Vuoi proporre un intervento per il Blog? Invia lettere, commenti e opinioni (purché firmate) a:
redazione@sanmarinonotizie.com

mercoledì 5 novembre 2008

Obama è stato un grande candidato: sarà anche un buon Presidente?

L'editoriale del Direttore di SMN - Pier Paolo Guardigli

Una prova di coraggio è arrivata nella notte dall’America. Una voglia di cambiamento e di rinnovamento, una dimostrazione di fiducia ad un uomo, a dispetto della sua età, delle sue origini, del suo nome, una fiducia quindi data solo alle sue idee e alle sue proposte [qui il primo discorso del nuovo presidente]. Ma si tratta veramente di un cambiamento radicale? Alcuni ritengono di no, o quanto meno non del tutto, e noi con questi. Si tratta veramente di una vittoria di Obama o piuttosto di una sconfitta di McCain? Anche su questo siamo con chi propende più per la seconda.

Durante il lunghissimo ciclo elettorale, infatti, McCain è apparso appena competitivo solo verso luglio/agosto e quando ha nominato Sarah Palin candidato alla vicepresidenza. Ma nel frattempo Obama incassava proprio da destra una notevole quantità di sostegni.
Bill Kristol (intellettuale conservatore, direttore del Weekly Standard e columnist del New York Times, figlio del più celebre Irving, tra i fondatori del movimento neocon) ha sostenuto durante la campagna elettorale che il senatore John McCain si è prodotto in una serie di scelte disastrose, in particolare lasciando fuori dai temi principali della sua campagna la politica estera, la minaccia nucleare iraniana, lo stesso 11 settembre, il terrorismo, la lotta al jihadismo, finché poi la crisi finanziaria lo ha definitivamente travolto. Kristol ha perfino sostenuto che l’America “si possa permettere” un presidente come Obama, poiché il candidato democratico non è mai stato così radicale ed estremista come alcuni integralisti si ostinavano a dipingere.
E così, oltre a Kristol, anche altri autorevoli esponenti del partito conservatore erano stati definiti sarcasticamente degli “obamacon”, quali ad esempio l’ex Segretario di Stato Colin Powell, schieratosi apertamente con Obama a meno di un mese dalle elezioni, un superfalco del calibro di Adelman (vicino a Donald Rumsfeld ed amico di Paul Wolfowitz), il celeberrimo blogger neocon Andrew Sullivan e molti altri politici, intellettuali, giornalisti e perfino interi giornali.
Ecco quindi la parodia col singolare slogan “Yes, we neocon”; perfino il tradizionalmente liberal NY Times aveva sostenuto in un lungo ed argomentato articolo che Obama condivideva la dura strategia di Bush contro la produzione di uranio degli Ayatollah, a favore di un possibile’intervento militare (come pare gli abbiano suggerito di fare i più esperti Bill Clinton ed il candidato suo vice Joe Biden), più di quanto non dimostrasse di fare il candidato McCain.
Una sorta di rivisitazione dell’interventismo neocon, quindi, attraverso l’affermazione di principio che l’America ha il dovere “morale” d’intervenire militarmente laddove diviene indispensabile (ieri la guerra in Kossovo, senza autorizzazione ONU, domani magari il catastrofico quadrante geopolitico del Ruanda, chissà). In buona sintonia col monito “agire multilateralmente quando è possibile, unilateralmente quando è necessario”, tanto caro a Madeleine Albright, Segretario di Stato durante l’amministrazione Clinton, Obama ha dichiarato durante la sua campagna: “dobbiamo considerare che sia parte dei nostri interessi, dei nostri interessi nazionali, intervenire dove sia possibile”.
Un acuto osservatore della politica americana, autore di approfondimenti, libri ed articoli e autore di un blog, Christian Rocca, ha scritto lo scorso 25 ottobre:“E’ molto probabile, anzi quasi certo, che il presidente Barack Obama deluderà molti suoi fan europei, a cominciare dai leader del Partito democratico italiano e dagli editorialisti già commossi per la storica vittoria del candidato nero del 4 novembre”. Perfino uno spirito libero, ma schierato, come Giuliano Ferrara ha scritto recentissimamente: “ Obama è diventato il candidato democratico perché ha la pelle nera. Punto. Il suo sorriso, i suoi denti bianchi, il timbro da rapper della sua voce, lo spiritualismo comunitario gospel della sua vita di cristiano nero, il linguaggio del suo corpo e la sua scrittura, le sue autobiografie e i suoi miti di famiglia, ruotano intorno a questo cuore identitario: io sono una cosa veramente e fisicamente nuova, il testimone della fine dell’incubo razziale, lo vedete da soli, no? Con il linguaggio unitivo del futuro, della giovinezza, della speranza e del sogno americano ha sbaragliato la macchina dei Clinton, prendendosi molte simpatie anche in ambienti conservatori (me compreso)”.
Personalmente, Obama non mi dispiace affatto, anche tenendo bene in conto che il più radicale dei democratici americani rimane molto più “liberale” del più conservatore dei politici italiani. Semmai, dando ascolto ai media più ipercritici americani, il vero timore lo possiamo riservare non ad Obama, bensì a sua moglie Michelle, dipinta spesso come una donna dalle ambizioni infinite e dallo scarso amor di patria.
Di sicuro, comunque, il giovane democratico si è rivelato un fantastico candidato: comunicativo, abile nella retorica, equilibrato e sempre molto preparato. Ora staremo a vedere se sarà altrettanto efficace durante l’attesissima “presidenza Obama”.
TWO CHEERS FOR OBAMA, quindi, ovvero due hurrà per Obama, ma non tre, come è consuetudine in America, perché il terzo lo riserviamo a dopo i primi importanti e difficoltosi passi della sua storica presidenza, agli inizi del 2009.

