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lunedì 15 giugno 2009

Giornalisti mondani e Mondani giornalisti

Ieri, per puro caso, facendo zapping su Sky, mi sono trovato sintonizzato su un programma che ha immediatamente catturato la mia attenzione: si trattava di una curiosa inchiesta sulla via della cocaina e sulla sua produzione colombiana. Il singolare “giornalista” che con arguzia, intelligenza, equilibrio, correttezza e soprattutto estremo coraggio conduceva l’inchiesta andata in onda nella rubrica “Panorama” della BBC (per me una delle migliori emittenti al mondo, fra quelle che ho avuto modo di vedere e seguire) si chiama Alex James e di professione è musicista.

James, infatti, è l’abile bassista della celebre britpop band “Blur”, e – come è facilmente intuibile – afferma di aver speso in passato almeno un milione di sterline in champagne e cocaina. Ora, mentre comprensibilmente quelli spesi nel petillant vino francese sembrano assai ben investiti, quelli dedicati alla polvere bianca devono fortunatamente avergli dato qualche problema, anche di coscienza, se ha deciso di sospenderne l’uso e dedicargli un’inchiesta dal titolo “Cocaine Diaries” andando personalmente in Colombia a capire alcune cose sull’origine della droga più esclusiva al mondo.
Partendo dal presupposto che si stimano almeno 800.000 consumatori abituali di cocaina in Gran Bretagna, James indaga sul traffico, dalla produzione alla distribuzione, rilevando come questo commercio illecito produca, oltre che ricchezze infinte, anche un numero elevatissimo di morti, ancor prima del suo consumo. La Colombia, infatti, uno dei maggiori Paesi produttivi e fornitori dei consumatori statunitensi ed europei, è il centro nevralgico di un “cartello” che gestisce i traffici illeciti ricavando enormi quantità di denaro, con un atteggiamento ancora troppo sommesso da parte del governo di quel Paese. Durante l’inchiesta James intervista il Vice Presidente della Repubblica Colombiana Francisco Santos Calderon, ma soprattutto lascia parlare i “campesinos” coltivatori della foglia, i gestori dei piccoli laboratori nascosti nelle giungla che realizzano la cosiddetta “coca basica”, utile a produrre la più raffinata cocaina che viene poi diffusa nel mondo (l’80% deriva proprio da lì). Poi a Bogotà, dimostrando un coraggio encomiabile, riesce anche ad intervistare un “dealer” locale, il quale poveretto una settimana dopo quella video intervista viene ucciso dai suoi colleghi malavitosi. Riesce ad accompagnare i corpi speciali antidroga dell’esercito colombiano durante una battuta che si svolge in territori impervi, nella quale riesce perfino ad intervistare l’informatore che conduceva quei militari ad un covo di produttori e distributori.
Insomma, davvero un’inchiesta meritoria e ben fatta, per la quale James non ha lesinato il suo coraggio, coniugandolo con un mai sottaciuto e gradevole senso dell’ironia, e mai giungendo a conclusioni o commenti personali, lasciando allo spettatore ogni possibile giudizio.
Ma ci si chiederà perché questo intervento su un programma televisivo d’inchiesta inglese? Nulla!
Mi sembrava molto interessante e soprattutto ben fatto, e quell’occasionale giornalista così mondano mi ha fatto ripensare ai nostri giornalisti professionisti “Mondani” e ad un’altra inchiesta televisiva che ho visto recentemente sul canale italiano RAI (di certo non una delle migliori emittenti al mondo) nella rubrica “Report”: che abisso di differenza, che distanza di stili culturali, che antipodi professionali, che lontananza di atteggiamenti morali, che contrasto fra un modo umile e modesto di svolgere il proprio lavoro (la propria missione?) e l’arroganza di presumere di sapere e capire tutto, sempre "da soli", come mi auguro finiscano certi nostri giornalisti “Mondani”…
Il Direttore di SMN

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