attenzione di qualche evasore fiscale o di qualcuno che cerca la riservatezza per i suoi sudati risparmi.

Ciò non toglie che San Marino deve tenere alta la guardia contro i pericoli di riciclaggio e collaborare apertamente con le Autorità Internazionali. È indispensabile ed urgente un’azione per il cambiamento e per la ridefinizione dei rapporti internazionali in un quadro strategico diverso con l’obiettivo primario di ottenere il riconoscimento internazionale delle nostre regole rendendole addirittura migliori di quelle italiane ed europee pur nel quadro di una differenziazione competitiva che sfrutti i nostri punti di forza. In questa ottica l’accettazione di regole comuni non intacca la sovranità del Paese che invece è stata minata dalla progressiva omologazione del passato che ha ridotto San Marino a entità locale. Il complesso del quadro convenzionale con l’Italia è in vigore in quanto non è stato denunciato da alcuna delle parti e quindi certe istituzioni italiane hanno preso iniziative in violazione degli accordi. L’importantissima sentenza della Cassazione rende giustizia alla Cassa di Risparmio ma anche al nostro Stato. Deve però essere chiaro che non possiamo continuare a subire il cambiamento con tattiche furbesche e dilatorie miranti a prendere tempo. Dobbiamo impostare un progetto e un metodo di governo che promuove e anticipa il cambiamento mettendosi in posizioni di testa tra i Paesi virtuosi. I costi della procedura rafforzata sono alti sia per il settore bancario e finanziario, sia per l’erario sammarinese e non ce li ripaga nessuno. È chiaro che il segreto bancario è un asset per San Marino, ma è altrettanto chiaro che non è un ostacolo per l’applicazione delle normative sull’antiriciclaggio, e che cede solo in presenza di reato. Sta poi alla politica valutare, attraverso un’analisi costi/benefici, se vale la pena mantenerlo nei tempi lunghi. In questa fase, è prioritario uscire dalle diffi coltà e diventare affidabili per la Comunità Internazionale facendo tutto il necessario per entrare nella white list che è determinante per il ritorno alla normalità operativa. E settembre è molto vicino. Occorre realizzare un sistema San Marino trasparente e perseguire con costanza e coerenza la legalità con l’obiettivo di fondo di diventare credibili. I clamorosi errori del passato non devono servire per soddisfare le voglie polemiche o le rivincite politiche. Devono rappresentare una lezione e uno stimolo per una svolta radicale nei metodi e nelle politiche di governo. Va evitata la drammatizzazione masochista in quanto, pur dovendo sottostare all’adeguata verifica delle banche italiane fino a che non entreremo nella white list, l’Italia non impedirà agli italiani di portare denaro a San Marino e ai sammarinesi di portarlo in Italia in quanto si opera nella stessa area economica e valutaria e sarebbe una forma odiosa di sopruso verso un Paese indifeso. Noi non possiamo permetterci di entrare in lite con l’Italia, ma penso che anche l’Italia non avrà alcuna intenzione di strangolare San Marino e pertanto diventerà collaborativa superando gli attuali contrasti. Alla luce di quanto stiamo vivendo, riconfermo la mia ormai antica convinzione che San Marino può sopravvivere e prosperare solo facendo sistema e progettando con lungimiranza il suo futuro. Anche le banche dovrebbero decidere di unirsi in una unica associazione per fare sistema, per promuovere nuove ed elevate professionalità interne e per organizzare servizi comuni di alto livello tramite un ente giuridico da loro fondato, partecipato e diretto. Sarebbe un grande contributo anche per il consolidamento, la crescita e l’internazionalizzazione del nostro centro finanziario”.

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Gattino investito

Nella notte fra venerdì e sabato è stato trovato ferito, nella sottomontana poco distante dalla trattoria Ugolini in direzione Murata, un gattino di circa 6 mesi di colore rosso, occhi gialli di razza europea, il gattino è stato portato presso l’ambulatorio veterinario di Dogana.
Per informazioni: Ambulatorio 0549/909641; APAS 0549/996326; Manuel 338/2572052

