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lunedì 17 novembre 2008

La volpe comacina e i suoi cuccioli

di Marino Antimo Zanotti
I maestri comacini furono grandissimi costruttori di cattedrali romaniche; a partire dal VII secolo e per quasi tutto il medioevo, divulgarono la loro arte architettonica per tutta l’Europa, lasciandoci inestimabili tesori pur con l’uso di materiali che oggi chiameremmo, riciclati.Non è detto che il passare dei secoli sia direttamente proporzionale al progresso; specialmente visto da San Marino ciò non è affatto un assioma.

A noi sono rimaste le volpi comacine, impegnate ad accaparrarsi il territorio, costruendo edifici non proprio paragonabili alle meravigliose cattedrali degli antenati costruttori.
Oggi però la ricerca del bello non è al primo posto ed è sempre più difficile coniugare ampiezza delle costruzioni all’eleganza delle strutture, dovendo adempiere innanzitutto alla bramosia d’arricchimento e la necessità di riciclare denari puzzolenti.
Ignoro se a quel tempo i maestri comacini fossero impegnati in politica, onde perorare i loro progetti; purtroppo ho la certezza dei nostri giorni in cui l’inquinamento della politica, da parte delle locali volpi comacine, non è più eco-sostenibile.
Si parla di una volpe comacina con una covata di 6 o 7 cuccioli sparsi nel Consiglio Grande e Generale, forse trasversalmente alle due coalizioni e che sia di fatto la vincitrice delle ultime elezioni.

Se così fosse, i voli fantasiosi di alcuni politici verso la costruzione di due partiti unici, uno per coalizione, sembrano manifestazioni velleitarie che denotano una profonda frustrazione dell’anima.

Ma anche se non esistesse questo cancro lobbistico affaristico, tacendo di altri potentati economici, sarebbe comunque un errore di prospettiva l’agglomerazione di partiti in un soggetto unico.
Bisogna ragionare sul tipo di democrazia per cui intendiamo spenderci.
Personalmente, sperando di non essere in minoranza esigua, mi sbilancio nettamente a favore della democrazia partecipativa, in cui il cittadino ha la possibilità d’incidere sempre più e il potere tende a diffondersi fino a perdere la sua “gradazione alcolica”.
Il destino della democrazia da partito unico è quella tipicamente americana, con una partecipazione elettorale esigua intorno al 45%, al di la degli strombazzamenti mediatici.
La capacità europea, soprattutto italiana, di saldare le fratture della società, è stata possibile grazie anche alla presenza di quei partiti che hanno rappresentato quasi tutte le fasce della società, dall’estrema destra all’estrema sinistra.
Unire tendenze politiche, ma soprattutto interessi economici diversi, all’interno di uno stesso partito, porterebbe a obbiettivi indefiniti (o troppo sbilanciati verso leadership interne), provocando un inasprimento della disaffezione politica.
Un esperimento già fallito con l’unificazione di socialisti e democratici nel PSD.
Sbagliare è umano ma perseverare …

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