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lunedì 14 dicembre 2009

I rischi del Paese

De L’Infedele su SanMarinoOGGI

Stiamo entrando in un momento cruciale in cui le conseguenze sociali della crisi si manifestano in modo molto crudo. In questa fase delicata e difficile sono necessarie la lungimiranza e la chiarezza sul percorso da seguire per un riposizionamento dell’intera economia. È necessario non perdere altro tempo e avere un respiro strategico sul quale impostare un progetto coerente con l’obiettivo di ridefinire l’identità produttiva e civile del Paese. È indispensabile che il governo interpreti la modernità, dia una lettura politica della realtà, sia capace di indicare la direzione da seguire, di fissare precisi obiettivi da raggiungere, di raccogliere tutte le risorse umane disponibili per un confronto serio.


Volenti o nolenti, quello che verrà fuori dalla crisi sarà un mondo diverso segnato da equilibri nuovi, con rapporti di forza cambiati sostanzialmente, con rinnovate spinte competitive, con idee nuove sulla cittadinanza, sul lavoro, sulle relazioni industriali, sul rapporto tra cittadino e territorio.
Ebbene noi dobbiamo stare dentro le trasformazioni, dobbiamo tenere il passo con la modernità, dobbiamo sopravvivere ritagliandoci un micro spazio nel contesto internazionale.
Non si può continuare a dormire e svegliarsi ogni tanto per mettere qualche pezza, non si può secretare il futuro del Paese. Non si può calare tutto dall’alto senza informazione, senza consultazione, operando a volo di pipistrello. Corriamo seriamente il rischio di precipitare all’indietro e farci molto male. Il mio forte rammarico è che nel governo non si vede la consapevolezza dell’urgenza del cambiamento che non avviene apponendo firme e attendendo ratifiche, ma con una fattiva laboriosità progettuale. Non si percepisce la necessità di un impegno straordinario per sfornare idee e per mettere in campo energie finalizzate ad un progetto organico. Non ci si rende conto che il programma-elenco del Patto per San Marino è ampiamente superato dai cambiamenti mondiali, dai nuovi rapporti internazionali, dalle emergenze finanziarie, dalle iniziative giudiziarie italiane. È già vecchio, nei metodi e nei contenuti.
Le speranze di un radicale cambiamento, di una lettura politica nuova, di metodi di governo innovativi e trasparenti, sono già tramontate e così la vecchia politica si rianima e si rafforza, riconquista le posizioni, si sceglie i nemici da colpire, impone il muro contro muro tra maggioranza e opposizioni, vuole lo scontro sociale, respinge il dialogo. Il governo non ha un messaggio da trasmettere ai cittadini e si limita alle “stravaganti” passerelle del Forum Ambrosetti e a scontate conferenze stampa, ambedue di esclusivo stampo propagandistico e autoreferenziale.
In altri tempi si sarebbe detto che ha “le gomme sgonfie” o che ha “esaurito la sua spinta propulsiva”. Ma la cosa più preoccupante è che ha perso il rapporto con il futuro. Infatti si percepisce una tacita rassegnazione alla nostra sconfitta di Paese che non può essere risollevata da curiosi festeggiamenti per firme che ridimensionano San Marino e neppure da penose invocazioni della sovranità e della sammarinesità.
Intanto, nel Paese la gente è irrequieta perché ha il timore di perdere le proprie prospettive di lavoro e i propri risparmi, di dover rinunciare alla crescita e allo sviluppo personale e famigliare; ha paura di una non tenuta del sistema nel suo complesso. L’insoddisfazione si è letta anche nel risultato elettorale di Città dove si sono capovolti vecchi equilibri ed ha stravinto il partito C: quello delle astensioni. La preoccupazione emerge anche dal drastico taglio operato dal governo sul bilancio col quale si trasferiscono almeno cento milioni in meno al Paese rispetto alla spesa dello scorso anno.
Mentre in tutta Europa si attua un piano di grandi investimenti nella formazione, nell’innovazione culturale e scientifica, nella ricerca, spendiamo tutte le nostre risorse finanziarie nella spesa corrente e clientelare. Mentre in tutto il mondo si immettono somme enormi di denaro nelle banche, a San Marino si attua un prelievo forzoso e improvviso che assomiglia più a un sequestro che a un fondo di riserva con conseguenze negative per lo Stato, per lo scudo fiscale e per l’intero settore economico. Non voglio arrivare a pronunciare la parola declino per il nostro Paese perché voglio stare molto lontano dal catastrofismo, ma qualcosa di profondo sta cedendo.

2 commenti:

  1. Sono ben d'accordo su tutta la linea e aggiungo a queste parole che fotografano nettamente le difficiltà di una classe politica di governo, anche quelle del Consigliere Zafferani e della sua diatriba con ANIS riportata su SMN. Bene ha fatto Zafferani a richiamare le evidenze sulle quali ho scritto più volte circa il nostro modello di sviluppo già vecchio da anni ed anni. Ma ciò riporta comunque alla evidente scarsità anche della classe imprenditoriale, tutta arroccata a difendere l'indifendibile modello, poichè già crollato e in crisi palese, che prevede l'abbassamento del costo del lavoro, la manodopera generica frontaliera di basso profilo scolastico, la flessibilità ad ogni costo ecc ecc. Cioè la moltiplicazione esponenziale dei problemi per San Marino. Se il governo non è capace di disegnare un nuovo modello di sviluppo, una lungimirante classe impreditoriale dovrebbe pungere, ma non lo fa perchè non ha capito nulla di dove si devono andare a promuovere i nuovi business. Questa classe è la stessa che con una mano prendeva dallo Stato e dall'altra criticava, la stessa che occupa le poltrone di ogni commissione e che frena lo sviluppo del paese perchè non capisce, non studia, non ha competenze e le compra dall'esterno per farsi dire ciò che ha già deciso di fare. Nei punti dell'ANIS non c'è nulla di nuovo, le aziende che sostengono l'ANIS si sono scelte un capo che le porterà verso il baratro, condannate dall'evolversi dei fatti e dei tempi. Mentre gli altri paesi avanzano, le nostre classi dirigenti rimangono ancorate a difesa dei loro beni, una difesa strenua e fine a se stessa che porterà nell'oblio. In tale scenario non è nemmeno giusto che lo Stato continui a pagare la cassa integrazione per aziende le quali sono già decotte e putrescenti, non è giusto che la paghi ai lavoratori di quelle aziende italiane che hanno trasferito in tutta fretta personale nel nostro territorio con lo scopo di far pagare la CI a noi, non è giusto che lo Stato intervenga con stanziamenti e fondi a favore di quelle aziende che si ostiano a perseguire una china fuori mercato. Per l'altro verso un governo serio dovrebbe avere le idee chiare sul modello di sviluppo da adottare al più presto. Ma si sa, le idee del governo sono come quelle dell'ANIS... Parlano, parlano... da anni e il paese va a rotoli.
    MarcOne

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  2. ... A San Marino non serve creare 900 posti di lavoro all'anno, ma servono pochi posti annuali di elevato profilo poichè i nostri giovani sono quasi tutti laureati/dilpomati con specializzazione. Non serve avere manodopera frontaliera di basso livello con tutti i problemi che ne derivano anche socialmente, ma sviluppo dei settori tecnologici, di ricerca e sviluppo, dei servizi e terziario con elevato livello culturale e scientifico. Non serve a nessuno che le strade siano piene di camion ed auto che trasportano materiali. L'economia nuova è fatta di servizi, immaterialità e idee.

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