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venerdì 20 febbraio 2009

Crisi economica e lavoro: Ciavatta e Felici ne discutono

di Roberto Ciavatta
Caro Felici, proprio così: la situazione è nera, l’occupazione diminuisce, la crisi finanziaria si riversa sull’economia reale… o forse la finanza si svela per quello che è?, cioè uno stratagemma con cui l’economia reale è sopravvissuta senza basi reali! Di questo parlano i più avveduti economisti e sociologi, di una crisi del sistema capitalistico liberale e del suo presupposto: la società del lavoro e della crescita continua.
Tutto questo, dice Tiezzi dell’Università di Siena, non funziona per un semplice motivo: il pianeta è uno spazio finito, perciò non può dare una crescita infinita, e nemmeno un’occupazione adeguata. La finanza fino ad ora ha tenuto in piedi un castello privo di fondamenta, d’ora in avanti faticherà a farlo, e nel medio periodo, lo si voglia o no, il sistema imploderà. Si potrà solo decidere se costringere le imprese a non usare le tecnologie, e salvaguardare così il lavoro (ma non è certo una strada perseguibile, né auspicabile), oppure abituarsi ad una società in cui il lavoro del singolo individuo non sarà più indispensabile.
Di fronte a tutto questo il sindacato non dovrebbe chiedere al Governo, come fa Felici, di risolvere il problema: come potrebbe risolverlo il governo? Ha solo un’arma: tamponare l’emorragia versando (come succede ovunque) oboli milionari nelle casse degli imprenditori, in cambio dell’impegno a non chiudere (cioè in cambio di licenziamenti solo ridotti).
Cioè, che succede? Lo stato paga “tizio” per non chiudere un’azienda non più competitiva, perché se chiude i lavoratori perdono il posto, e quindi i soldi che gli da “tizio”. Pensateci su: non sarebbe meglio se lo Stato desse i soldi direttamente al lavoratore che perde il lavoro piuttosto che a “tizio”? Nulla, infatti, impedisce a “tizio” di licenziare in ogni caso, o spostare la produzione altrove, o nel migliore dei casi (è quanto succede in USA in questi giorni) continuare a chiedere oboli all’infinito, tenendone una buona parte per sé.
Oggi, sono tre le cose che un sindacato dovrebbe fare: 1) lo presagisce anche Felici: “tre contratti sono scaduti, la situazione economica è quella nota…” che sta a dire: come facciamo a ottenere aumenti dignitosi se le aziende chiudono? La risposta è: meccanismi automatici di rivalutazione legati all’inflazione e al PIL, proprio i referendum che la CSU, per ragioni di partito, ha contrastato. 2) vietare contratti capestro, perché tra i 1600 cassintegrati e i licenziati di ogni giorno, chi ha contratti co.co.pro. o interinale non è conteggiato, visto che a loro basta non rinnovare il contratto, e alla cassa integrazione non hanno proprio diritto. Anche questi referendum la CSU li ha contrastati per ragioni di partito. 3) come misura tampone – pretendere una riduzione oraria significativa (il sociologo De Masi parla di 25/30 ore) a parità di stipendi. Se lo Stato deve versare denaro della collettività, lo faccia per salvare i lavoratori, cioè persone in carne ed ossa, non per salvare l’economia, che è l’interesse di pochi. Invece di versare oboli agli industriali, li versi agli operai in cambio di una drastica riduzione oraria, e pretenda tetti massimi per le retribuzioni dei manager.
Chi persegue queste misure se non un sindacato? Se la cecità del modello turboliberista ha potuto trionfare in occidente, la colpa maggiore è da addebitare ai ripensamenti sindacali seguiti al 1989! Da noi il sindacato si è ridotto al teatrino di chi ha fatto fortuna dietro la scrivania, e ora, nonostante la crisi finanziaria, continua a chiedere l’istituzione del secondo pilastro pensionistico da mettere in bocca ai finanzieri stessi. Ora che ovunque i fondi pensione crollano. Per che motivo? Solo perché sono loro e i loro partner a volerli gestire? E allora, a cosa si riduce il ruolo del sindacato? A traditore e peggior nemico dei lavoratori e dei pensionandi?


SINDACATO – Giorgio Felici: “Crisi occupazionale, il governo si muova”

[L’Informazione] “Ovviamente siamo fortemente preoccupati perché ogni giorni c’è un problema occupazionale nuovo”. Così Giorgio Felici, segretario della Federindustria della Cdls, commenta il dato della forte crisi occupazionale che vede aziende storiche sammarinesi in forte crisi e 51 richieste complessive di licenziamento. Tra le aziende in crisi la Ponte&Mellini, che ha chiesto il licenziamento di 24 dipendenti su 30, la Birra Amarcord, 7 licenziamenti su 7, chiuderà i battenti a San Marino e la Cams Macchine, con la richiesta di 13 licenziamenti su 40. “A fronte di questa situazione – dice Felici – segnali da parte del governo di atteggiamenti finalizzati a politiche e comportamenti nuovi, non ne vedo. Non sappiamo di piani o progetti riguardanti la politica industriale o di sviluppo. Ancora non si vede niente all’orizzonte e questo ovviamente mi proccupa, considerato anche l’attuale contesto contrattuale così complicato. Abbiamo tre contratti già scaduti: industria, artigianato e pubblico impiego allargato. La situazione economica è quella nota. Noi, come sindacato, stiamo preparando una serie di iniziative per la primavera, iniziative di carattere propositivo e con contenuto economico-sociale. Nello stesso tempo chiediamo però al governo di spingere sull’acceleratore per contribuire fattivamente a risolvere la complicata situazione – conclude Felici -”.

