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venerdì 28 novembre 2008

IL SILENZIO SUGLI INNOCENTI

Durante tutta questa settimana sono stato all'estero per lavoro, ma non ho mancato mai, durante questo periodo, di collegarmi più volte al giorno al nostro sito di rassegna stampa e seguire anche a distanza il lavoro dei nostri bravi redattori, tenendomi informato sulle novità di casa nostra.

Ciò che di giorno in giorno più mi stupiva, era che leggendo i giornali inglesi (da Londra) e vedendo i vari canali di news quali BBC, Sky e CNN, ma anche connettendomi ai numerosi siti della stampa italiana, è tutto un martellare di aggiornamenti drammatici sui gravissimi fatti accaduti a Mumbai, mentre niente giunge dalla stampa sammarinese.

L'aggiornamento delle diverse fonti d'informazione era soprattutto riferito al costante aumentare del numero delle vittime e ai vari tentativi di liberare gli ostaggi ancora in mano dei folli terroristi. Tuttavia, durante tutto questo tempo, mi confermavano i redattori di SMN che nessun comunicato ufficiale era giunto in redazione su questi gravissimi fatti di sangue, né da parte di istituzioni né tanto meno dalleforze politiche, sindacali, sociali, gli enti religiosi. Nessuno sembra essersipreoccupato di condannare pubblicamente gli attentati terroristici che hanno causato un numero impressionante di vittime innocenti, fra i morti ed i feriti, né di preoccuparsi per coloro che sono ancora nelle mani dei folli attentatori.

La nostra testata ha invece avvertito il bisogno e il dovere di dare informazioni sugli efferati delitti e di esprimere il proprio rammaricato cordoglio, la propria ferma condanna, il nostro assoluto rifiuto della passiva accettazione di soluzioni così colpevolmente drammatiche, qualsiasi sia la causa che le hanno determinate. Gli assassini non hanno e non avranno mai la benché minima comprensione e giustificazione. Seminare il terrore, la morte e il dolore fra persone innocenti e disarmate è quanto di più folle e codardo possa immaginarsi, anche per difendere la più giusta delle cause. E non ci possono essere vittime più o meno innocenti. Tutte le vittime del terrorismo lo sono, ed il sangue così inutilmente versato non potrà essere distinto né per nazionalità, né per colore, né per religione, né per età, né per censo (si è perfino letto su qualche giornale italiano che i terroristi "cercavano sangue a 5 stelle").

Ora, di fronte a tutto questo, ci chiediamo perché rimanere in silenzio, perché non difendere con forza il nostro presunto ruolo internazionale, votato alla pace ed al dialogo? Perché non sentire il bisogno, quanto meno, di inviare alle famiglie ed ai Paesi delle vittime il cordoglio sofferto e preoccupato del nostro piccolo Paese?

Costava tanto caro? Costava così caro sospendere, almeno per un giorno, le marginali diatribe, i bisticci inutili fra maggioranza e minoranza? Era così difficile mettersi alla tastiera di un computer e scrivere due righe di sincera contrizione e di severa condanna?Non posso crederlo, e non accetto questa grave superficialità e questo egocentrismo del mio Paese. Spero di leggere al più presto, e a chiare lettere, il sentimento di condanna dei terroristi e di pietà per le vittime innocenti che giungano dal nostro popolo, dalla nostra gente, che non voglio credere sia così insensibile quanto lo sono state, in questa occasione, le nostre istituzioni, i nostri rappresentanti politici, i partiti, ancora troppo presi dalle schermaglie di dozzina.

Queste saranno forse parole ovvie e scontate, ma almeno noi abbiamo provato a levare una voce, sofferta e preoccupata, anche da San Marino, assieme a quelle del mondo intero.

Il Direttore di SMN

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giovedì 27 novembre 2008

Facebook: sarcasmo da non sottovalutare

di Alessandro Pejrano
In merito alla notizia da voi pubblicata circa la diffusione su Facebook di gruppi di discussione anti-San Marino, vi segnalo che pochi mesi fa, a titolo personale e come studioso di politica estera, mi ero sentito in dovere (anche per tutelare la dignità di studiosi come me) di inoltrare ad uno dei gestori, un messaggio nel quale informavo che le notizie riportate erano false e probabilmente in violazione dell’articolo 299 del Codice Penale italiano (Offesa alla bandiera o ad altro emblema di Stato estero).

