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mercoledì 24 giugno 2009

28 Luglio ricorrenza “Sacra”

di Maurizio Gobbi

“L’ultimo quarto di secolo di storia italiana può tranquillamente essere considerato un periodo di riflusso politico. Dopo aver sdoganato i fascisti con la loro elevazione ad una delle massime cariche dello Stato e a quella di primo cittadino della Capitale, si cerca di fare altrettanto con l’ideologia fascista sostenendo che solo l’abbraccio mortale col nazismo ne ha incrinato la credibilità sorvolando sul suo carattere autoritario, antiparlamentare, violento fino al punto di sconfinare nel crimine politico, in definitiva totalitario e liberticida. In questo clima sono progressivamente aumentati i tentativi di sottoporre a revisionismo i giudizi sulla Resistenza, ridimensionandone la portata.
Anche da noi negli ultimi tempi si sta facendo strada una proposta provocatoria: quella di togliere dal calendario la festa che ricorda la caduta del fascismo.
Deluso dalla piega che hanno assunto gli avvenimenti politici nostrani, mi sono dedicato alla mia passione per gli studi danteschi ( approfitto per un’autopromozione: prossimamente reciterò cinque canti dell’Inferno in cinque piazze sammarinesi) e devo confessare che all’idea di farmi trascinare in un’antipatica schermaglia con l’amico Giuseppe Della Balda anteporrei quella di affinare la mia dimestichezza con garuffe e sfacci, essendo quella del biliardo un’altra mia passione coltivata fin dagli anni giovanili. Tuttavia, sollecitato da alcuni compagni, non ho potuto esimermi dal dire la mia ed eccomi qua.



Oggetto del contendere, come dicevamo, l’abolizione del “28 Luglio”, quale “festa dell’odio verso i perdenti ed autoreferenziale dei vincitori”. Allora perché non anche il 25 Marzo? Occorre intanto ribadire che i vincitori di quel lontano 28 Luglio 1943 furono le migliaia di persone in lotta, sul Pianello, per costringere il Consiglio Principe e Sovrano e il governo fascista che lo rappresentava a dimettersi, ponendo termine ad una ventennale dittatura. Non si trattò di uno scontro di fazione simile a quello tra guelfi e ghibellini, dove entrambe le parti godono di pari dignità. Qui lo scontro avvenne tra una minoranza liberticida e il popolo che si riprendeva l’antica libertà ed il paragone con la manifestazione arengaria del 1906 non è certamente fuori luogo.
Le forze in campo erano le stesse: da un lato un manipolo di possidenti e burocrati conservatori, dall’altro l’entusiasmo collettivo di una popolazione esasperata da abusi, privilegi, prepotenze.
Della Balda sostiene che la pace è un bene imprescindibile ai fini del buon funzionamento degli Stati. Oltre due secoli fa, era il 1795, lo aveva intuito anche Kant che nel breve saggio, intitolato “Per la pace perpetua”, preludeva quasi profeticamente al sorgere di una confederazione di liberi Stati repubblicani e all’audeterminazione dei popoli. Ma la pace a cui Peppino sembra alludere non è quella tra i popoli, bensì la pace sociale, intesa come assenza di conflittualità tra le parti, concetto assai arduo da sostenere in una società rigidamente divisa in classi dove il cassaintegrato e il vip non s’incontrano né allo stadio, né al ristorante e tanto meno al club, della briscola per l’uno Billionaire per l’altro. Capisco che ora il suo ruolo di imprenditore e di presidente del Circolo del Buon Governo locale lo porti su posizioni diverse rispetto a quelle sostenute ai tempi in cui intonava l’Internazionale dei lavoratori ma, come diceva il poeta latino Orazio in una sua satira, “est modus in rebus” c’è una misura in tutte le cose.
Ben venga la pacificazione coi vinti, ma all’insegna di una comune memoria condivisa che deve essere quella di una coscienza democratica e antifascista. Con tutto il rispetto per il Corpus Domini e per l’Immacolata Concezione la festa del “28 Luglio” per me, laico e non credente, costituisce un punto di riferimento importante, sacro, oserei dire. In una visione non integralista dello Stato ognuno ha dei valori che fungono da punti di riferimento ideale, nei cui confronti esige lo stesso rispetto che i credenti rivendicano nei confronti delle festività religiose.Perfezionando la propria idea Della Balda arriva a proporre la formazione di un Fondo di solidarietà gestito da un comitato di tre persone il quale si troverà a gestire la somma di circa un milione di euro annui, corrispondenti al pluslavoro di una giornata moltiplicata per i circa 20.000 dipendenti sammarinesi. Alle non poche polemiche per l’istituzione del Secondo Pilastro al Sindacato cadrebbe in testa una tegola non da poco ma credo che l’amico Peppino si stia burlando di noi e i fondo sia rimasto quel socialista intransigente e dottrinario che tutti abbiamo conosciuto.


1 commento:

  1. Caro Maurizio, "nel mezzo del cammin di nostra vita", ritrovarsi in antipatiche schermaglie non giova e non fa piacere a nessuno, "ché perder tempo a chi più sa più spiace". "Fatto non fosti a viver come bruto, ma per seguir virtute e conoscenza", così sai bene che per chi "libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" è difficile accogliere la proposta bizzarra del nostro amico Peppino. Questi miei "sommessi accenti e tacite parole, rotti singulti e flebili sospiri" vorrebbero convincervi però entrambi a trascurare questo genere di inutili trastulli dialettici, nella certezza che ben presto anche "questo tempo - in cui viviamo - chiameranno antico". Quindi, caro Maurizio, "non ragionar di lor, ma guarda e passa", e se proprio non riesci a trattenere i tuoi sfoghi, fai come colui che "avea del cul fatto trombetta" e spensieratamente torna a recitar versi del sommo poeta.
    Un caro saluto
    pier paolo

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