L’Informazione di San Marino
a.f.

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giovedì 19 febbraio 2009

LIBEROS AB UTROQUE

di Pier Paolo Guardigli, Direttore ed editore di www.sanmarinonotizie.com

Think global, act local
Questo adagio anglosassone dovrebbe suggerire un corretto modus vivendi a noi sammarinesi e soprattutto a chi ha nelle proprie mani le sorti di questa Repubblica. Guardare all’esterno, per confrontarsi, non rimanere indietro, adeguarsi agli standard internazionali, essere parte attiva della globalizzazione ma senza mai dimenticare che l’azione deve essere caratterizzata dal nostro particolare contesto, dalle nostre peculiarità storico-giuridiche, dalla singolarità del nostro Paese.

Siamo una RSL
Ultimamente, invece, mi pare che si tenda a fare il contrario, ovvero pensare con la ristretta mentalità provinciale del ‘piccolo paesino’ per poi agire internazionalmente senza caratura, senza credibilità e, soprattutto, senza alcun orgoglio nazionale. Che il nostro Paese stia diventando ogni giorno di più una Repubblica a Sovranità Limitata (rsl) è sotto gli occhi di tutti. Dopo aver svenduto grosse fette della nostra economia a facoltosi e potenti clienti stranieri (per lo più italiani), ora ci stiamo svendendo anche l’ultimo e preziosissimo pezzo di patrimonio, quello della nostra autonomia, della nostra indipendenza, della nostra effettiva ed esercitata sovranità.


Usi obbedir tacendo
Ormai, come abbiamo visto anche nell’ultima vicenda che ha coinvolto tutto il nostro sistema bancario, le nostre ‘leggi’ le fanno a Roma, nella fattispecie sono stati Banca d’Italia, Ministero del Tesoro e Ministero degli Affari Esteri. Con un colpo di mano hanno eliminato di fatto l’anonimato societario, il segreto bancario, i mandati fiduciari, tre dei capisaldi della nostra economia finanziaria da cui dipende buona parte della nostra ricchezza. Ma noi sappiamo solo reclinare il capo e recitare il noto motto dell’Arma: “usi obbedir tacendo”. Evidentemente se nessuna voce di forza e di carattere si è levata nel governo (ma neppure nella maggioranza nel suo insieme, mentre quella dell’opposizione è stata talmente flebile da rimanere inascoltata) per riaffermare i principi di autonomia ed indipendenza (tanto cari alla nostra storia e alla nostra tradizione), vuol dire probabilmente che stiamo subendo un pesante ricatto o che abbiamo tutti perso il lume della ragione.

Un sussulto d’orgoglio
Allora si tratta di capire qual è questo ricatto che ci rende muti ed inermi e cercare di rimuoverlo. Non credo, infatti, che oggi, in questa parte di mondo civilizzato, nessun Paese, grande e potente che sia, possa indurre un altro a fissare regole, normative, leggi, senza il supino o benevolo consenso di quest’ultimo: sarebbe un’ingerenza grave, gravissima, che va contro ogni principio basilare della convivenza civile fra Stati e del diritto internazionale stesso. Allora perché, ci si chiede, San Marino non mostra alcun sussulto d’orgoglio? Perché non riconquista, nei fatti, la piena sovranità?

Incaricare vs scaricare
Prendiamo il caso della nomina del Presidente della BCSM. Pare che in tutta San Marino non si trovi una persona con la necessaria esperienza, con le conoscenze adeguate, con l’indispensabile tasso di specchiatezza ed onestà per ricoprire questo delicatissimo incarico, che infatti è stato proposto all’esimio prof. Paolo Savona (il quale, chissà perché, lo ha già declinato, scaricandoci seppure con eleganza). O forse dobbiamo sospettare che – ancora una volta - qualcuno da Roma voglia consigliare (se non imporre) la proposta dell’autorevole nome?

