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venerdì 20 febbraio 2009

Crisi economica e lavoro: Ciavatta e Felici ne discutono

di Roberto Ciavatta
Caro Felici, proprio così: la situazione è nera, l’occupazione diminuisce, la crisi finanziaria si riversa sull’economia reale… o forse la finanza si svela per quello che è?, cioè uno stratagemma con cui l’economia reale è sopravvissuta senza basi reali! Di questo parlano i più avveduti economisti e sociologi, di una crisi del sistema capitalistico liberale e del suo presupposto: la società del lavoro e della crescita continua.
Tutto questo, dice Tiezzi dell’Università di Siena, non funziona per un semplice motivo: il pianeta è uno spazio finito, perciò non può dare una crescita infinita, e nemmeno un’occupazione adeguata. La finanza fino ad ora ha tenuto in piedi un castello privo di fondamenta, d’ora in avanti faticherà a farlo, e nel medio periodo, lo si voglia o no, il sistema imploderà. Si potrà solo decidere se costringere le imprese a non usare le tecnologie, e salvaguardare così il lavoro (ma non è certo una strada perseguibile, né auspicabile), oppure abituarsi ad una società in cui il lavoro del singolo individuo non sarà più indispensabile.
Di fronte a tutto questo il sindacato non dovrebbe chiedere al Governo, come fa Felici, di risolvere il problema: come potrebbe risolverlo il governo? Ha solo un’arma: tamponare l’emorragia versando (come succede ovunque) oboli milionari nelle casse degli imprenditori, in cambio dell’impegno a non chiudere (cioè in cambio di licenziamenti solo ridotti).
Cioè, che succede? Lo stato paga “tizio” per non chiudere un’azienda non più competitiva, perché se chiude i lavoratori perdono il posto, e quindi i soldi che gli da “tizio”. Pensateci su: non sarebbe meglio se lo Stato desse i soldi direttamente al lavoratore che perde il lavoro piuttosto che a “tizio”? Nulla, infatti, impedisce a “tizio” di licenziare in ogni caso, o spostare la produzione altrove, o nel migliore dei casi (è quanto succede in USA in questi giorni) continuare a chiedere oboli all’infinito, tenendone una buona parte per sé.
Oggi, sono tre le cose che un sindacato dovrebbe fare: 1) lo presagisce anche Felici: “tre contratti sono scaduti, la situazione economica è quella nota…” che sta a dire: come facciamo a ottenere aumenti dignitosi se le aziende chiudono? La risposta è: meccanismi automatici di rivalutazione legati all’inflazione e al PIL, proprio i referendum che la CSU, per ragioni di partito, ha contrastato. 2) vietare contratti capestro, perché tra i 1600 cassintegrati e i licenziati di ogni giorno, chi ha contratti co.co.pro. o interinale non è conteggiato, visto che a loro basta non rinnovare il contratto, e alla cassa integrazione non hanno proprio diritto. Anche questi referendum la CSU li ha contrastati per ragioni di partito. 3) come misura tampone – pretendere una riduzione oraria significativa (il sociologo De Masi parla di 25/30 ore) a parità di stipendi. Se lo Stato deve versare denaro della collettività, lo faccia per salvare i lavoratori, cioè persone in carne ed ossa, non per salvare l’economia, che è l’interesse di pochi. Invece di versare oboli agli industriali, li versi agli operai in cambio di una drastica riduzione oraria, e pretenda tetti massimi per le retribuzioni dei manager.
Chi persegue queste misure se non un sindacato? Se la cecità del modello turboliberista ha potuto trionfare in occidente, la colpa maggiore è da addebitare ai ripensamenti sindacali seguiti al 1989! Da noi il sindacato si è ridotto al teatrino di chi ha fatto fortuna dietro la scrivania, e ora, nonostante la crisi finanziaria, continua a chiedere l’istituzione del secondo pilastro pensionistico da mettere in bocca ai finanzieri stessi. Ora che ovunque i fondi pensione crollano. Per che motivo? Solo perché sono loro e i loro partner a volerli gestire? E allora, a cosa si riduce il ruolo del sindacato? A traditore e peggior nemico dei lavoratori e dei pensionandi?


SINDACATO – Giorgio Felici: “Crisi occupazionale, il governo si muova”

[L’Informazione] “Ovviamente siamo fortemente preoccupati perché ogni giorni c’è un problema occupazionale nuovo”. Così Giorgio Felici, segretario della Federindustria della Cdls, commenta il dato della forte crisi occupazionale che vede aziende storiche sammarinesi in forte crisi e 51 richieste complessive di licenziamento. Tra le aziende in crisi la Ponte&Mellini, che ha chiesto il licenziamento di 24 dipendenti su 30, la Birra Amarcord, 7 licenziamenti su 7, chiuderà i battenti a San Marino e la Cams Macchine, con la richiesta di 13 licenziamenti su 40. “A fronte di questa situazione – dice Felici – segnali da parte del governo di atteggiamenti finalizzati a politiche e comportamenti nuovi, non ne vedo. Non sappiamo di piani o progetti riguardanti la politica industriale o di sviluppo. Ancora non si vede niente all’orizzonte e questo ovviamente mi proccupa, considerato anche l’attuale contesto contrattuale così complicato. Abbiamo tre contratti già scaduti: industria, artigianato e pubblico impiego allargato. La situazione economica è quella nota. Noi, come sindacato, stiamo preparando una serie di iniziative per la primavera, iniziative di carattere propositivo e con contenuto economico-sociale. Nello stesso tempo chiediamo però al governo di spingere sull’acceleratore per contribuire fattivamente a risolvere la complicata situazione – conclude Felici -”.

L’Informazione di San Marino
a.f.

1 commento:

  1. Il Gruppo Schietti sarebbe la soluzione contro la povertà e il cambiamento climatico?

    Domenico Schietti è un famoso ecologista ed inventore, che sta promuovendo il Gruppo Schietti per risolvere il problema della povertà e del cambiamento climatico, dando lavoro a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, formando un grande gruppo economico per finanziare progetti ecologici. ( vedi http://domenico-schietti.blogspot.com/2009/08/se-mi-lasciassero-produrre-la.html )

    Il Progetto però viene boicottato in ogni modo come il suo ideatore, si tratta perciò di un complotto globale per causare povertà, guerra e cambiamento climatico come spiega appunto Schietti nel suo sito?

    http://domenico-schietti.blogspot.com/2009/10/la-storia-del-potere-in-base-al.html

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