Il gestore del “blog” mi rispose con toni molto gentili, ma nei giorni successivi alcuni inserzionisti non mi risparmiarono da battute poco piacevoli.Vorrei solo portare all’attenzione di tutti, che queste distorsioni nella percezione di San Marino non vanno sottovalutate. Hanno la capacità di diffondersi in tempi molto brevi e sono il terreno di coltura più adatto per il giornalismo scandalistico e poco serio.Io penso che la dimensione culturale della sovranità –oggi- sia il rispetto per la dignità dello Stato. Un Paese con una sua storia, con pregi e difetti, ma pur sempre uno Stato!

Saluti cordiali

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lunedì 17 novembre 2008

La volpe comacina e i suoi cuccioli

di Marino Antimo Zanotti
I maestri comacini furono grandissimi costruttori di cattedrali romaniche; a partire dal VII secolo e per quasi tutto il medioevo, divulgarono la loro arte architettonica per tutta l’Europa, lasciandoci inestimabili tesori pur con l’uso di materiali che oggi chiameremmo, riciclati.Non è detto che il passare dei secoli sia direttamente proporzionale al progresso; specialmente visto da San Marino ciò non è affatto un assioma.

A noi sono rimaste le volpi comacine, impegnate ad accaparrarsi il territorio, costruendo edifici non proprio paragonabili alle meravigliose cattedrali degli antenati costruttori.
Oggi però la ricerca del bello non è al primo posto ed è sempre più difficile coniugare ampiezza delle costruzioni all’eleganza delle strutture, dovendo adempiere innanzitutto alla bramosia d’arricchimento e la necessità di riciclare denari puzzolenti.
Ignoro se a quel tempo i maestri comacini fossero impegnati in politica, onde perorare i loro progetti; purtroppo ho la certezza dei nostri giorni in cui l’inquinamento della politica, da parte delle locali volpi comacine, non è più eco-sostenibile.
Si parla di una volpe comacina con una covata di 6 o 7 cuccioli sparsi nel Consiglio Grande e Generale, forse trasversalmente alle due coalizioni e che sia di fatto la vincitrice delle ultime elezioni.

Se così fosse, i voli fantasiosi di alcuni politici verso la costruzione di due partiti unici, uno per coalizione, sembrano manifestazioni velleitarie che denotano una profonda frustrazione dell’anima.

Ma anche se non esistesse questo cancro lobbistico affaristico, tacendo di altri potentati economici, sarebbe comunque un errore di prospettiva l’agglomerazione di partiti in un soggetto unico.
Bisogna ragionare sul tipo di democrazia per cui intendiamo spenderci.
Personalmente, sperando di non essere in minoranza esigua, mi sbilancio nettamente a favore della democrazia partecipativa, in cui il cittadino ha la possibilità d’incidere sempre più e il potere tende a diffondersi fino a perdere la sua “gradazione alcolica”.
Il destino della democrazia da partito unico è quella tipicamente americana, con una partecipazione elettorale esigua intorno al 45%, al di la degli strombazzamenti mediatici.
La capacità europea, soprattutto italiana, di saldare le fratture della società, è stata possibile grazie anche alla presenza di quei partiti che hanno rappresentato quasi tutte le fasce della società, dall’estrema destra all’estrema sinistra.
Unire tendenze politiche, ma soprattutto interessi economici diversi, all’interno di uno stesso partito, porterebbe a obbiettivi indefiniti (o troppo sbilanciati verso leadership interne), provocando un inasprimento della disaffezione politica.
Un esperimento già fallito con l’unificazione di socialisti e democratici nel PSD.
Sbagliare è umano ma perseverare …

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venerdì 14 novembre 2008

Avete voluto la bicicletta? Ora pedalate …e zitti!

di Paolo Forcellini - direttore….AMBIENTE

Terminate le elezioni, con un vinto ed un vincitore, i cittadini si aspettano ora che la macchina Governativa si rimetta in moto e che possa tagliare il traguardo fra cinque anni che altro non è che quello della normale scadenza della legislatura. Adesso che i cittadini vi hanno accontentato, regalandovi una nuova bicicletta, vista la tanta voglia di pedalare che avevate, anche agli atleti più vecchi e che da tempo sono impegnati in questa fatica, e che di ritirarsi dalla competizione non ci hanno pensato minimamente, avete il dovere di pedalare, e non solo i dieci capitani delle otto squadre in campo, ma anche i gregari dal più fedele al meno affidabile.

Ognuno deve portare acqua al proprio capitano, alla propria squadra, perché la corsa sia piacevole e soprattutto porti benefici ai tanti spettatori che l’applaudono lungo le strade. Inutile fare giochetti di squadra, inutile cercare di rallentare la corsa a questo o a quel protagonista del momento, il pubblico non lo perdonerebbe mai, dopo le tante promesse ed intenti di collaborazione ed unità fatti durante le tante conferenze stampa precorsa. Pertanto, auguri a tutti i componenti la carovana di questo “giro” carovana, quelli vincenti e quelli perdenti, perché possa dare alla popolazione la chiara sensazione che finalmente questa legislatura giungerà al termine della legislatura con una corsa leale, sportiva e combattuta, dove ognuno, capitani, gregari sottogregari, meccanici, dovranno fare la parte che loro compete.