Nemini teneri
In diciassette secoli di storia abbiamo sempre dimostrato di non dover dipendere da nessuno: dall’antico e glorioso nemini teneri (‘non dipendere da nessuno’ appunto), allo storico testo del Placito Feretrano, attraverso le vicende alberoniane (in tempi di Papi –Padroni!), quelle napoleoniche (di un impero, cioè, totalmente privo di scrupoli verso sovrani grandi e piccoli), fino al fascismo ed al dopoguerra. E oggi, invece, cosa succede al nostro amato Paese? Perché non può più rivendicare la sua piena ed assoluta autonomia di Stato libero? Stiamo divenendo (o siamo già divenuti) schiavi di un vincolo feudale che persino al tempo delle Signorie riuscimmo ad evitare? O nella migliore delle ipotesi (aggiornata) diverremo una simpatica e folkloristica provincia romagnola, magari per gentile concessione ‘a statuto speciale’, pronta per una divertente puntata di ‘Sereno variabile’?

Relinquo vos liberos ab utroque homine
Dal canto mio, non è questo il patrimonio culturale/statuale che intendo lasciare a mio figlio: un Paese privato del proprio orgoglio, della propria storia, della propria autonomia. Ma per sentirsi nuovamente liberi, intimamente indipendenti, effettivamente autonomi, e giuridicamente sovrani, ci si deve rimboccare TUTTI le maniche, smettere di dividersi in fazioni e sottofazioni, combattere la nostra battaglia di sammarinesità (così si è cominciato a chiamarla negli anni ’80 del secolo scorso, con un termine di dubbio gusto ma chiaro ed efficace) e ritrovare con un coraggioso sussulto d’orgoglio nazionale il nostro carattere perduto di Stato libero. Dove è finito il vanto del tanto citato passo del Santo Marino: relinquo vos liberos ab utroque homine? In quanti siamo rimasti a pensarla così?

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mercoledì 18 febbraio 2009

Crisi economica, segnali di incoscienza

Di Marisa Neri (Direttivo USC)
Finalmente qualcuno ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e comunicare che il fenomeno della cassa integrazione guadagni ha coinvolto 1600 posti di lavoro ed è crisi.
Dissento con l’estensore dell’articolo apparso sul vostro quotidiano di martedì 17 Febbraio, quando afferma che la crisi è una novità arrivata repentinamente senza preavviso. Come troppo spesso accade nel nostro Paese, preferiamo ignorare ciò che sta fuori dai nostri confini, come se dall’economia della vicina Italia non dipendesse in larga parte anche la nostra.

In settembre 2008 si è manifestata una crisi che ha investito tutto il mondo.
Abbiamo volutamente ignorato l’evidenza, inebriati dal fenomeno dell’aumento esponenziale del numero di società che approdavano a San Marino, dal conforto di sapere che le banche risultavano essere il maggiore contribuente per le casse dello stato, che le numerose finanziarie rilasciate fungevano da collettore importante per la movimentazione finanziaria.
Con la massima incoscienza abbiamo continuato ad illuderci che San Marino è un paese fenomeno, che chi lo governa ha poteri fenomenali, tali da dispensare tutti da qualsivoglia preoccupazione.

Il dato pubblicato di € 2.243.726 spesi nel 2008 per ricorso alla cassa integrazione guadagni, dovrebbe farci scattare nella mente alcune domande:
Quanto resta (se c’è ancora) del fondo cassa integrazione?
Il gettito mensile che alimenta il fondo quali capacità ha di soddisfare le ulteriori necessità che si produrranno nel 2009? Di quale portata saranno?
E ancora: quali strumenti ha messo a punto il governo per sostenere l’economia dell’industria e del commercio?
Si è pensato di destinare somme per diminuire il costo del denaro al fine di far accedere a prestiti bancari agevolati quelle attività che intenzionate a non licenziare siano messe nella condizione di resistere per superare la crisi?
Il blocco provocato nel circuito bancario dalla circolare Draghi alle banche Italiane ha annichilito il Paese. La politica e la diplomazia Sammarinesi stanno lavorando alacremente per ricondurre la situazione in ambito di governabilità.
Il tempo lavora contro di noi, è indispensabile che tutte le forze sociali in campo prendano atto prima che diventi emergenza, che i problemi sono seri.
Auspichiamo fin da subito il segnale che ognuno per il proprio ruolo si adoperi per fare ‘Sistema’, avendo ben presente che solo così ce la possiamo fare.
Il rimpallo delle responsabilità non interessa, ciò che importa sono le risposte che vanno date e che aspettiamo.

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venerdì 13 febbraio 2009

“Una situazione economica senza precedenti”

di Luigi Avv. Lonfernini – La Tribuna Sammarinese –
Signor Segretario Gatti, leggo alcune dichiarazioni ma non ricordo se sono da ricondurre alla Sua persona od al suo Dicastero. In termini molto semplici si prevede che le entrate tributarie, nei prossimi anni, subiranno un drastico ridimensionamento. I motivi, stando agli analisti, sono da ricercare nella grande crisi che sta imperversando sul sistema dei mercati globalizzati.
Certamente la crisi internazionale gioca anche per San Marino in maniera negativa ma, per il nostro sistema economico-produttivo, non tutto si può ricondurre alla globalizzazione dei mercati.