11 commenti:

  1. Obama ha chiesto un cambiamento con e per le nuove idee democratiche e contro la maniera di fare politica dei conservatori, i quali hanno per 8 anni portato gli USA ai minimi storici e con le braghe di tela, ma Obama ha promesso anche di risollevare il paese con una nuova politica.
    Da "yes we can" a "change we need", era chiaro che gli USA avevano bisogno di un cambiamento che Obama ha saputo cogliere fino al punto di intercettare i bisogni e metterli negli slogan elettorali. Obama uno di noi direbbe la curva degli ultras.
    A San Marino c'è tanato bisogno di cambiamento come negli USA. Il cambiamento che i sammarinesi devono sancire nelle urne è esattamente dello stesso segno degli USA, cioè offrire la possibilità ai riformatori di governare 5 anni per portare a compimento quei progetti scritti nel programma di governo, ovvero dare la possibilità a questo paese di uscire dall'immobilismo, svincolarsi dai poteri forti e dal clientelismo, strumenti che sono stati pietre miliari e ampiamente utilizzati dai conservatori che oggi si trovano nel blocco di destra.
    Riforme e Libertà offre un nuovo patto con l'Italia che tutela la nostra peculiarità, garantisce non più clientelismo ma meritocrazia, anticorpi molto agguerriti contro i poteri forti e i disastri che hanno compiuto fino ad oggi i governi a maggioranza democristiana che si sono succeduti per oltre 20 anni.
    Nel 2006 i cittadini sammarinesi per la prima volta capirono che la Dc non ha alcuna proposta per andare incontro alle mutate esigenze di una comunità come San Marino e che le ricette clientelari hanno ampiamente fallito. La Dc si disgrega da tempo, si sfalda e perde i pezzi per rissosità e mancanza di progetti che non nascondono mire di potere fine a se stesso ed oggi tenta una operazione, non per il paese, ma per conquistare le poltrone senza sapere se potrà fare qualcosa di serio, perchè impedita dai molteplici veti delle fazioni al suo interno. Nessuna garanzia di stabilità viene da destra.
    Così pur non essendoci a San Marino una personalità come Obama, abbiamo però le stesse necessità come paese, come cittadini del mondo.
    C'è bisogno di riforme che portino San Marino ad essere protagonista del suo futuro e non subire le vicende e correre a mettere le pezze ai problemi generati da governi conservatori basati sull'egemonia del PDCS, i quali hanno finito per distruggere le nostre radici, hanno emarginando i sammarinesi a fare i caporali e perduta la sammarinesità vera, l'orgoglio di essere montanari liberi dal vescovo e dai forestieri.
    Le politiche conservatrici hanno minato il nostro rapporto con l'Unione Europea e con l'amica Italia, hanno impedito uno sviluppo coerente con le nostre peculiarità di piccolo Stato e ci hanno esposto ad ogni tipo di rischio internazionale, sopratutto nell'immagine e nella percezione che hanno di San Marino nel mondo. I conservatori hanno distrutto il paese con politiche inadatte e la spartizione del potere, oggi i riformatori devono avere il voto di tutti quei cittadini che vogliono guardare con fiducia al futuro prossimo, non senza esercitare quel controllo democratico che spetta sopratutto ai cittadini proattivi che non votano turandosi il naso o per tradizione, ma vogliono ottenere precise garanzie di trasparenza, autonomia e autenticità delle scelte politiche responsabili fatte per il bene del paese, che andranno a incidere su tutta la popolazione e saranno decisive per lo sviluppo di tutta San Marino.
    Insomma, abbiamo bisogno di rinnovamento, riforme e libertà e, come bene ha osservato il direttore Guardigli nel suo intervento (sopra) "...tenendo bene in conto che il più radicale dei democratici americani rimane molto più “liberale” del più conservatore dei politici italiani..." (leggasi anche sammarinese), abbiamo tanto da imparare dalla necessità di garantire i diritti al di sopra e al di là delle convenienze elettorali e partitiche, dal significato tout court dell'essere liberal solo con i beni di Stato, cioè "privatizzare gli utili e socializzare le perdite"; e progettare una nuova economia per San Marino non con modelli presi a prestito e poli tecnologici imposti dalle nuove baronie...
    Guardare invece ai popoli come quello spagnolo che con le politiche di Zapatero e la sinistra riformatrice al governo, lavorando, hanno risollevato le sorti della Spagna e sorpassato l'Italia in molti settori, sono più ricchi di ieri e più felici rispetto ai governi di destra. Guardare all'Inghilterra che con i governi liberal e riformatori di Blair ha riportato diritti, stato sociale, stabilità, ricchezza e prestigio internazionale, guardare ai riformatori con rinnovata fiducia anche a San Marino, serve per il progresso della nostra società, per una San Marino migliore con più stato sociale, più diritti per tutti e non più con i privilegi per pochi e l'assasinio delle coscienze comprate con 20 anni di clientelismo dei conservatori del patto di destra.
    MarcOne

