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venerdì 18 aprile 2008

Aborto? Sarebbe meglio poter scegliere: no, grazie!

Un recente comunicato stampa di Sinistra Unita si rallegrava con una risoluzione approvata al Consiglio d’Europa in merito alla legalizzazione dell’aborto nei Paesi aderenti. Interrogato in merito da un giornale locale il nostro Segretario di Stato alla Sanità ha risposto che “i tempi sono maturi per affrontare l’argomento anche a San Marino”.

Non posso dargli torto, ma il problema è “come” affrontarlo?
La risoluzione su citata è passata col voto favorevole del nostro (unico) rappresentante Alessandro Rossi, il quale aderisce al gruppo UEL (Unified European Left). I voti favorevoli sono stati 102, quelli contrari 69, 14 gli astenuti. Il gruppo dell’UEL ha votato integralmente a favore della risoluzione, quello dei Socialisti quasi integralmente a favore, la maggioranza dei Popolari e quella dei Democratici invece si è espressa contro; fra il gruppo dei Liberaldemocratici molti voti a favore, molti contro ed alcuni astenuti.
Va detto che il contenuto della risoluzione è fortemente ammorbidito nei termini più precisi della questione, e non si tratta ovviamente di una richiesta ai Paesi che non consentono l’aborto di allinearsi. Trattandosi di un problema molto vasto e delicato, e soprattutto eticamente sensibile, la risoluzione propone sostanzialmente di evitare i danni procurati da una legislazione carente o assente. Adeguarsi, quindi, alla risoluzione europea non vuol dire espressamente aderire alle istanze abortiste tout-court, bensì evitare anzitutto che la piaga dell’aborto clandestino o quella del turismo abortista si sviluppi in Paesi civilizzati come i 47 membri del Consiglio d’Europa.
Giusta preoccupazione, quindi. Ma attenzione. Se anche a San Marino volessimo accogliere il principio che la non legalizzazione vuol dire principalmente un’istigazione all’aborto clandestino o al turismo abortista, non per questo la normativa dovrebbe facilitare e rendere eccessivamente accessibile a tutti la pratica dell’interruzione di gravidanza, con eccessi di leggerezza e facilità. Anzi, a mio avviso, l’occasione di una legislazione in materia potrebbe finalmente creare le condizioni per sancire che nessuna donna deve essere obbligata ad abortire ma neanche punita perché rifiuta la maternità, e che tutti dobbiamo fare il possibile affinché la libertà di scelta sia indirizzata chiaramente verso la vita, per la libertà di non abortire e per la libertà di nascere. Basterebbe infatti applicare almeno queste tre regole fondamentali: nessuna donna può essere obbligata ad abortire; nessuna donna può essere punita perché rifiuta la maternità; tutte le donne devono essere libere soprattutto di NON abortire.
Ma in che modo possiamo garantire, a termini di legge, questi tre elementi fondamentali?
La donna incinta deve diventare un soggetto sociale privilegiato, e bisogna investire adeguate risorse a favore di chi decide di non abortire, anche in casi di emergenza sociale. Chi decide di non abortire, pur avvertendone il bisogno, deve essere salvaguardato attraverso la cura, l’affetto e la promozione della solidarietà sociale e pubblica, e chi invece chiede di fare aborti per ragioni considerabili effimere, la legge, ma soprattutto la cultura del tempo, non deve ingannare le donne e i maschi che preferiscono lavarsene vergognosamente le mani e deve convincerli che l’aborto non è un metodo contraccettivo, ma è in definitiva l’eliminazione della vita, quindi la negazione del futuro di una persona e della stessa società, oltre che l’annullamento della morale civile, sociale, e – per chi ha fede – religiosa.
Una scelta laica, come si direbbe oggi, “pro life” deve emergere chiaramente da una legislazione su questa delicatissima materia, altrimenti sarà meglio lasciare le cose come sono e rischiare di diventare gli ultimi bigotti e medievali europei, che pur sempre mantengono fermo il principio etico della salvaguardia della vita.

8 commenti:

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  2. La soluzione è dettata dalla stessa risoluzione dell'Apce secondo la quale deve essere un aborto "SICURO E LEGALE".
    Basta trovare profesionisti seri e non condizionati dalle proprie convinzioni religiose o politiche.
    Solo allora si potrà distinguere un aborto sicuro da uno insicuro, da uno legale ad uno illegale.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Innanzitutto ti ringrazio per l'oggettività della cronaca.
    Ricordo solo che a Strasburgo San Marino ha due voti ed io sono membro supplente ... chi vuole indaghi!
    Condivido con te che la risoluzione aveva alcuni risvolti ideologici... incluso il titolo.
    Alcuni di questi sono stati mitigati da emendamenti accolti e proposti dalla stessa relatrice.
    La quasi totalità delle donne nordiche del PPE e dell’ALDE hanno votato favorevolmente al testo.
    LA risoluzione infondo cerca di divincolarsi dallo scontro ideologico pro-life o pro-choice.
    Invita gli stati membri a fare di tutto a livello informativo educativo ed assistenziale per ridurre il numero di gravidanze indesiderate e gli aborti.
    Mette chiaramente e giustamente a mio avviso nella mani della donna l'ultima estrema e dolorosa scelta per l'aborto e stabilisce che questa può essere esercitata non come metodo contraccettivo ma solo come scelta consapevole e gli da la facoltà di esercitare tale scelta in maniera legale e sicura per la sua salute.