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mercoledì 12 novembre 2008

IPOTESI (ILLUSORIE) SULLA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO

Abbiamo già proposto la nostra analisi del voto, ma non ancora quella delle preferenze. Qualunque siano le analisi, mi auguro vivamente che la nuova opposizione di centro sinistra sappia comportarsi con lo stesso à plomb, lo stesso fair play e la stessa signorilità di John McCain dopo la sconfitta elettorale, ma soprattutto che sappia collaborare al salvataggio del Paese con una opposizione costruttiva, intelligente e ragionata.

Se una volta tanto, nella scelta dei 10 congressisti si volesse usare il criterio democratico rispettoso dei numeri, quindi del responso delle urne, oltre a quello della rappresentanza proporzionale delle forze che compongono la coalizione vincente, ritengo che si dovrebbe formare il nuovo governo sulla base di questi dati: 3 rappresentanti del PDCS, 1 di Arengo e Libertà, uno degli EPS, 3 di AP, uno dell'Unione dei Moderati ed un'altro della Lista della Libertà.

Adottando questo criterio di spartizione dei 10 dicasteri, conseguentemente si dovrebbe guardare ai risultati numerici delle singole preferenze. Se così fosse avremmo automaticamente i seguenti componenti il nuovo governo: Gian Carlo Venturini, Pasquale Valentini e Gabriele Gatti, poi Fabio Berardi, quindi Gian Marco Marcucci, tutti per la lista PDCS-AeL-EPS; poi Antonella Mularoni, Valeria Ciavatta e Mario Venturini per AP; quindi Romeo Morri per l'USM e Marco Arzilli per la LdL. Con quali assegnazioni di dicasteri sarebbe tutto da vedere, tranne forse due casi abbastanza certi fin dal principio: quello di Antonella Mularoni, che ha avuto davvero un plebiscito straordinario (un voto su due di AP conteneva la sua preferenza) e che si diceva sarebbe stata assegnata al difficile compito degli Esteri, e quello di Fabio Berardi, che ad avviso di molti non mancherà di pretendere la segreteria al Territorio.

La prima considerazione che balza agli occhi (almeno ai non più giovani) è che 9 dei 10 membri di governo sarebbero così dei democristiani o ex democristiani, ed uno un ex socialista passato al fronte opposto, determinando assieme ad AP la caduta del governo di centro sinistra ed il definitivo ricorso alle urne (a questo proposito qualche anziano estermista scomoda perfino le note vicende storiche del '58 a Rovereta).

Altra considerazione da farsi è che molti dei nomi in ballo non rappresentano esattamente né il nuovo né il cambiamento (Venturini, Gatti, Berardi, Ciavatta e Morri sono già stati autorevoli membri di governo e da lungo tempo nelle leadership dei loro partiti). Se questo criterio, quindi, venisse adottato, ci ritroveremmo con assai pochi cambiamenti, nessuno stravolgimento oggettivo, ma semplicemente un "ritorno al futuro" per i prossimi 5 anni.

Non sono un fautore delle rivoluzioni parlamentari, e non mi schiero dalla parte di chi pensa che tutta la politica si debba gettare via come il bambino della vasca assieme all'acqua sporca, e per questo mi permetto "pacatamente, serenamente" di esprimere la mia moderata contrarietà a quanti intendessero affermare che il Paese ha chiesto ed ottenuto un cambiamento. Che costoro si guardasero bene le cifre che abbiamo già riportato nel precedente editoriale e vi aggiungano le nuove, riferite alle preferenze: tutti i "big" sono rimasti in pole position, anche senza le preferenze estere, e se le cose per qualche partito maggiore sono cambiate, è solo per quanto concerne due o tre fra gli ultimissimi posti delle graduatorie, zone di classifica dove raramente si vanno a piazzare gli esponenti di grido delle leadership affermate.

Il Direttore

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lunedì 10 novembre 2008

EDITORIALE - Il voto dell'immobilismo: fedeltà e attaccamento al simbolo

il Direttore

I sammarinesi hanno dimostrato ieri, andando compatti alle urne, che il Paese è fortemente restìo ai cambiamenti e saldamente legato alle proprie tradizioni di voto. Quindi se il quadro politico deve cambiare, questo può avvenire solo per effetto delle scelte delle segreterie dei singoli partiti (liste e movimenti) e non per la dichiarata volontà popolare attraverso le urne. Ma vediamo perché, col conforto dei numeri.

