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mercoledì 18 novembre 2009

Evitiamo di trascinare il Paese nel baratro

Di Amilcare Barca

Può far comodo nascondere le proprie responsabilità dietro agli attacchi mediatici ma credo che sulla vicenda Delta occorra attenersi ai fatti perchè le cose non sono come si stanno raccontando.
I fatti sono che Delta, con la cassaforte Carisp alle spalle, ha operato sul mercato italiano nella illegalità. Illegalità perchè operava senza le necessarie autorizzazioni n'è poteva averle.
Allo stato attuale l'esposizione di Carisp verso Delta è del 65% del totale. In soldoni si possono quantificare in circa tre miliardi di euro e se consideriamo i 500 milioni che sono già stati sborsati per evitare il crollo, fanno tre miliardi e 500 milioni.

La cifra di tre miliardi è di tale dimensione che sta facendo gola ai molti pescecani che infestano la finanza italiana, anche perchè questo 65% che ha operato nell'illegalità è molto probabile che incontri difficoltà ad essere riscosso e fa gola perchè può essere comprato ad un valore molto inferiore. Questo però è uno dei problemi, il problema vero è che l'esposizione di tale cifra mette a rischio non solo il patrimonio Carisp ma anche la tenuta dell'istituto stesso. In questo momento millantare vendite in prossimità d'arrivo fa a pugni con le dichiarazioni di Banca Intesa che fa sapere di essere interessata ai soli titoli performing. La domanda è: se Banca Intesa è interessata solo a questi titoli, quanti sono i titoli non performing che rimangono sul groppone della Carisp? Oltre a ciò sottolineo che pochi giorni fa ci sono stati due episodi da non sottovalutare: il primo riguarda le dimissioni di un consigliere d'amministrazione pesante che nulla ha a che vedere con le parentele di cui si è fatto cenno, mentre anche l'altro riguarda una dimissione, guarda caso di quel giudice che deve rispondere ad una rogatoria di 4.000 pagine che interessa proprio la Carisp. Questi due episodi sono collegati ed hanno una loro valenza.Non è terrorismo ma per la Carisp il cielo è plumbeo.

3 commenti:

  1. C'è un'altra cosa che stona con tutto il resto ed è la sovraesposizione mediatica del nuovo presidente della fondazione Carisp che mal si concilia con quello che sta succedendo. Semmai su Delta a parlare dovrebbe essere il presidente di Carisp da cui Delta dipende e che non a caso ha parlato di possibile bad bank.
    Se ricordate bene dall'inizio della vicenda Delta con l'arresto dei vertici del cda di Carisp, l'allora presidente Galassi aveva fatto si e no un paio di interventi in quasi un anno.
    Possibile che non si riescano a capire queste cose?

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  2. La tua esposizione prende origine dal fatto che sei sicuro che Delta non avesse autorizzazioni ed a parer mio, da quello che ho letto e conosco, l'origine è sbagliata. Banca Italia e gli organismi di controllo erano perfettamente a conoscenza di ogni cosa. Tanto è vero che la nomina degli amministratori straordinari e di tutte le numerose verifiche operate dai suddetti nelle e sulle società Delta & C negli ultimi anni è perfettamente avvenuta e sta a legittimare ogni cosa. L'intervista di Fantini dovrebbe anche aprire nuove occasioni di ragionamento quando dice: "dovevo forse confessare che l'azione contro di noi è stata avviata perchè ci siamo opposti ad una speculazione in borsa?".

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  3. Banca d'Italia aveva dato autorizzazione per detenere quote di Delta non superiori al 30 per cento. Prima degli arresti la quota era arrivata all'80 per cento. L'illegalità è questa.

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