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lunedì 5 maggio 2008

Centrale Bio

di Augusto Gasperoni - Sinistra Unita

Vorrei parlare della vicenda Centrale del Latte, focalizzando l’attenzione sull’importanza di valorizzare la nostra piccola ma fondamentale filiera agricola.
Molti studi universitari in tutto il mondo hanno dimostrato che la produzione agricola convenzionale o industriale genera molteplici problemi, fra i quali: l’enorme diminuzione della qualità del prodotto, l’impatto negativo sull’ambiente in tutto il suo ciclo, partendo dall’utilizzo di fertilizzanti o diserbanti chimici i quali oltre a rendere i terreni artificiali, creano un danno all’ambiente, fino ad arrivare agli enormi costi per il trasporto e per i contenitori, quando il più delle volte superano il costo del prodotto, senza dimenticare che tutto questo partecipa considerevolmente all’emissione di CO2 nell’atmosfera ed ad incrementare il buco nell’ozono, senza trascurare il minimo guadagno per coloro che dedicano il lavoro vero, gli agricoltori.
In questi ultimi dieci anni in tutto il mondo ed anche nella vicina Italia, sono nate molte aziende a produzione biologica, aziende agricole a circuito chiuso, nel senso che non utilizzano fertilizzanti chimici, ma quelli naturali prodotti dai loro animali, aziende che producono loro stesse i foraggi per gli animali garantendo una alimentazione sana al bestiame.
Oltre a tutto questo, stanno nascendo punti vendita diretti fra produttori e consumatori, e ristoranti che utilizzano solo prodotti locali, i così detti ristoranti a CO2=0, in questo modo non solo si mangiamo prodotti più sani, ma salvaguardiamo l’ambiente e diminuiamo l’emissione di gas serra, in quanto la merce deve fare pochissima strada. Certamente gli economisti in larga scala non condividono questi progetti, ma credo che il futuro se si vuole vivere e mangiare sano, dovrà essere questo, dobbiamo ridare alla natura ma anche all’uomo i suoi tempi naturali, perché solo in questo modo potremo garantire un futuro a noi stessi ed alle future generazioni.
Ecco perché noi come SU abbiamo sempre creduto in un progetto diverso per la cessione della centrale del latte, dove siano coinvolti i produttori, tutti gli operatori del settore interessati, i soggetti della distribuzione sammarinese disponibili, ed anche altri soggetti ma tutti sammarinesi, per realizzare un progetto a filiera corta che garantisca la qualità del prodotto, immerso completamente nella nostra realtà agricola.
Certo, lo stesso principio lo riteniamo utile anche per gli altri settori agricoli, per cercare di risollevare tutto il comparto, perché si ritrovi l’interesse a svolgere questo mestiere, ed invertire la tendenza che si è avuta in questi ultimi decenni, dove si è privilegiato la speculazione, chiudendo stalle o attività agricole, con la scusa che facevano cattivo odore.
Una produzione agricola biologica tutta sammarinese, potrebbe essere fondamentale anche per la nostra ristorazione, in quanto oltre la tipicità potrebbero vantarsi anche di utilizzare prodotti locali, e sarebbe un ottimo richiamo per tutto il settore turistico.
Il progetto industriale, che fortunatamente per diverse ragioni al momento è stato bloccato, ha tutte altre finalità, con il grande rischio di far morire del tutto il settore, di perdere definitivamente la tipicità dei nostri prodotti lattieri caseari, prevedendo volumi di lavoro 20 volte gli attuali con conseguenze enormi sulla circolazione stradale ed il rischio di creare ulteriori turbolenze nell’interscambio.
Non è possibile giustificare questo progetto industriale solo perché si devono mantenere tutti i dipendenti, quando sappiamo benissimo che essendo anche questa un’azienda pubblica, come tutta la Pubblica Amministrazione è stata gestita in modo più funzionale ai partiti che alle esigenze aziendali, ma forse qualcuno con queste scuse vuole giustificare i soliti affari per qualcuno a discapito della collettività.

1 commento:

  1. Guardi, il problema era ed è abolire la cosidetta zona bianca? Allora basta farlo subito con un decreto. Credo che i sammarinesi siano tutto d'accordo nel proseguire con l'attuale centrale del latte magari modernizzata in mano allo Stato, magari con un contributo privato fino al 49% e prodotti come dice lei, BIO.
    Le professionaoità ci sono, l'azienda chiude il bilancio positivo, quindi dove è la necessità di vendere?
    Se la politica non riesce a capire questioni minime significa che "c'è del marcio in Danimarca".
    MarcOne

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