Partiamo da un dato interessante, nel raffronto fra le elezioni del 2006 e le odierne, quello del calo dei votanti (-1009) per effetto dei seggi esteri che, da soli, sono calati di oltre il 9% delle presenze (primo elemento utile a profonde riflessioni politiche). Fra i votanti, il calo dei voti validi è di 1071 unità, cioè a dire che oggi le liste in lizza si sono spartite 20.975 voti e non i 22.046 del 2006. Questo determinerà un calo generale dei voti per ciascuna singola lista, in modo (come vedremo) abbastanza uniforme ed omogeneo.
In particolare, fra le forze che oggi compongono il Patto per San Marino, la DC, che pure ha subito la fuoriuscita di 4 consiglieri, andati a costituire i DDC, forza alleata oggi con la coalizione opposta, ma ha goduto dell'ingresso di 2 consiglieri eletti nel 2006 fra le file del PSD, la DC dicevamo ha totalizzato questa volta 565 voti in meno, realizzando 20 seggi, cioè 1 in meno rispetto al passato.Alleanza Popolare, che ha svolto il ruolo fondamentale di detonatore della crisi politica e del conseguente ricorso alle urne, ha registrato un calo di preferenze di 240 voti, mantenendo però intatti i propri 7 seggi, guadagnati anche nel 2006.La lista della Libertà si presentava per la prima volta, unendo gli sforzi dei due gruppi NPS e NS, i quali assieme però danno un saldo negativo, rispetto alla loro somma nel 2006, di ben 435 voti, col conseguente calo da 4 seggi a 3, risultando fra le forze che maggiormente subiscono gli effetti della diminuzione nel 2008.In ultimo la lista Unione dei Moderati che raccoglieva i precedenti Popolari Sammarinesi ed ANS, anch'essa oggi con un risultato negativo di 173 voti rispetto al 2006, ma con l'esito positivo di mantenere i propri 2 seggi.
Veniamo ora alla coalizione Riforme e Libertà.Il PSD, che aveva perso due consiglieri, passati nelle file della DC, ma conquistato il seggio appartenente nel 2006 ai Sammarinesi per la Libertà, vede calare i propri consensi di 314 voti, mantenendo però intatti i propri 20 seggi.SU cala anch'essa in numero di voti di 114 unità ma mantiene inalterato il numero di seggi: 5.Discorso diverso va fatto per i nuovi DDC, i quali essendo presenti per la prima volta (erano i 4 seggi fuoriusciti dalla DC) non consentono raffronti ma, quel che è peggio, non permettono di fare calcoli in termini percentuali per nessuna delle liste in campo, falsandoli inevitabilmente nel raffronto col 2006. Ebbene i DDC hanno raggiunto 3 seggi, probabilmente perdendo in termini di singoli consensi anche loro, in quanto precedentemente avevano 4 seggi in Consiglio, seppure guadagnati nel 2006 all'interno di una forza numericamente molto cospicua come la DC.
Nel computo generale, quindi, ne deriva che le forze che compongono la coalizione Patto per San Marino, sommate fra loro, perdono nel raffronto col 2006 ben 1340 voti, mentre la coalizione Riforme e Libertà ne guadagna ben 674 (probabilmente quelli raccolti dai DDC).Se infatti avessimo calcolato i seggi derivanti dai diversi movimenti di singoli consiglieri o intere forze politiche, poco prima del voto, al Patto per San Marino risultava una somma di 32 seggi, mentre a Riforme e libertà restavano i rimanenti 28.
Ebbene, il risultato elettorale "fotografa" esattamente lo status quo del giorno del voto, quindi, a mio avviso, dimostra solo come i sammarinesi siano fedelmente attaccati alla lista per la quale anche prima della crisi poltica avevano votato, ed il cambiamento all'interno delle alleanze e delle coalizioni non determina alcun significativo ripensamento nell'elettorato.Chi determina, quindi, le crisi, i cambiamenti di fronte, la possibile alternanza sono solo ed unicamente le segreterie dei partiti (o movimenti), ai quali gli elettori dimostrano di affidare comunque il proprio consenso, seguendone e condividendone le scelte.
Non parlerei quindi né di "grandi cambiamenti", né di "bisogno di novità", parlerei invece - in base alle fredde risultanze numeriche testé descritte ed enunciate - di assoluta fedeltà e straordinario attaccamento al simbolo da parte dei cittadini sammarinesi, i quali attraverso le urne confermano la propria fiducia alle segreterie dei loro partiti e movimenti politici.Dirmopente, invece, l'effetto della riforma elettorale con l'assegnazione del "premio di stabilità": attraverso questo stratagemma elettorale le due forze in campo si redistribuiscono i seggi a notevole vantaggio dei vincitori e a dispetto delle preferenze di voto di una buona fetta degli elettori.Auguriamoci che questo "sacrificio democratico" possa in futuro servire veramente alla tanto agognata stabilità di questo Paese.