Le nostre entrate sono massicciamente concentrate nella monofase e nelle imposte sui redditi (queste ultime in gran parte provenienti dagli utili delle cosiddette Banche Storiche), le spese sono destinate all’apparto burocratico ed in particolare sono finalizzate al mantenimento dello stato sociale. Ora la monofase subirà delle contrazioni in riferimento certamente alla crisi di produttività delle aziende ed alla conseguente perdita di competitività sui mercati, ma la crisi vera nasce principalmente per il fatto che il sistema San Marino, così come è stato impostato per tanti anni, non regge più; non regge più per un semplice motivo: l’interscambio commerciale ha dato luogo a diversi inconvenienti (termine eufemistico) per cui il giocattolino si è rotto e si è rotto perché troppi pseudo imprenditori sono stati accolti sul Titano al solo scopo di mettere in atto attività imprenditoriali che miravano esclusivamente a beneficiare di situazioni interne poco trasparenti ma coperte dall’ombrello di politici poco attenti. E’ bene anche precisare che sul Titano si è anche affermata una imprenditoria vera, capace di produrre vera ricchezza ed occupazione ma che oggi soffre anche a causa di troppa disattenzione (termine eufemistico) da parte del potere politico-amministrativo. Le imposte dirette avrebbero dovuto principalmente basarsi sugli utili conseguiti dalle aziende industriali e commerciali ma per una particolare predisposizione dileggi, combinate con deliberazioni del Congresso di Stato, attraverso fusioni di comodo, si è giunti ad evitare che lo Stato rimpinguasse il proprio patrimonio disponibile. L’espansione delle attività produttive superiore alle effettive necessità del Paese, che sono servite anche per enormi speculazioni edilizie senza un ritorno per lo Stato, hanno immesso sul mercato sammarinese mano d’opera frontaliera in maniera sproporzionata ed ora, in fase di recessione, subiamo le conseguenze. Gli Istituti di Credito si trovano nelle condizioni che tutti conosciamo per cui diventa difficile capire se riusciranno a mantenere la redditività del passato e quindi se continueranno ad essere quei contribuenti speciali per le casse dello Stato. Dietro ad una diminuzione delle entrate tributane a causa anche delle difficoltà in cui versano gli Istituti Bancari, non dimentichiamo che ci sono circa 500 dipendenti qualificati che hanno maturato una elevata professionalità vera e che sono il fiore all’occhiello delle nostre attività socio-economiche e che forse grazie alla loro professionalità raggiunta, le Banche riusciranno a mantenere la competitività, pur con tutte le rinunce a cui saranno costrette a causa di una politica di espansione nell’interscambio commerciale dissennata. Io non sono in grado di suggerire eventuali provvedimenti che possono in qualche modo cercare di contenere Una situazione economica che non ha precedenti, per il nostro Paese, nel passato remoto o recente. Negli anni trenta il Paese era talmente povero che la grande crisi non ha infinito più di tanto anche se il governo di allora mise mano a tutta una serie di opere pubbliche che contribuirono non solo a recuperare il centro storico di Città ma anche a dare lavoro a numerosi operai ed artigiani. Il dopo guerra aveva lasciato il Paese ancora più prostrato di quello che era alla fine degli anni trenta ed ai sammarinesi solo l’emigrazione poteva garantire la sopravvivenza e, grazie alle rimesse degli emigranti, il Paese negli anni sessanta — settanta è riuscito poi a mettere in moto un nuovo sistema economico basato sugli investimenti dei sammarinesi, sulle attività turistiche, sulle attività produttivo-commerciali. Le crisi successive del mondo occidentale anni 1974, anni 1980, dovute principalmente all’aumento del costo dei prodotti petroliferi, non hanno inciso più di tanto sul sistema Paese in quanto con le modeste entrate ma certe e le attività economiche esistenti ed in particolare con l’occupazione alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, San Marino è riuscito a far fronte alle necessità interne garantendo l’occupazione. Un fatto è certo: San Marino deve reinventare un nuovo modello di sviluppo in parte basato sulle attività esistenti ma che in parte devono essere, per certi aspetti, inventate o reinventate. Certamente i cittadini devono essere chiamati ad una maggiore responsabilità e chi governa deve recuperare il senso della misura evitando di ripetere gli errori, voluti o meno, che in passato hanno condotto il Paese a perdere la sua immagine e che ci hanno portato di conseguenza a creare una conflittualità proprio con il Paese con il quale le relazioni, di qualunque tipo e natura, dovrebbero essere al massimo. Non vorrei che la soluzione a tutti i nostri mali sia quella di riproporre l’instaurazione della casa da gioco. Diceva il filosofo-economista Keyenes “quando lo sviluppo del capitale di un Paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casinò di gioco, è probabile che vi sia qualche cosa che non va bene”.