    RispondiElimina
  2. secondo un sondaggio pubblicato dalla CNN alla domanda "qual è il tema più importante per lei al momento in cui deciderà per chi votare?" il 57% degli intervistati ha risposto economia, relegando il terrorismo al 10 % e la guerra in Iraq al 13% (peraltro è credibile che quest'ultimo dato dell'iraq comprenda da un lato chi vorrebbe proseguire magari rinforzando l'intervento in Iraq ma dall'altro anche chi vorrebbe sentire annunciare un ritiro delle truppe).
    volendo considerare questi dati sufficientemente significativi mi sembra difficile poter sostenere la posizione di Kristol, avallata dall'ala destra del partito conservatore (nonchè dal direttore di SMN), secondo la quale il risultato elettorale di ieri notte sia da interpretarsi come una disfatta del candidato repubblicano piuttosto che una vittoria di Obama.
    considerando gli straordinari afflussi alle urne (straordinari in relazione alla tradizione americana) e la netta prevaricazione di uno dei due candidati sull'altro, viene da pensare che una parte dell'elettorato repubblicano abbia non tanto manifestato il proprio dissenso rispetto alla linea di McCain (il ché avrebbe dovuto significare un astensionismo), ma che piuttosto abbia deciso di votare per Obama.
    evidentemente quindi una tale mobilitazione del popolo americano dimostra che in ballo c'erano due candidati apprezzati e "votabili", dove però uno era nettamente più apprezzato e "votabile" dell'altro. un tale dislivello non sarebbe stato colmato nemmeno da una campagna presidenziale impostata su temi tanto cari a neocon del calibro di Kristol quali politica estera e terrorismo.
    oltre alle statistica citata sopra si pensi al bassissimo consenso di cui gode Bush jr, un presidente che i temi di guerra al terrorismo (congiuntamente con il suo staff neocon) li ha affrontati in lungo e in largo arrivando forse ad abusarne, dimenticandosi della situazione interna al paese.
    Obama ha vinto (passando per uno scontro con la Clinton data favorita e lasciata invece depredata anche del suo elettorato a favore della causa del cambiamento). ma obama non ha solo vinto la presidenza USA. Obama ha vinto nel mondo dei moderati europei e di tutti gli altri paesi.
    ora rimane da vedere se si tratta solo di un buon candidato o se saprà essere anche un buon presidente.
    per quanto riguarda McCain non credo si possa dire che sia un perdente. anche solo guardando il suo discorso di ieri notte da loser candidate è evidente che si tratti di una persona intelligente, rispettosa dell'avversario e rispettoso dell'opinione della maggioranza. uno che gli "attributi" evidentemente non ha bisogno di tirarli fuori per dimostrare che li ha.
    beatrider

    RispondiElimina
  3. ps. anche volendo citare solo fonti, se non neocon, quantomeno provenienti dal circolo neocon, bisognerebbe dire che "Un acuto osservatore della politica americana, autore di approfondimenti, libri ed articoli e autore di un blog" quale Christian Rocca, titola oggi 5 Novembre sul Foglio: "la campagna perfetta". http://www.camilloblog.it/archivio/2008/11/05/la-campagna-perfetta/
    sono d'accordo sull'acutezza di Rocca, meno su quella di Kristol

    RispondiElimina
  4. Carissimo direttore, condivido le perplessità del suo editoriale,la questione è annosa, ed è uno dei problemi maggiori delle democrazie moderne. Il migliore a vincere la gara elettorale, non è detto che sia anche il migliore a governare. Sarebbe come fare l'esame di geografia ad un professore che deve insegnare storia. A San Marino questo fenomeno distorsivo sta conoscendo dimensioni paradossali, che prima o poi credo sfoci in quella oclocrazia preannunciata da Bobbio, quando venne a tenere l'orazione ufficiale

    RispondiElimina
  5. grazie a MarcOne a Betrider ed a Pietro, mi confermate che vale la pena lavorare per San Marino e per i sammarinesi e che ragionare di politica non è ancora diventato per tutti una modestissima variante del gossip...
    Una breve replica a Betrider: "touchée!!!" e... complimenti!