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Segretezza del voto

di: un gruppo di giovani sammarinesi

All'indomani delle elezioni politiche, noi, un gruppo di giovani sammarinesi, convinti che la politica sia uno strumento fondamentale per migliorare la nostra società e le condizioni di tutti i cittadini, siamo indignati dal sistema elettorale sammarinese che non ci consente di esprimere segretamente e liberamente la nostra preferenza di voto. Se un candidato è in grado di risalire con una certa precisione alla provenienza dei voti ricevuti, come possiamo sentirci liberi di votare secondo le nostre convinzioni?

Molti di noi recandosi al seggio hanno rimorsi di coscienza e problemi in famiglia perchè devono dare il voto al parente più prossimo o al conoscente che promette certi appoggi una volta eletto.Perchè un candidato può sapere per ogni singolo seggio quanti voti ha ricevuto?Queste sono le parole del padre di Marco (nome inventato) prima delle elezioni: "Lo zio anche quest'anno si è candidato e ha chiesto il nostro voto, quindi mi raccomando è nostro dovere appoggiarlo. In fondo conoscere qualcuno "che va su" potrebbe sempre farci comodo in caso di bisogno". Ora Marco, che ha raggiunto l'età e la maturità di esprimere una preferenza in base ai valori in cui crede e che sono in contrasto con quelli del partito dello zio, cosa può fare? Segue i suoi principi o vota lo zio per la paura che poi lui vada a controllare i risultati del seggio e si accorga facendo due calcoli che qualcuno della famiglia non l'ha votato? Il problema è proprio questo: i candidati sanno esattamente per ogni seggio il numero di voti ricevuti, e se io e la mia famiglia siamo gli unici sostenitori di un certo candidato per quel seggio, il mio voto non è più segreto.L'articolo 7 della nostra costituzione dice: "Il suffragio è universale, segreto e diretto. Ogni cittadino, all'età e alle condizioni stabilite dalla legge, ha diritto di elettorato attivo e passivo".Pertanto, noi come cittadini sammarinesi chiediamo al nuovo governo di pensare ad un sistema elettorale che possa maggiormante garantire la riservatezza del voto. Crediamo che un politico, che sceglie la politica per il bene del paese, possa adempire al suo mandato senza sapere da quale zona ha ricevuto i voti. Crediamo che gli sia sufficiente conoscere il numero complessivo dei sostenitori in repubblica per sapere quanto le sue idee siano appoggiate e a quante persone debba rendere conto, non in termini di favori personali, ma in termini di rispetto e coerenza ai valori dichiarati in campagna elettorale.Con queste parole vogliamo testimoniare che ci sono giovani che non sono estranei alla politica e che non pensano solo al divertimento. Noi siamo realmente interessati al mondo politico ma ci sentiamo penalizzati e scoraggiati da questo sistema.

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domenica 9 novembre 2008

10 REGOLE FONDAMENTALI (E SEMISERIE) PER ESPRIMERE IL PROPRIO VOTO

di Maverick

In questo 'election day' ritengo utile fare una comune riflessione su quale possa essere il perfetto decalogo dell'elettore modello; vediamo chi di voi lo condivide.

1. Scegliere PRIMA la persona (le persone), poi conseguentemente la lista e la coalizione
2. la prima caratteristica della persona dovrebbe essere la sua effettiva e comprovata capacità politica di ragionare, gestire, decidere
3. la seconda la sua pubblica moralità e coerenza
4. la terza la sua non ricattabilità (non essere al srvizio di nessuno, lobbies, poteri forti o altro)
5. molto utile sarà anche la sua dimostrata capacità di ascolto
6. le regole che precedono eliminano, quindi, tutti coloro che estremizzano le proprie posizioni in forme di irragionevoli pregiudizi e rigidi ideologismi (ivi comprese le manie di giustizialismo)
7. a parità delle precedenti condizioni, scegliere in prima istanza un giovane (sono sempre più freschi d'idee, più motivati e intraprendenti) e SOLO in seconda istanza una donna (la loro partecipazione politica e civile sta crescendo in questi ultimi tempi, ma è ancora sotto la soglia della 'eguaglianza', ma badate che non sia una donna che si atteggia da uomo, sennò è inutile...anzi, peggio)
8. evitate i parenti e gli amici stretti, saranno i primi a deludervi (non vi ringrazieranno della fiducia, ritenuta un 'obbligo' e non potranno mai assolvere al preteso compito di numi tutelari, senza sputtanarsi/vi)
9. ultimamente vanno molto di moda i "giovani abbronzati" (meglio se originari del Kenya), vedete se ce ne fosse qualcuno in lista, chissà...
10. Last but not least, dite a tutti i candidati che avrete la sventura di incontrare che gli date la vostra preferenza: non ci crederanno, ma eviterete di essere trattenuti per ore in chiacchiere e promesse inutili e di sorbirvi il centesimo caffè offerto dell'election day!