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giovedì 12 febbraio 2009

Eco edilizia sed edilizia

da: www.dire.it

Un boom edilizio, negli anni Novanta, che come risultato ha portato troppe abitazioni rispetto agli stabili industriali e strade scarse. Un piano regolatore sorpassato, scaduto nel 2002 e che avrebbe bisogno di innovazioni, ma anche una nuova legge per il riutilizzo delle acque reflue nelle abitazioni che in Italia non ha eguali. A San Marino, in un momento di stallo del mercato, anzi, “di recessione paurosa”, si sta cercando di dare una svolta in senso “ecologico” al settore dell’edilizia cui la Repubblica deve buona parte della sua ricchezza.Per le case di nuova costruzione, per esempio, per legge il 70% del fabbisogno di acqua per innaffiare e per gli scarichi deve essere “grigia”. I 300 tecnici del settore costruzioni, tra architetti, ingegneri e geometri, vogliono guardare avanti. Si impegnano per illuminare la politica, a loro avviso troppo concentrata su altri temi.
Luca Zanotti, architetto in una delle imprese più grandi della Repubblica, Aedilia Engineering, conferma alcune delle voci che circolano a San Marino e ne smentisce altre. E’ vero, per esempio, che negli anni Novanta, “in soli dieci anni, gli stabili a uso abitativo sono quadruplicati, ma senza criterio” spiega l’architetto. “Si è voluto creare una zona industriale per ogni Castello (i Municipi sammarinesi, ndr), senza considerare la carenza di strade e il fatto che la merce va trasportata”. I tir, quindi, attraversano San Marino creando problemi di traffico, di inquinamento e, dove le strade sono strette, perdono molto tempo per consegnare le merci. Il nuovo Segretario di Stato per il Territorio, Gian Carlo Venturini, è al lavoro proprio per migliorare le infrastrutture: “I governi hanno sottovalutato questo problema, andava affrontato da tempo” aggiunge l’architetto. Come va affrontato il nuovo piano regolatore, dato che l’ultimo ha elaborato la pianificazione sotto il Titano fino al 2002 “avendo come unico criterio l’aumento della popolazione- puntualizza Zanotti- e costruendo tanto, troppo all’inizio per poi cercare una stabilizzazione per gradi, anche per non mettere il ginocchio il settore”. Oggi, quindi, ci sono molte case vuote in Repubblica, “i numeri fluttuano- ironizza Zanotti- c’è chi parla di 8.000 alloggi invenduti o sfitti, c’è chi dice 3.000”, ma sono comunque tante, pure se l’architetto sbugiarda chi dice che il territorio è stato totalmente consumato: “Si è costruito sul 17% del territorio e ci sono ancora zone protette e agricole”.

Oggi, pur “girando al minimo per non morire”, il mercato edilizio vuole essere lungimirante, almeno dal punto di vista ambientale. Fino a due o tre anni fa a San Marino non c’erano leggi che regolassero l’edilizia sostenibile, con un ritardo di più di dieci anni rispetto alla vicina Italia. Ma i nuovi professionisti sammarinesi del settore si impegnano per costruire ecocompatibile: “Con una spesa del 5-10% in più per la costruzione poi si hanno risparmi sull’energia, dall’elettricità al riscaldamento all’acqua del 20-30%”, conferma Zanotti che già vede molti sammarinesi orientati verso questo tipo di filosofia. Il rispetto per l’acqua si sta facendo strada. “Fino a qualche anno fa eravamo degli spreconi- afferma- forse tra il 20 e il 50% in più rispetto agli italiani già ai vertici delle classifiche per consumo”. Ultimamente, invece, sono state organizzate molte campagne di sensibilizzazione, a partire dalle scuole, per insegnare a risparmiare acqua. Senza contare la legge 72 del 2008, che ha introdotto aspetti che esistono anche nella legislazione italiana, con qualche miglioria. Una è quella del riutilizzo nelle abitazioni delle acque reflue. Per tante operazioni utili, dallo scarico dei bagni ai giardini, che sotto il Titano non scarseggiano, come pure le piscine.