    RispondiElimina
  6. Nella vittoria di Obama trovo la speranza di un mondo migliore, mentre lascio agli illustri analisti le verifiche del perché e del per come ce l’abbia fatta a discapito di un eroe-gentiluomo come McCain. Fatto sta che l’America si è risvegliata da un torpore conservatore che in questi ultimi anni non le ha permesso di rimanere al passo con i tempi. Si è svegliata ed è andata a votare in massa, come non si ricordava da generazioni. Si è risvegliata la popolazione afro-ispanica-americana e ha finalmente PARTECIPATO come mai prima alla più grande espressione di democrazia, il voto. Ma si sono risvegliati anche gli “americani bene” e i neo-con che hanno scelto l’altra metà del cielo. Ha vinto la democrazia, quella ‘dal basso’ non quella ‘da esportare’. Ha vinto la voglia di rinnovamento, di multiculturalità autentica, di nuove politiche energetiche. Ha vinto il mondo intero, che in una figura carismatica ma mai sopra le righe, molto intelligente ma mai spocchiosa, ha catalizzato una enorme quantità di consensi e di energia giovane, positiva. Con il suo aspetto e la sua immagine, certo. Ma soprattutto con le idee che ha saputo trasmettere fino alla base, arrivandoci da ‘uomo di oggi’ con i ‘mezzi di oggi’: sms, internet, blog, communities sono stati i suoi alleati.
    Gli Stati Uniti, mai così uniti, sono stati capaci del ‘sacrificio dei sacrifici’, di rinunciare cioè ad una parte di nazionalismo per aprirsi al cambiamento. Barack Obama in questi mesi ha saputo unire il mondo. Dall’Indonesia dove ha vissuto i primi anni, ai milioni di europei che hanno voglia di dialogo, alla Cina stanca del clima da guerra fredda con gli States. Ma soprattutto il suo messaggio di speranza è riuscito ad arrivare fino al dimenticato continente africano, che si è finalmente sentito parte in causa. Certo, non mi aspetto che Obama abbia anche la bacchetta magica. Né che al timone di una delle superpotenze mondiali sia arrivata Mery Poppins. Ma un nuovo ciclo è innegabilmente cominciato. Ora la mia speranza, insieme a quella di milioni di cittadini del mondo, è che sia solo il primo passo.

    Per quanto riguarda Michelle, penso che per lei parlino i fatti: nata da una semplice famiglia di colore di un quartiere periferico, ha preso due lauree prestigiose, con il suo indiscutibile charme ha saputo incantare un uomo per cui la maggior parte delle quarantenni metterebbe la firma (anche prima dell’elezione di ieri), ci ha fatto due belle figlie e ha dichiarato che avrebbe lasciato volentieri il suo posto da manager di un ospedale di Chicago per stare al fianco del marito. E c’è da credere che la sua mano forte ma femminile si sentirà eccome in questi anni. Tutto ciò sarebbe stato possibile ad una donna senza ambizioni? Cosa vogliamo chiedere di più una first lady? Di sapere l’ultimo gossip su Britney Spears???

