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giovedì 19 febbraio 2009

LIBEROS AB UTROQUE

di Pier Paolo Guardigli, Direttore ed editore di www.sanmarinonotizie.com

Think global, act local
Questo adagio anglosassone dovrebbe suggerire un corretto modus vivendi a noi sammarinesi e soprattutto a chi ha nelle proprie mani le sorti di questa Repubblica. Guardare all’esterno, per confrontarsi, non rimanere indietro, adeguarsi agli standard internazionali, essere parte attiva della globalizzazione ma senza mai dimenticare che l’azione deve essere caratterizzata dal nostro particolare contesto, dalle nostre peculiarità storico-giuridiche, dalla singolarità del nostro Paese.

Siamo una RSL
Ultimamente, invece, mi pare che si tenda a fare il contrario, ovvero pensare con la ristretta mentalità provinciale del ‘piccolo paesino’ per poi agire internazionalmente senza caratura, senza credibilità e, soprattutto, senza alcun orgoglio nazionale. Che il nostro Paese stia diventando ogni giorno di più una Repubblica a Sovranità Limitata (rsl) è sotto gli occhi di tutti. Dopo aver svenduto grosse fette della nostra economia a facoltosi e potenti clienti stranieri (per lo più italiani), ora ci stiamo svendendo anche l’ultimo e preziosissimo pezzo di patrimonio, quello della nostra autonomia, della nostra indipendenza, della nostra effettiva ed esercitata sovranità.


Usi obbedir tacendo
Ormai, come abbiamo visto anche nell’ultima vicenda che ha coinvolto tutto il nostro sistema bancario, le nostre ‘leggi’ le fanno a Roma, nella fattispecie sono stati Banca d’Italia, Ministero del Tesoro e Ministero degli Affari Esteri. Con un colpo di mano hanno eliminato di fatto l’anonimato societario, il segreto bancario, i mandati fiduciari, tre dei capisaldi della nostra economia finanziaria da cui dipende buona parte della nostra ricchezza. Ma noi sappiamo solo reclinare il capo e recitare il noto motto dell’Arma: “usi obbedir tacendo”. Evidentemente se nessuna voce di forza e di carattere si è levata nel governo (ma neppure nella maggioranza nel suo insieme, mentre quella dell’opposizione è stata talmente flebile da rimanere inascoltata) per riaffermare i principi di autonomia ed indipendenza (tanto cari alla nostra storia e alla nostra tradizione), vuol dire probabilmente che stiamo subendo un pesante ricatto o che abbiamo tutti perso il lume della ragione.

Un sussulto d’orgoglio
Allora si tratta di capire qual è questo ricatto che ci rende muti ed inermi e cercare di rimuoverlo. Non credo, infatti, che oggi, in questa parte di mondo civilizzato, nessun Paese, grande e potente che sia, possa indurre un altro a fissare regole, normative, leggi, senza il supino o benevolo consenso di quest’ultimo: sarebbe un’ingerenza grave, gravissima, che va contro ogni principio basilare della convivenza civile fra Stati e del diritto internazionale stesso. Allora perché, ci si chiede, San Marino non mostra alcun sussulto d’orgoglio? Perché non riconquista, nei fatti, la piena sovranità?

Incaricare vs scaricare
Prendiamo il caso della nomina del Presidente della BCSM. Pare che in tutta San Marino non si trovi una persona con la necessaria esperienza, con le conoscenze adeguate, con l’indispensabile tasso di specchiatezza ed onestà per ricoprire questo delicatissimo incarico, che infatti è stato proposto all’esimio prof. Paolo Savona (il quale, chissà perché, lo ha già declinato, scaricandoci seppure con eleganza). O forse dobbiamo sospettare che – ancora una volta - qualcuno da Roma voglia consigliare (se non imporre) la proposta dell’autorevole nome?