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venerdì 7 novembre 2008

Sulle elezioni americane

Di Ing. Giorgio Chiaruzzi NPoC (National Point of Contact) San Marino
Space Generation Advisory Council in support of the United Nations Programme on Space Applications


Il sogno e la visione del Presidente Roosevelt prima, del Giovane Presidente Kennedy poi, continuano con Obama! Dopo l'importante esperienza formativa dello scorso aprile 2006 all'interno della struttura NASA dedicata al Giovane Presidente Democratico Kennedy di una Giovane delegazione di studenti sammarinesi accompagnati dall'Astronauta italiano Paolo Nespoli a Cape Canaveral in Florida,…
quello che rimane più forte nell'animo di un Giovane dopo questa esperienza è la forte consapevolezza che anche le sfide più grandi dell'umanità sono possibili se vi è consapevolezza, motivazione e condivisione sugli obiettivi. L'aspettativa sul 44° Presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama è altissima, perchè si preoccuperà con l'intelligenza e non con la forza, alla soluzione delle tante problematiche americane e mondiali con la pragmatica progettualità tipica dei Presidenti Democratici che lo hanno preceduto e con lo strumento della partecipazione, della condivisione e della motivazione sugli obiettivi, per potersi successivamente dedicare a settori quali la Ricerca, l'Istruzione e le sfide più ambiziose per l'emancipazione dell'intera umanità, che solo le enormi risorse positive degli Stati Uniti d'America possono rendere possibili e che inevitabilmente si ridistribuiscono in maggiore benessere per tutta l'umanità, come succedette dalle grandi ricadute tecnologie e sanitarie che derivarono dall'allunaggio del '69 concepito dal Giovane Kennedy. I migliori auguri al Giovane Presidente degli Stati Uniti d'America Obama, al quale non tarderò di inviare in forma ufficiale le più sentite felicitazioni, attraverso il canale diplomatico che organizzò la prima visita ufficiale di Giovani studenti sammarinesi alla NASA.

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mercoledì 5 novembre 2008

Smentita

di Matteo Casali - Alleanza Popolare

Gentile Direttore, curiosando nel Blog di Sanmarinonotizie.com mi sono per caso imbattuto nella dichiarazione di un utente anonimo in replica ad un intervento di Giorgio Felici "Authority. de che?!" del 24 ottobre u.s:
CMQ COME MAI LE COMMISSIONI NON OPERANO PIU' DA MESI? E VOI DI AP NON VI PRESENTATE PIU' ALLE RIUNIONI DELLE COMMISSIONE (ES. MONUMENTI) Questa affermazione, seguita da altre ingiurie urlate nello stile della "netiquette", corrisponde al falso. Sono il rappresentante di AP in seno alla Commissione Monumenti.

Ho presenziato, ed i verbali possono testimoniarlo, a tutte le sedute convocate. Non ho boicottato la commissione (non è nel mio stile), ne' avrei potuto farlo: su sette membri con diritto di voto sono l'unico rappresentante di AP ed il numero legale per rendere valida la seduta è di quattro commissari. Va da sé che anche volendo non avrei potuto boicottare alcunchè. Ritengo grave che certi personaggi, celandosi dietro l'anonimato, diffondano in piena campagna elettorale notizie false, ad arte o per ignoranza (non so, onestamente, cosa sia peggio), al solo fine di screditare l'avversario.
Tutto ciò testimonia purtroppo un modo di agire vile e mafioso del quale, evidentemente, qualcuno non riesce a fare a meno. Per questo motivo ti chiedo di intervenire al più presto per pubblicare questa smentita dandole il giusto rilievo.
Con immutata stima.

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Obama è stato un grande candidato: sarà anche un buon Presidente?

