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lunedì 26 gennaio 2009

La “drammatica” crisi

di Giuseppe Morganti

Resto esterrefatto per la miopia della classe politica del mio Paese, in questo modo San Marino è destinato alla sconfitta. Il governo dice che riuscirà a risolvere la grave crisi del sistema finanziario dimostrando all’Italia che San Marino ha nuovi amministratori che non tollereranno più le distorsioni. Sarò lieto se questo avverrà, ma non credo che sarà sufficiente per fare cambiare atteggiamento ai tecnici di Banca d’Italia, dell’Abi e tanto meno al Ministero per l’Economia. L’elemento centrale delle difficoltà ha una radice profonda di cui le distorsioni (gli scandali per intenderci) rappresentano solo la punta dell’iceberg. Sostanziale è il fatto che l’Europa non tollera più la presenza di zone grigie dove, al loro arrivo, i capitali fanno perdere le proprie tracce. In un clima di lotta totale al traffico di denaro e capitali, risulta ormai impossibile difendere strumenti economici anacronistici come l’anonimato e il segreto bancario.
La vera opportunità per i piccoli Stati sta invece nella capacità di negoziazione di nuove opportunità in coerenza con le norme internazionali, avendo come principio guida la tutela dell’interesse reciproco. Purtroppo questa nuova mentalità, fondamentale per lo sviluppo di San Marino che non vuole essere un paese offshore, non è ancora entrata nella testa di tanti politici e neppure di tanti imprenditori, che intendono continuare a difendere a spada tratta l’indifendibile, esercitando un freno verso il cambiamento che sta sempre di più isolando la Repubblica e le sta facendo perdere l’occasione di negoziare il vecchio con il nuovo. Purtroppo abbiamo già raggiunto il punto per cui siamo costretti a riformarci senza poter negoziare contropartite capaci di aprire nuove opportunità. La politica è talmente limitata e inadeguata nell’affrontare questa fase, che in Consiglio Grande e Generale non è riuscita a trovare un indirizzo comune di fronte ad una gravissima crisi, drammatica come la definisce il Segretario alle Finanze. Quando anche l’Abi si sarà definitivamente espressa, non ci saranno più equivoci, le regole previste dal decreto Tremonti 231, che governa i rapporti fra l’Italia e gli Stati extra comunitari giudicati non equivalenti, dovranno essere messe in pratica e gli Istituti bancari sammarinesi per accedere al sistema dei pagamenti, dovranno obbligatoriamente fornire alle banche italiane le informazioni sui propri clienti. Le banche storiche di San Marino si sono già positivamente attivate in questo senso chiedendo ai propri clienti l’autorizzazione alla trasmissione delle informazioni. Del resto l’obbligo di adeguata verifica è già previsto dalla legislazione sammarinese che combatte l’antiriciclaggio e tutti gli istituti finanziari dovevano già essersi attivati per lo meno nella raccolta delle informazioni sulla clientela. Aver dato corso all’azione di raccolta delle informazioni rappresenta un segnale molto forte nei confronti dei nostri interlocutori italiani e europei, dimostrando in via anticipata finalmente, che San Marino è capace di muoversi senza esserne costretto rispetto ad azioni che risultano comunque necessarie. Leggendo il rapporto Moneyval ci rendiamo conto infatti che è stato proprio l’atteggiamento reticente nell’applicazione delle norme e non la mancanza delle stesse, a determinare il giudizio negativo. Sono convinto che l’unico modo per uscire dall’empasse in cui ci troviamo sia quello di agire sul cambiamento, guidando il sistema verso la trasparenza, ma sono fortemente preoccupato perché mentre l’Europa vive la fase dell’armonizzazione che non può che limitare le potenzialità del vecchio sistema, numerosi politici e imprenditori restano orientati alla difesa dell’indifendibile. In questo modo San Marino è destinato alla sconfitta

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