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mercoledì 9 aprile 2008

Tibet, quando l’ipocrisia diventa insopportabile

di Alberto Casali

San Marino è un strano paese, un bel paese che molto spesso cerca di guardare lontano, ma che paradossalmente è chiuso su se stesso e attorno al suo campanile e sembra scoprire lo stato della condizione umana mondiale di tanto in tanto, solamente quando accade qualcosa di speciale o anomalo, quando ci tocca in prima persona, oppure quando il problema finisce sui giornali.
Fino ad allora l’ipocrisia regna incontrastata in tutti i campi della società sammarinese. Dalla politica, alle istituzioni con le sue leggi, nel lavoro, fino alle associazioni di categoria e alcune anche a carattere sociale; senza differenza.
Direi proprio che la“sammarinesità può essere identificata anche con la parola ipocrisia.

Succede spesso, poi, che qualcuno “scopra” le condizioni in cui vivono bambini e popolazioni di paesi poveri solo dopo viaggi (per altro molto costosi) compiuti in quei luoghi con delle associazioni sammarinesi, tanto che quello stesso qualcuno, appena tornato nella sua casa dorata, per alleviare il senso di colpa organizza una raccolta fondi in loro favore.
Ma l’ultima delle ipocrisie è su tutti i giornali del momento. Succede ad es. che ci si accorga con ben 60 anni di ritardo che esiste un problema di diritti civili e di oppressione di un popolo e del proprio Stato, di nome TIBET. E allora tutti a gridare allo scandalo: chi fa lo sciopero della fame, chi organizza incontri di approfondimento, chi – il nostro Segretario agli Esteri – minaccia di far pressioni qua e là; come se San Marino contasse qualcosa a livello di politica internazionale.
Gesto molto apprezzabile se fosse vero, visto che appena nel 2005 il Dalai Lama (per chi non lo sapesse, Capo Spirituale e Temporale di quel paese) venne a Pennabilli e fu completamente snobbato dai nostri politici per non dar fastidio ad un dirigente cinese proprio in quel periodo sul Titano.
Non si capisce, insomma, come mai ora questo sollevamento di scudi quando i Radicali in Italia ne hanno fatto una battaglia per anni senza che nessuno se ne accorgesse!

Verrebbe da dire “meglio tardi che mai”, anche se ci si accorge del problema dopo che sono state massacrate, torturate ed uccise più di 2 milioni di persone, quando ci sono più di 130.000 sfollati in tutto il mondo e quando sono stati distrutti più di 6.000 monasteri.
L’invasione cinese del 1955 fu molto cruenta e colpì, bisogna dirlo, un popolo pacifico e privo di esercito. Venne inutilmente utilizzata la violenza, iniziando da subito con bombardamenti, saccheggi, deportazioni e distruzione di tutti i simboli culturali tibetani. Il Dalai Lama (come molti suoi connazionali) dovette fuggire in India (dove tuttora vive in esilio), ma nessuno batté ciglio, solamente il Salvador si espresse contro l’invasione e portò la questione persino all’O.N.U..
Dieci anni dopo vi fu una sollevazione nazionale PACIFICA contro i cinesi, che ancora una volta reagirono con una repressione spietata massacrando uomini, donne e bambini nelle strade di Lhasa e in altri luoghi, provocando in un sol colpo 65.000 vittime. Arrivò la “Regione Autonoma del Tibet”, e sistematicamente la cultura del Tibet fu cancellata, iniziando con massicci trasferimenti forzati di cinesi in quelle regioni, bandendo la lingua tibetana dalle scuole e dalle strade, per poi torturare e incarcerare chi non parlava cinese.
Queste poche righe vogliono essere un breve riassunto per far capire a chi si riempie la bocca di questo argomento di avere almeno il buon senso di tacere, dato che questi interventi a tutela del Tibet sembrano un pochino tardivi.
Certo, “la Cina è vicina” (diceva un detto) ed è importante a livello commerciale con un mercato vastissimo (ne sanno qualcosa i nostri commercianti e il Sig. Terenzi presidente dell’U.N.A.S., che si guardano bene dal condannare questi soprusi, e che celermente, a suo tempo, hanno creato l’associazione “San Marino – Cina” non certo per interessarsi di diritti civili), ma è pur sempre una dittatura e mi chiedo, fino a quando e a che punto ci si possa spingere nel nome dell’interesse economico ?
San Marino se avesse la schiena dritta (che significa serietà), potrebbe ancora dare un segno di coraggio e dignità al mondo chiamando il Dalai Lama e conferendogli la cittadinanza onoraria e fermando i propri atleti alle olimpiadi che andrebbero solo per fare esperienza (o vacanza) donando i soldi risparmiati in beneficienza allo stesso. Saluti e meno ipocrisia per favore.

1 commento:

  1. Concordo pienamente con il Sig. Casali. Ritengo che il suo intervento colga nel segno e che rispecchi pienamente il modo di vedere le cose da parte di molti , sempre pronti a far finta di niente ed intervenire in massa se un problema serve per mettersi in mostra.la Cina è così da tempo e solo adesso molti se ne accorgono. Boicottare le Olimpiadi sarebbe la prima cosa da fare ,poi boicottare l'EXPO di Schiangai. Ma poi chi potrà più farsi un viaggetto del genere?

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