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giovedì 26 febbraio 2009

I cento giorni

di: "Pietro Solferini"
Il dato politico dei primi cento giorni di questo Governo mi pare sia costituito dal ritorno in auge di Gabriele Gatti. Questa moderna fenice che rinasce dalle sue ceneri, questo novello gattopardo che cambia tutto affinché nulla cambi, riporta alla mente, senza pescare troppo in alto ed indietro nel tempo (ai più famosi cento giorni della Storia) altri due celebri ritorni, quelli del pugile Tyson e del calciatore Maradona. Ricordo un’imponente campagna pubblicitaria planetaria che inneggiava il ritorno sul ring di Mike Tyson, al rientro agonistico dopo un periodo di ascetica meditazione presso le carceri dell’Illinois, dallo slogan molto semplice ed efficace: “He’s back”. Anche Diego Armando Maradona, una volta scontato un periodo di squalifica per avere tirato troppo forte, tornò sui campi da gioco ai Campionati Mondiali del 1994, ed i giornali titolarono di nuovo: “Il re è tornato”.

Dopo aver manifestato l’intenzione di non partecipare al Governo del Patto per San Marino, per svolgere invece un ruolo più oscuro e defilato, Gabriele Gatti ha esibito sommessamente e quasi scusandosi il crudo dato elettorale, per fare constatare e digerire l’ineluttabilità della propria nomina. Entrato in Congresso dalla finestra delle Finanze, ha ben presto soggiogato tutti i colleghi con il proprio carisma per tornare ad essere il leader maximo ed indiscusso di questa maggioranza. Le due Dame, ammaliate da cotanto irresistibile influsso, hanno di buon grado accettato il ruolo di semplici comprimarie, ed ora lo riveriscono ed ossequiano con il rispetto e la succubanza che si devono al capo che Egli è. Dopo aver tagliato tutti i ponti con possibili alternative, ora non hanno alternative. Gli avversari sono tutti sepolti, non solo di Partiti avversari, ma anche di quelli alleati, che appaiono ora più defilati ed ininfluenti che mai.
I Suoi elettori sono convinti che sia capace di portare il Paese all’abbondanza degli anni ’90, come se i periodi di vacche grasse non dipendessero dalla congiuntura economica e finanziaria italiana e mondiale, ma da chi regge le sorti del nostro Paesello in quel momento.
Nei giorni scorsi l’Avv. Giuseppe Lonfernini, in merito alle problematiche del settore della giustizia, propugnava sulla stampa un ritorno al passato, quando i Giudici venivano nominati dal Consiglio Grande e Generale con conferma ogni tre anni. E’ anch’egli un ingenuo nostalgico, che non vuole accettare il mutare dei tempi. Con il livello culturale e morale dei nostri attuali governanti, se dovessero rinnovare i Magistrati ogni tre anni, li costringerebbero a tali e tanti compromessi che davvero potremmo dire addio per sempre al sogno di una Giustizia giusta.
Né Tyson, né Maradona (e neppure Napoleone) tornarono mai quelli di un tempo….

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