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giovedì 5 novembre 2009

Innovazione e rinnovamento

Di Emilio Della Balda su San Marino OGGI

L’economia sammarinese è strutturalmente fragile e a rischio in quanto è fatta di piccole imprese che devono difendersi dalla crisi da sole, con i loro mezzi. E’ possibile perdere il grande patrimonio imprenditoriale e professionale messo insieme nel nostro sistema produttivo. San Marino può andare verso un indebolimento strutturale perché diverse imprese potrebbero uscire dal mercato con costi rilevanti di capitale umano. Ecco perché è indispensabile impostare un progetto delle attività produttive e dei servizi che preveda una serie di misure orientate a potenziare la capacità di esportazione, andando ben oltre l’area di mercato italiana, ottenendo vantaggi di produttività, di competitività e di buona occupazione.

La crisi che il Paese sta attraversando può essere superata solo con cambiamenti nell’economia reale. La crisi va affrontata con decisione e vista come opportunità per il rilancio, il potenziamento e il rinnovamento tecnologico del nostro intero apparato industriale, sostenuto da servizi di eccellenza.
Purtroppo questa consapevolezza non è ancora penetrata nell’area politica di governo e forse non è pienamente acquisita neppure dagli imprenditori che sono ancora lontani dall’idea di fare sistema. Mi sembra che la crisi, finora, ha prodotto solo interventi sociali di emergenza che non possono durare all’infinito e che sono un costo improduttivo.
Si cerca di limitare i danni, ma non è la scelta vincente. La crisi va letteralmente aggredita con politiche di riconversione verso l’innovazione e nuovi settori che in futuro daranno ottimi risultati; con una collaborazione tra privato e pubblico; con un ruolo trainante affidato all’università e alla ricerca. La crisi deve indurre a scelte aggreganti e cooperative nell’ambito appunto di un progetto sostenuto politicamente e condiviso socialmente. Altrimenti certi ottimismi ed espressioni tipo “ce la caveremo come sempre”, “San Marino ha passato altri momenti difficili” è meglio metterli da parte.
Dobbiamo convincersi che le tecnologie, la conoscenza e il capitale umano sono un mix col quale si può realizzare un nuovo sistema San Marino trasparente e competitivo, partecipando alla sfida della globalizzazione.
Basta leggere i giornali per sapere che gli Stati più virtuosi stanno già predisponendo e aumentando gli investimenti in questa direzione in modo che la loro struttura produttiva sia messa in grado per tempo di soddisfare la domanda nuova che viene dal mercato.
Bisogna capire che la crisi accelera la nascita di imprese che creano pubblici benefici come quelli derivanti dalla cosiddetta green economy che nel 2008 ha aumentato il fatturato del 75% a livello mondiale. Il mercato delle tecnologie pulite e dei servizi connessi è in forte crescita. Uno dei nuovi pilastri dell’economia è costituito proprio dal settore dei prodotti e dei servizi puliti che riguardano non solo i generatori di energia rinnovabile ma anche l’acqua e i rifiuti. Questa industria, si prevede, nel 2020 raggiungerà un fatturato di 12 mila miliardi di dollari. E’ fin troppo chiaro che la recessione darà più spinta ai processi di innovazione, farà sorgere nuove esigenze pubbliche e private, determinerà un orientamento generale verso nuovi prodotti e servizi. Per un paese come San Marino che per troppo tempo ha fatto il vagone del lento treno italiano, appare fondamentale lanciarsi sulla strada dell’innovazione e del rinnovamento per diventare partecipe della ripresa e per avere un futuro. La sonnacchiosa politica sammarinese deve darsi una mossa impostando un progetto di sistema da realizzare con la programmazione di bilancio per costruire un futuro al Paese.

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