L'editoriale del Direttore di SMN - Pier Paolo Guardigli

Una prova di coraggio è arrivata nella notte dall’America. Una voglia di cambiamento e di rinnovamento, una dimostrazione di fiducia ad un uomo, a dispetto della sua età, delle sue origini, del suo nome, una fiducia quindi data solo alle sue idee e alle sue proposte [qui il primo discorso del nuovo presidente]. Ma si tratta veramente di un cambiamento radicale? Alcuni ritengono di no, o quanto meno non del tutto, e noi con questi. Si tratta veramente di una vittoria di Obama o piuttosto di una sconfitta di McCain? Anche su questo siamo con chi propende più per la seconda.

Durante il lunghissimo ciclo elettorale, infatti, McCain è apparso appena competitivo solo verso luglio/agosto e quando ha nominato Sarah Palin candidato alla vicepresidenza. Ma nel frattempo Obama incassava proprio da destra una notevole quantità di sostegni.
Bill Kristol (intellettuale conservatore, direttore del Weekly Standard e columnist del New York Times, figlio del più celebre Irving, tra i fondatori del movimento neocon) ha sostenuto durante la campagna elettorale che il senatore John McCain si è prodotto in una serie di scelte disastrose, in particolare lasciando fuori dai temi principali della sua campagna la politica estera, la minaccia nucleare iraniana, lo stesso 11 settembre, il terrorismo, la lotta al jihadismo, finché poi la crisi finanziaria lo ha definitivamente travolto. Kristol ha perfino sostenuto che l’America “si possa permettere” un presidente come Obama, poiché il candidato democratico non è mai stato così radicale ed estremista come alcuni integralisti si ostinavano a dipingere.
E così, oltre a Kristol, anche altri autorevoli esponenti del partito conservatore erano stati definiti sarcasticamente degli “obamacon”, quali ad esempio l’ex Segretario di Stato Colin Powell, schieratosi apertamente con Obama a meno di un mese dalle elezioni, un superfalco del calibro di Adelman (vicino a Donald Rumsfeld ed amico di Paul Wolfowitz), il celeberrimo blogger neocon Andrew Sullivan e molti altri politici, intellettuali, giornalisti e perfino interi giornali.
Ecco quindi la parodia col singolare slogan “Yes, we neocon”; perfino il tradizionalmente liberal NY Times aveva sostenuto in un lungo ed argomentato articolo che Obama condivideva la dura strategia di Bush contro la produzione di uranio degli Ayatollah, a favore di un possibile’intervento militare (come pare gli abbiano suggerito di fare i più esperti Bill Clinton ed il candidato suo vice Joe Biden), più di quanto non dimostrasse di fare il candidato McCain.
Una sorta di rivisitazione dell’interventismo neocon, quindi, attraverso l’affermazione di principio che l’America ha il dovere “morale” d’intervenire militarmente laddove diviene indispensabile (ieri la guerra in Kossovo, senza autorizzazione ONU, domani magari il catastrofico quadrante geopolitico del Ruanda, chissà). In buona sintonia col monito “agire multilateralmente quando è possibile, unilateralmente quando è necessario”, tanto caro a Madeleine Albright, Segretario di Stato durante l’amministrazione Clinton, Obama ha dichiarato durante la sua campagna: “dobbiamo considerare che sia parte dei nostri interessi, dei nostri interessi nazionali, intervenire dove sia possibile”.
Un acuto osservatore della politica americana, autore di approfondimenti, libri ed articoli e autore di un blog, Christian Rocca, ha scritto lo scorso 25 ottobre:“E’ molto probabile, anzi quasi certo, che il presidente Barack Obama deluderà molti suoi fan europei, a cominciare dai leader del Partito democratico italiano e dagli editorialisti già commossi per la storica vittoria del candidato nero del 4 novembre”. Perfino uno spirito libero, ma schierato, come Giuliano Ferrara ha scritto recentissimamente: “ Obama è diventato il candidato democratico perché ha la pelle nera. Punto. Il suo sorriso, i suoi denti bianchi, il timbro da rapper della sua voce, lo spiritualismo comunitario gospel della sua vita di cristiano nero, il linguaggio del suo corpo e la sua scrittura, le sue autobiografie e i suoi miti di famiglia, ruotano intorno a questo cuore identitario: io sono una cosa veramente e fisicamente nuova, il testimone della fine dell’incubo razziale, lo vedete da soli, no? Con il linguaggio unitivo del futuro, della giovinezza, della speranza e del sogno americano ha sbaragliato la macchina dei Clinton, prendendosi molte simpatie anche in ambienti conservatori (me compreso)”.
Personalmente, Obama non mi dispiace affatto, anche tenendo bene in conto che il più radicale dei democratici americani rimane molto più “liberale” del più conservatore dei politici italiani. Semmai, dando ascolto ai media più ipercritici americani, il vero timore lo possiamo riservare non ad Obama, bensì a sua moglie Michelle, dipinta spesso come una donna dalle ambizioni infinite e dallo scarso amor di patria.
Di sicuro, comunque, il giovane democratico si è rivelato un fantastico candidato: comunicativo, abile nella retorica, equilibrato e sempre molto preparato. Ora staremo a vedere se sarà altrettanto efficace durante l’attesissima “presidenza Obama”.
TWO CHEERS FOR OBAMA, quindi, ovvero due hurrà per Obama, ma non tre, come è consuetudine in America, perché il terzo lo riserviamo a dopo i primi importanti e difficoltosi passi della sua storica presidenza, agli inizi del 2009.