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martedì 10 febbraio 2009

La morte e la vita

di Mirko Tomassoni

Ieri sera alle 20.10 in una clinica di Udine è morta Eluana Englaro. Sono finite le battaglie e le sofferenze (giuste? sbagliate?) sue e di suo padre Beppino. Tanta Politica italiana, e tante voci della Chiesa hanno dimostrato senza costrutto, non solo di saper urtare agevolmente la sensibilità e patimenti altrui senza il rispetto del dolore, ma hanno manifestato palesemente la non capacità di comprendere la necessità di un pacato confronto sulle questioni etiche, e quindi di una Normativa progredita.
Un bailamme mediatico senza freni, senza imbarazzi…il tutto a causa dell’individuo di turno (e\o chi per lui\lei), che ha chiesto di porre fine alla propria oblunga agonizzante, estenuante esistenza.


Auspico sin da ora che una riflessione composta su queste Materie, abbia la meglio sul voler arroccarsi su nette posizioni di parte. Sarebbe bello e molto più edificante (anche a San Marino), assistere alla stessa agitazione ed allo stesso ansimante interesse, ogni qual volta la persona disabile di turno, spesso in condizioni gravissime, non chieda di morire, ma di Vivere e di vivere una Vita dignitosa, con pieno rispetto e con gli stessi Diritti degli altri”

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lunedì 9 febbraio 2009

Diritti e doveri di San Marino. Di’ la tua

da: San Marino OGGI
Sottostare alle regole internazionali implica rinunciare a parte della propria sovranità in virtù di benefici comuni e di essere appunti inseriti nella comunità internazionale. E San Marino si sta adeguando a tutto questo peccato che a volte ciò avvenga con la pistola puntata alla tempia. Se però al Titano è chiesto il rispetto di tutti i doveri che sono chiesti a chiunque altro paese che giochi con le stesse regole e vuole far parte della stessa comunità, è anche giusto che San Marino possa godere degli stessi diritti.
La recente sentenza della Corte di Cassazione infatti, (…) stabilisce che San Marino e l'Italia sono all'interno della stessa area valutaria. Adesso quindi, che San Marino si adegua in tutto e per tutto a quanto previsto dalle norme antiriciclaggio. Adesso che ha una legge pure più severa di quella italiana (come ribadito da Pier Luigi Vigna). Adesso che per la vigilanza è pure sottoposto alla Banca d'Italia. Quando potrà godere degli stessi diritti e cioè quando le banche sammarinesi, all'interno della stessa area valutaria potranno allargare il loro mercato a quello italiano? Rispettare gli stessi doveri è accettabile, godere però di minori diritti, no.

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domenica 8 febbraio 2009

TRIBUTO AD ELUANA ENGLARO

Desidero dedicare ad Eluana questo omaggio, cercando così di chiederle perdono per l’irruzione violenta che tutti, da una parte e dall’altra, hanno preteso di poter fare nella Sua propria vita, nella Sua propria sofferenza e nella Sua propria morte.




Sweet Death

Oh my sweet love, come to me
Take me in your soft embrace
Sweet love, please come closer
That I may touch your gentle face
Sing to me a love song
That will drive away my earthly fears
And when it’s all over
You can wipe away the tears

Sweet Death, please come easy
Help me end my suffering
Please hurry to my bedside
I cannot wait another day
Come quickly fill my being
Let no-one know that you are there
Then quietly light a candle
Walk ahead to show the way

Too long have I suffered
To carry on another day
Gently close my eyes now
Let hope and care fade away
Carry me across the water
Where the darkness meets the day
As I follow in your footsteps
Your candle lights the way

Tratto dall’album: Edge of a dream (2002)
Bert Jansch: voce e chitarra acustica - Dave Swarbrick: violino

BERT JANSCH
Caposcuola, virtuoso della chitarra acustica fin dagli anni Sessanta, scozzese (1943), Jansch è stato tra i fondatori dei Pentangle, assieme ad un altro grande virtuoso della chitarra, John Renbourn, per poi concentrarsi sulla carriera solista, con una quarantina di album a proprio nome e una grande influenza esercitata sulle giovani generazioni.

http://www.bertjansch.com/


DOLCE MORTE

Oh mia dolce morte, vieni da me
Prendimi nel tuo soffice abbraccio
Dolce amore, per favore avvicinati
Affinché io possa toccare il tuo volto mite
Cantami una canzone d’amore
Che possa condurre lontano le mie paure terrene
E quando tutto sarà finito
Puoi asciugare le lacrime

Dolce morte, per favore giungi facilmente
Aiutami a terminare le mie sofferenze
Per favore affrettati presso il mio letto
Non posso attendere un altro giorno
Vieni rapidamente riempi il mio essere
Fai che nessuno sappia che sei lì
Poi accendi quieta una candela
Cammina dinanzi per mostrare la strada

Troppo a lungo ho sofferto
Per tirare avanti un altro giorno
Adesso chiudi i miei occhi con grazia
Lascia che le cure e la speranza svaniscano
Portami attraverso le acque
Dove il buio incontra il giorno
Mentre io seguo i tuoi passi
La tua candela illumina il percorso