    Grazie
    Ax

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  5. Visto che molti non lo sanno vi riporto anche ciò che ha detto il Rapporto del commissario dei diritti umani Hammemberg sulla situazione di S.Marino:

    "27. Le donne a San Marino si confrontano con un problema relativo ad un aspetto dei diritti alla riproduzione. In base agli articoli 153 e 154 del Codice penale, l’aborto è penalizzato, a meno che sia effettuato per salvare la vita di una donna incinta. La conseguenza è stata che le donne che intendano terminare una gravidanza indesiderata per qualunque altra ragione (compresa, ad esempio, la circostanza in cui il feto abbia gravi malformazioni o se la gravidanza è il risultato di uno stupro), devono recarsi all’estero per tale trattamento. Il fatto che tale atto sia considerato reato penale può porre le singole donne in circostanze difficili, non da ultimo qualora vi siano complicazioni mediche dopo l’aborto. Gli assistenti sociali hanno informato il Commissario che le donne in tali situazioni rischiano di non ricevere cure mediche in quanto suscettibili di aver commesso un reato."

    Rapporto

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  6. Gentile Chiurlo, noto nella sua un po' sbrigativa risposta una tendenza a sottovalutare il problema di decidere coscientemente e legalmente di stroncare una vita (che non ha colpe) durante la sua normale gestazione ed evoluzione. Per far valutare soluzioni "alternative" non mi dilungherò su lunghe questioni di carattere filosofico, mi limito invece a suggerire la visione di un film, davvero gradevole e leggero, in questi giorni nelle sale cineamtografiche, dal titolo Juno (scritto da una donna, ex ballerina di lap dance). Poi mi dirà.
    Mentre per quanto attiene ai seri professionisti che non devono lasciarsi condizionare dalle proprie convinzioni (religiose, politiche, etiche, ecc.), su faccende come l'aborto temo che dovrà cercarle a lungo, e buona fortuna...
    Grazie per il suo pur breve contributo.

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  7. Caro Axel, ringrazio (anche a nome della redazione e, ritengo, dei lettori) per l'utile chiarimento e approfondimento.
    Saluti e cordialità

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  8. Direttore, se ho capito bene il senso delle sue riflessioni sull'aborto credo di essere sostanzialmente d'accordo con lei sull'argomento. Tuttavia se lei giustamente guarda avanti, invece vorrei analizzare il presente per capire che: 1) esistono cosidetti professionisti che si rifiutano di parlare, fornire ai pazienti le cure in nome di una obiezione di coscienza non prevista, non gradita e contro ogni giuramento medico. Chi vuole fare obiezione lo faccia nelle strutture private e non nell'ospedale pubblico. Infatti un pubblico servizio deve erogare una prestazione e di questo passo c'è chi farà obiezione sull'appedicetcomia, piuttosto che sui trapianti o sulle trasfusioni ecc. Come dice giustamente nessuno può essere contro la vita e nessuno è a favore dell'aborto, ma se guardiamo bene i veri laici sostengono una libertà di scelta (pro-choice) consapevole e informata mentre gli altri oltre a rifiutarsi di aiutare e magari convincere laicamente, preferiscono essere bigotti, oscurantisti e ciechi davanti ai problemi della società moderna. Pensi che noi stiamo parlando di questo tema quando tutti in UE hanno risolto laicamente il problema, ma pesni anche che la chiesa proibisce il preservativo e preferisce aiutare, dopo, i 20 milioni di africani con l'AIDS contagiati. Prevenzione non si fa con la religione, ma con i professionisti che ti consigliano e curano a prescindere dalla tessera o simbolo religioso che porti, questo forse è il vero motivo di fondo culturale-politico che manca alla nostra società. Non vorrei andare troppo oltre ma ci interroghiamo anche su argomenti come le staminali e le cure che da esse stanno emergendo con inistenza e comprovata efficacia, le quali possono già oggi curare milioni di persone affette da malattie fortemente invalidanti e che i soliti clerico-sfascisti ne impediscono perfino l'informazione e la divulgazione e, tale situazione, oltre a generare turismo, impedisce al nostro paese di essere ai vertici della ricerca e delle soluzioni cliniche-tecnologiche che in fondo mirano solo a fqar star bene chi è malato... Quindi, parafrasando lei: libertà di nascere e liberta di ricerca cioè libertà di nascere un una società che ricerca il bene e non che osserva il dogma.

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