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martedì 4 novembre 2008

A proposito di scuola, riforme e proteste

di MarcOne

A proposito di scuola, riforme e proteste, ma anche di innovazione e laboratori di cui "tanto" si parla nei programmi elettorali, mi piace far sapere alcune diversità fondamentali fra il nostro tipo di vivere al scuola e quella ad esempio della UE. Solo in Italia e San Marino esiste il valore legale del titolo di studio che non aggiunge alcuna garanzia di qualità e nemmeno di autonomia, non mette in competizione le scuole e le università perchè un titolo preso a Roma in una scuola di qualità vale esattamente come quello preso in una di scarsa qualità e sappiamo tutti che è così.

In UE si fanno meno ore di scuola e la qualità è più elevata. Qualità e quantità di ore non vanno di pari passo e non sono sinonimo una dell'altra. In Italia e San Marino a qualità dell'insegnamento è molto bassa e non verificabile periodicamente e mai sottoposta a riposizionamenti in corso d'opera per migliorarne la qualità, mentre in UE lo è. A partire dalla scelta che i genitori possono fare fra scuole di un certo tipo che offrono garanzie di un certo tenore mentre non parliamo nemmeno delle inconsistenti garanzie che offrono le scuole sammarinesi e italiane comprese le università e lussuosi corsi con lezioni svolte da incomprensibili e scarsi insegnanti. Strutture, organizzazione, qualità e autonomia di insegnamento stanno alla base della qualità scolastica, come facciamo a competere in uno scenario dove tutti sono obbligati dai programmi ministeriali a insegnare le stesse cose?
Il piacere però di vedere che qualcosa pur si muove viene da "Piacere, siamo i nativi digitali" di Eleonora Pantò che potete leggere qui: http://www.apogeonline.com/webzine/2008/11/03/19/200811031901

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lunedì 3 novembre 2008

Dov'è il 'muretto'?

di Alberto Masi (Cittadino sammarinese)

Ho letto della tavola rotonda che si terrà in questo periodo di campagna elettorale, con tutti i candidati residenti in Città. L’argomento in discussione non sono i soliti programmi, ma il centro storico. Come rilanciare il centro storico. Interessante argomento visto che il nostro Monte è diventato patrimonio dell’Unesco. Ora ancora di più dobbiamo interessarci del nostro centro storico.

Ho sentito poi in uno dei tanti dibattiti di questi giorni in tv, il direttore di Rtv, Carmen La Sorella che giunta a San Marino si è chiesta: dov’è il muretto? Dov’è la piazza del centro dove tutti si ritrovano?
Oggi non c’è più. Ma una volta i giovani avevano il loro muretto. E’ quello dello Stradone. Oggi non viene più usato. E’ morto, come è morto tutto il centro storico, a chi investe perché ci è nato e ci vuole vivere, viene penalizzato. Se un qualsiasi turista o cittadino si affaccia dal muro dello Stradone vede un rudere: Villa Malagola., i lavori di restauro iniziati nel 2001 non possono andare avanti perchè a nessun governo dal 2001 ad oggi è interessato concludere la pratica. E’ tutto un cantiere, ma un cantiere abbandonato. Di sicuro non dà lustro al nostro Paese.
Questo succede a pochi metri da quel muretto, a pochi metri dalla Porta del Paese, a pochi metri dal Patrimonio dell’Unesco .
Come si può porre fine a tutto questo? Io lo saprei: semplicemente dandomi la possibilità di proseguire i lavori.
I politici invitati il 3 novembre, sono residenti in Città, la cosa dovrebbe riguardarli anche personalmente. Perché non mi chiedete di vedere come sarebbe la villa un volta finito il restauro? Sarei lieto di farlo.
RIMANGO IN ATTESA DI UNA RISPOSTA DA TUTTI I CANDIDATI.

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