Il Direttore di SMN
p.s. la traduzione è mia


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martedì 3 febbraio 2009

Facebook invasion: 70 legioni, 55.000 fanti

Uno scherzo, una bravata collettiva o solo un nuovo modo di fare amicizia, seppur sopra le righe. Quale sia il motivo, sta di fatto che su Facebook gli iscritti ai numerosi gruppi che inneggiano all’invasione di San Marino sono oltre 55.000. Numeri pazzeschi. La storia è iniziata a novembre ed è ormai arcinota. La trasmissione radiofonica Zoo di 105 ha lanciato una delle sue bizzarre iniziative: Invadiamo San Marino. E in men che non si dica il social network più in voga del momento si è riempito di ‘sudditi’ pronti (almeno a parole) a prendere le armi per conquistare la più Antica Repubblica, rea di trovarsi in mezzo al territorio italiano e di avere leggi, prezzi e fiscalità propri. La data dell’invasione, vera o presunta, è già fissata: il 4 luglio di quest’anno. Il gruppo più numeroso è l’antesignano “Invadiamo San Marino”, che conta ben 17.330 iscritti, per poi scendere a 8.497 per “Quelli che partiranno con Paolo Noise per conquistare San Marino”, seguito a ruota dal gruppo “Riconquistiamo San Marino” con 4.971 internauti iscritti. Scendendo via via nella lista, si rimane sopra al migliaio di membri fino all’undicesimo gruppo e se non ci si stanca prima di scorrere e far di conto, si arriva ad oltre 70 gruppi con lo stesso tenore.

E se è vero che i social forum sono lo specchio della società reale, anche qui ce ne sono per tutti i gusti: dai più ironici e scherzosi a quelli che paiono proprio convinti del bisogno di un’invasione con tanto di ‘viulenza’, per dirla all’Abbatantuono. Non mancano gli insulti. E nemmeno le risposte di qualche sammarinese che proprio non ci sta a farsi prendere in giro (usando uno di quegli eufemismi che spesso nei post vengono bypassati): alcuni hanno risposto direttamente sulle bacheche dei gruppi, altri hanno creato un’apposita community made in San Marino dal nome battagliero: “Sono di San Marino e non ho paura delle invasioni!”: vi hanno aderito in 161 compresi alcuni volti noti della res publica del Titano (e visto il numero esiguo, speriamo che non ci sia davvero bisogno di combattere!).
Alcuni gruppi, poi, non sono ‘geograficamente trasversali’, ma si rifanno all’appartenenza regionale o cittadina. Eccone alcuni esempi: due dal Piemonte “Battaglione Piemonte contro San Marino a disposizione dello Zoo di 105” (ben 589 iscritti) e “Il Piemonte alleato allo Zoo di 105 per conquistare San Marino”, sempre restando nel nord Italia “Brescia alla conquista di San Marino con lo Zoo di 105”, “Conquistiamo San Marino! Bergamo c’è!”, “Biella con lo Zoo alla conquista di San Marino”, “Quelli dell’Alto Adige che vogliono conquistare San Marino”, "Conquistiamo San Marino. Legione Cascina dei Pecchi" (?!?), “Battaglione Trentino per la conquista di San Marino con lo Zoo”, “Mantovani alla conquista di San Marino”, “Alessandrini alla conquista di San Marino”, per finire con “Torino c’è” che conta però solo 50 firme. Ma non manca nemmeno chi si vuole ‘sbarazzare’ del Titano dal centro, più precisamente Fabriano, Foligno, Pisa… E anche dal sud: “Organizziamo un esercito marso per conquistare San Marino”, e un “Napoli invade San Marino” che comunque conta numeri irrisori.
Sempre per restare nel ‘ce n’è per tutti i gusti’, due i gruppi il lingua inglese, con iscritti da tutto il mondo, ma comunque abbastanza ironici e con qualche velata reminescenza storica sulla reale sovranità sammarinese, ovvero: “The invasion of San Marino” e “Army of Facebook: let’s get 5.000 people and invade San Marino”.
E un aiutino a questi sammarinesi? Ma certo! Arriva da Palermo, da dove un gruppo per la verità numericamente scarso non solo è pronto a scendere sul campo di battaglia per l’Antica Repubblica, ma anche a difenderla con commenti lusinghieri sulla bontà degli alcolici e dei prezzi e sull’amenità del paesaggio. “Peccato solo sia in salita – dice un’internauta”. Ma con i tempi che corrono, almeno sul web, le salite e le Rocche non possono che tornare ad essere armi decisive!

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