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lunedì 24 agosto 2009

Attacchi mediatici ed interessi economici

Da: La tribuna Sammarinese

Il Corriere della Sera, valutando la notizia del possibile interesse del gruppo Intesa San Paolo per l’acquisto del gruppo Delta, si spinge in una serie di considerazioni che riprendono sostanzialmente il motivo di fondo che la stampa italiana usa nel giudicare gli eventi sammarinesi. Partendo dal presupposto usato da Libero, uno dei giornali direttamente legati al premier Berlusconi, per cui le finanze di San Marino sarebbero a rischio a causa del presunto buco stimato di 3 - 4 miliardi di euro, il Corriere della Sera rivela come sia stato l’avvocato Guido Rossi, incaricato dalla Sopaf dei fratelli Magnoni, a denunciare lo “scandalo attraverso un esposto alla magistratura. In seguito — continua il Corsera — si muove anche la vigilanza di via Nazionale che in tandem con la procura di Forlì, arriva a scoperchiare un sistema truffaldino con un clamoroso giro di assegni con intestatari sconosciuti”.
Si dà per assodato che gli elementi sollevati dalla procura di Forlì nei confronti della Cassa di Risparmio siano passati in giudicato e quindi le accuse di riciclaggio siano diventate fatti certi tanto da dover ringraziare l’avvocato Rossi per avere tolto il coperchio alla pentola, mentre è ormai chiaro per quale motivo egli abbia agito.

In questo scenario si inserisce la decisione del Tribunale del Riesame di Bologna che confermando gli arresti domiciliari per i vertici dell’istituto bancario, induce qualche preoccupazione e fa pensare che la magistratura possa avere acquisito elementi che vanno al di là della semplice e comprovata accusa di dominanza nel gruppo bancario Delta da parte della banca sammarinese.
A parte questa considerazione, non è così assodato che vi siano elementi di certificata certezza rispetto all’accusa di riciclaggio, tanto che anche il Corriere della Sera, forse il più autorevole quotidiano italiano, insinua solo il dubbio derivante dall’ormai datata considerazione per cui sia stata coinvolta nell’indagine anche la Procura Nazionale Antimafia, dalla quale per altro in tre mesi non è giunta alcuna considerazione.
Ulteriore elemento critico rispetto alla tesi del riciclaggio è la stessa ‘maxi-rogatoria’ che la procura di Forlì avrebbe inviato al Tribunale di San Marino. Fino a ieri il pool di Di Vizio aveva fatto sapere di non avere bisogno dell’assistenza giudiziaria sammarinese, ora invece chiede, attraverso 4.000 pagine, informazioni. Le ipotesi possono essere due. O si stanno approfondendo tracce di indagine già solidamente comprovate, ma in questo caso l’atteggiamento degli inquirenti risulterebbe contraddittorio con il passato quando, in modo quasi sprezzante, avevano dichiarato la propria autosufficienza, oppure l’indagine ha la necessità di prove che non sono ancora state trovate e quindi Di Vizio sonda l’ultima possibilità, quella che per ragioni politiche e non certo giuridiche, la procura di Forlì ha sempre voluto evitare.
Ma c’è in questa direzione anche una terza via interpretativa: l’azione giudiziaria mossa nei confronti della Cassa di Risparmio non ha risvolti di carattere solo e squisitamente giuridico, ma è mossa da almeno due altri interessi: quello nazionale italiano di mostrare il pugno duro contro un’entità istituzionale, debole perché colpevolmente in ritardo sulla strada della trasparenza, che si preferisce costringere alla ‘svolta’, piuttosto che coadiuvarla usando la via della cooperazione. Ma anche quello dell’interesse privato per un gruppo bancario del credito al consumo che aveva battuto la concorrenza di tanti altri e che ‘rischiava’ di crescere troppo.
Queste ultime ipotesi, al di là delle esternazioni fatte dal Segretario agli Esteri sulla stampa di sinistra, spiegano esattamente l’atteggiamento assunto dai media italiani sulla vicenda Cassa di Risparmio e ancora di più l’attacco violento a cui è sottoposta la Repubblica di San Marino. Per giustificare un livello di aggressione così elevato da parte della magistratura e del governo italiano nei confronti del micro sistema economico di un altro Stato, l’unico modo è quello di agire attraverso i mezzi di informazione che devono creare nell’opinione pubblica l’idea del caso eclatante, lasciando magari trapelare ogni tanto qualche apparente prova documentale.
La campagna mediatica cui è sottoposta la Repubblica di San Marino dipende strettamente da interessi molto grandi e soprattutto molto diretti. Se il governo di San Marino riesce a comprendere questi fatti forse riuscirà anche ad iniziare a dare qualche risposta convincente.

1 commento:

  1. Raramente accade di leggere sui giornali di San Marino articoli di questa precisione e lucidità. Peccato non conoscere il nome dell’estensore, che è voluto forse comprensibilmente rimanere anonimo. La tesi delle duplici motivazioni, economiche e politiche, dell’assedio mediatico alla nostra Repubblica sono spiegate con dovizia di ragionamenti plausibili. Purtroppo l’estensore cede
    nel finale ad un assunto sostanzialmente assolutorio del governo che sarebbe, a suo dire, incapace di comprendere queste ragioni. Dissento con questa conclusione, ritenendo che vi sia nel nostro esecutivo chi ha ben chiaro da lungo tempo cosa stia accadendo sia nella “partita Delta”, sia nella controversa ed annosa vicenda dell’accordo di buon vicinato con l’Italia. Costui (o costoro) riveste quindi una grave responsabilità nell’opera di difesa del Paese dagli attacchi sferrati con durezza e determinazione. Mentre la partita “economica” possiamo prevedere che si concluderà ben presto, non appena cioè sarà effettuata la vendita (o la “svendita”?) del “gioiello” italiano della Carisp, sul piano politico le contropartite richieste sono certamente più articolate e complesse, e condurranno inesorabilmente (ahinoi!) ad una sostanziale e significativa diminutio dell’autonomia e della sovranità del nostro Stato, se tutti noi sammarinesi (governo e politica in testa) non sapremo reagire con il necessario orgoglio patriottico e l’auspicabile senso dello Stato. Ciò potrà comportare diversi anni di rinunce e sacrifici, ma ci varrà – nei tempi lunghi – la difesa e la riaffermazione internazionale della nostra indipendenza e sovranità. A noi la scelta.

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