    Insieme si può! E sono molto felice.

    RispondiElimina
  7. A beatrider. Nella tua analisi aggiungerei alcuni dati importanti. Il primo, che sono state varate misure per riportare i cittadini americani ad esercitare il dirittto di voto e che McCain deve aver sottovalutato tali misure, l'affluenza e in ultima analisi i suoi cittadini. Si poteva votare in anticipo, cioè andare alle urne anche 1 settimana o giorni prima; i giovani potevano accompagnare dentro il seggio i loro vecchi parenti; si è votato molto via internet con procedure sicure; i seggi sono rimasti aperti giorno e notte per giorni. Insomma si è garantita nei fatti la possibilità di esercitare il diritto di voto declinato in tutte le possibili modalità. PRENDERE NOTA. Al contrario di San Marino. Per chi volesse riascoltare l'intervento degli osservatori e analisti USA è andato in onda ieri su radiorai1 verso le 17. Pertanto McCain deve aver sottovalutato sia queste nuove misure che hanno ri-portato al voto tanti giovani, ma anche la forza di Obama e pertanto era giusto perdesse anche perchè ha dimostrato di non conoscere i canali della comunicazione e dell'infomazione. Su tutti vorrei citare il viral marketing politico attuato da Obama grazie al suio staff che ha permesso di raggiungere e convincere i giovani specialmente.
    McCain ha evidenziato con la sua campagna come i conservatori siano "vecchi" nei modi, nei tempi e negli strumenti della politica. Lasciamo perdere le idee dove il gap mi pare abissale. Dissento anche sulla questione Hilary, perchè Obama non ha "...lasciata invece depredata anche del suo elettorato..". Prima di tutto se è vero che McCain è uomo che pondera, doveva capire che battuta la Clinton, scoglio assai più rognoso di ogni altro poichè simile-interno e roccioso, Obama avrebbe avuto anche i voti della ex-first lady, come è stato e avrebbe contato su una forza di impatto notevole. Infatti, la Clinton pur sconfitta, ha unito le sue forze a quelle di Obama, come si dovrebbe sempre fare, anche se in Italia i media non hanno capito un tubo ed hanno solo fatto vedere l'esterno e i gossip e mai le vere ragioni della forza dei democratici che la Clinton ha saputo unire e guidare al successo unendosi. Vedremo poi quando Obama la chiamerà per qualche incarico di prestigio... pertanto la questione se McCain abbia o meno gli attributi è abbastanza irrilevante visto che prima di quelli occorre avere idee, intercettare i bisogni e perchè no i sogni dei cittadini e saper maneggiare gli strumenti elettorali cose che mi pare manchino ai conservatori vista la batosta.
    A San Marino è auspicabile vincano i riformatori proprio perchè i conservatori sono consunti e incapaci di intercettare i bisogni della nostra società.
    Ringrazio comunque anche io per la possibilità che mi è data nel leggervi.