Nemini teneri
In diciassette secoli di storia abbiamo sempre dimostrato di non dover dipendere da nessuno: dall’antico e glorioso nemini teneri (‘non dipendere da nessuno’ appunto), allo storico testo del Placito Feretrano, attraverso le vicende alberoniane (in tempi di Papi –Padroni!), quelle napoleoniche (di un impero, cioè, totalmente privo di scrupoli verso sovrani grandi e piccoli), fino al fascismo ed al dopoguerra. E oggi, invece, cosa succede al nostro amato Paese? Perché non può più rivendicare la sua piena ed assoluta autonomia di Stato libero? Stiamo divenendo (o siamo già divenuti) schiavi di un vincolo feudale che persino al tempo delle Signorie riuscimmo ad evitare? O nella migliore delle ipotesi (aggiornata) diverremo una simpatica e folkloristica provincia romagnola, magari per gentile concessione ‘a statuto speciale’, pronta per una divertente puntata di ‘Sereno variabile’?

Relinquo vos liberos ab utroque homine
Dal canto mio, non è questo il patrimonio culturale/statuale che intendo lasciare a mio figlio: un Paese privato del proprio orgoglio, della propria storia, della propria autonomia. Ma per sentirsi nuovamente liberi, intimamente indipendenti, effettivamente autonomi, e giuridicamente sovrani, ci si deve rimboccare TUTTI le maniche, smettere di dividersi in fazioni e sottofazioni, combattere la nostra battaglia di sammarinesità (così si è cominciato a chiamarla negli anni ’80 del secolo scorso, con un termine di dubbio gusto ma chiaro ed efficace) e ritrovare con un coraggioso sussulto d’orgoglio nazionale il nostro carattere perduto di Stato libero. Dove è finito il vanto del tanto citato passo del Santo Marino: relinquo vos liberos ab utroque homine? In quanti siamo rimasti a pensarla così?

3 commenti:

  1. Direttore, siamo in molti, il problema della delega in bianco e dei 60 che non rappresentano le volontà popolari è più che mai di attualità. Siamo in tanti a capire che occorre "think global act local" tranne chi è stato eletto che pensa prima al prestigio personale e poi al resto... E' in crisi un sistema di rappresentanza democratica che le nuove leggi elettorali hanno anche contribuito ad acuire. San Marino è pieno di uomini capaci, corretti e lungimiranti basta non cercarli fra i partiti. La casta qui ha un livello di ignoranza che la metà basterebbe per radere al suolo una città. Il dibattito è sempre chiuso fra insulti e schermaglie personali, fra siete stati voi, siente voi i responsabili di... Sono d'accordo, come sempre, su molte cose che lei dice, ma vorrei eccepire sul tutti insieme. Cioè vorrei che la sinistra avesse un progetto politico e comportamento alternativo alla destra e non andasse in aula a porgere l'aiuto al governo in difficoltà, è roba da matti in una democrazia come lei ci insegna bata guardare il funzionamento anglisassone in Inghilterra della democrazia, nelle camere e nei rapporti con il governo. Caro direttore, la maggioranza lo sapeva che era difficile ed ha chiesto i voti per governare ora li ha. Faccia vedere di cosa è capace o si torni alle urne subito.

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  2. Caro MarcOne, devo ancora darle ragione: l'attuale maggioranza al governo sapeva esattamente ciò che era stato fatto dal precedente governo, e se ha chiesto con tanta forza e convinzione la delega elettorale per governare, cosa che ha ottenuto, oggi non può difendersi dicendo ad ogni occasione che tutte le colpe sono di chi ha gestito il Paese prima di loro: come lei lascia intendere correttamente, si vincono le elezioni per governare, agire e risolvere i problemi, non per piangere e recriminare sulle rovine del Paese lasciate da governi altrui. Speriamo che le autocommiserazioni diventino presto progetti concreti per uscire dalle secche.

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  3. Ci credo Poco Direttore, qui mancano le capacità politiche!! E quando mancano queste significa che manca cultura. Lei giustamente prosegue nella sua opera quasi pedagogica, in maniera che a qualcuno serva riascoltare la storia dei sammarinesi. Io sono pessimista sul governo e sulle sue capacità di servire il paese.

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