    RispondiElimina
  8. Anche io P.S.
    Ho dimeticato di una cosa importante: adesso i comunisti antiUSA diranno ancora tutto il male possibile dell'AmeriKa? A me pare un esempio di grande democrazia e di pragmatismo a raggiungere gli obiettivi di riportare alle urne i cittadini. Questo va riconosciuto ad entrambi i candidati anche se l'effetto Obama ha sucitato e trascinato i cittadini...

    RispondiElimina
  9. Non so se avete sentito quella notiza di una regione del Sud degli Stati Uniti dove sono arrivati per posta volantini dall'apparenza istituzionale con i quali si indicavano tali modalità di voto: il giorno 4 novembre voteranno i democratici, i repubblicani voteranno il 5.
    Mi raccomando non suggerite tale espediente ai nostri politici (Per il Patto si vota domenica, per Riforme e libertà il lunedì): c'è caso che lo adottino subito...

    RispondiElimina
  10. Caro marcone. sono molto contento di aver stimolato con il mio post una tua acuta (come sempre) riflessione. a sua volta questa mi ha spinto ad indagare meglio su alcuni polls, avvalendomi di una fonte che credo attendibile. www.gallup.com
    va premesso però che forse le analisi statistiche a questo punto possono essere interessanti ma superflue e che soprattutto, almeno per quanto mi riguarda, è difficile darne una lettura corretta.
    inoltre è utile innanzitutto fare una considerazione al di là dei dati. mi sembra altrettanto irrilevante cercare di rispondere all'ipotetica domanda se i repubblicani hanno fatto una campagna elettorale in grado di fargli vincere le elezioni. ossia se siano stati in grado di proporre idee valide per il popolo americano, se abbiano intercettato i loro bisogni o se abbiano saputo maneggiare gli strumenti elettorali. poichè la risposta a questa domanda, visti i risultati, è necessariamente no. la questione su cui volevo riflettere infatti è se questi risultati parlino di una sconfitta di mccain o di una vittoria di obama. ossia la questione messa non in termini assoluti, cioè prendendo i programmi sepratamente, ma in termini relativi, comparandoli (probabilmente riflessione ach'essa irrilevante). e la mia risposta a questa domanda è contraria a quella del direttore, cioè credo che si tratti di una vittoria meritata di obama. ancor più meritata se considerate le potenzialità del candidato del partito dell'elefantino. ed è questo che ho cercato di dire nel mio post.
    quello che credo è che lo stile "vecchio" di mccain e del suo partito è tale solo perchè dall'altra parte c'era il nuovo, obama. ossia: non è una caratteristica insita nei repubblicani quella di essere "vecchi" e nei democratici quella di essere"nuovi". a riguardo considera il fatto che prima di obama/mccain, quando c'era bush come candidato, i dati dei voti in base ai gruppi (razza, sesso, educazione, religione, .., ed ETA') erano tutti sostanzialmente equilibrati. e infatti i risultati complessivi sono stati, sia con Gore (dove la questione è stata ampiamente dibattuta per ovvi motivi) che con Kerry, molto equilibrati.
    questo risultato 2008 che invece si presenta fortemente squilibrato a favore dei democratici evidenzia che è vero quello che si dice: che obama e il suo staff (Axelrod and co.) hanno fatto una campagna elettorale geniale, rivoluzionaria, da un punto di vista tecnico.
    la riprova che sia trattato di un passo avanti "fatto" da obama e non di un passo avanti "mancato" da mccain (ed è questa la questione più importante a cui qui si sta cercando di rispondere) la si ha nel momento in cui si considera che se le primarie democratiche le avesse vinte la Clinton, lo scontro che questa avrebbe affrontato con McCain (il quale, ricordiamolo, ha vinto ampiamente le primarie repubblicane a dimostrazione della larga base di consensi di cui godeva tra l'elettorato conservatore) si sarebbe molto probabilmente svolto sul consueto stile delle passate sfide presidenziali, che mccain ha riproposto.
    per quanto riguarda la questione "elettorato della Clinton" (su cui dici di dissentire con me anche se mi pare che diciamo grosso modo la stessa cosa) ti consiglio ti dare un'occhiata a questo sondaggio: http://www.gallup.com/poll/105691/McCain-vs-Obama-28-Clinton-Backers-McCain.aspx (è in inglese)
    se si rapportano i risultati, che ora abbiamo, con le risposte di questo sondaggio pre-primarie diventa chiaro che obama è stato in grado di accattivarsi l'elettorato della Clinton, cosa che come il sondaggio dimostra non era affatto scontata. in altre parole, solo una parte dell'elettorato aveva dichiarato di votare per obama qualora questi avesse vinto le primarie, ma in realtà poi molti di quelli che non pensavano di poter trasferire il proprio voto sul senatore dell'illinois l'hanno fatto, gli afflussi alle urne parlano chiaro. mccain dal canto suo sapendo che c'era una fetta della popolazione (soprattutto donne) deluse dalla sconfitta della clinton, ha provato a giocare la carta Palin, in modo da attrarre l'elettorato donna. il fatto che poi la palin sia tutt'altro che geniale non significa che la mossa di candidarla vicepresidente sia stupida, anzi. tant'è che i democratici hanno dovuto richiamare alle armi i coniugi clinton, senza i quali probabilmente lo scarto sui risultati sarebbe stato più esiguo, chiedendo loro di spendersi a favore della causa del cambiamento.
    beatrider
    un ultima nota: riguardo agli anziani portati a votare dai giovani. non so se alludi al fatto che questi ultimi abbiano potuto influenzare il voto dei primi, ma se così fosse è fondato credere che così in realtà non sia stato poiché i voti degli over 65 sono rimasti invariati (e molto equilibrati) nelle ultime tre elezioni presidenziali.

    RispondiElimina
  11. accidenti! i miei più sinceri complimenti a tutti: non avrei mai immaginato che qui da noi esistevano raffinatissimi americanisti! E' un vero piacere leggervi, grazie per i vostri inteligenti contributi.

    RispondiElimina

Nota Bene:
SMN Blog è uno spazio di comunicazione libero e aperto, creato per instaurare un confronto diretto sui temi proposti ogni giorno. La redazione di SMN Blog ha scelto di non moderare preventivamente i commenti dei lettori. Tuttavia, nel ribadire che gli unici proprietari e responsabili dei commenti sono gli autori degli stessi e che in nessun caso SMN Blog potrà essere ritenuto responsabile per eventuali commenti lesivi di diritti di terzi, la redazione tiene a precisare che non sono consentiti, e verranno immediatamente rimossi:

- messaggi non inerenti all'articolo
- messaggi anonimi o con indirizzo email falso
- messaggi pubblicitari
- messaggi offensivi o che contengano turpiloquio
- messaggi con contenuto razzista o sessista
- messaggi il cui contenuto costituisce una violazione della legge (istigazione a delinquere o alla violenza, diffamazione, ecc.)

In ogni caso, la redazione di SMN Blog si riserva il diritto di cancellare messaggi e commenti giudicati non idonei in qualsiasi momento e a suo insindacabile giudizio.