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venerdì 9 ottobre 2009

Marino Moretti e il Trono dei poveri

Di Pietro Solferini

Mi sono preso la briga in questi giorni di rileggermi il romanzo di Marino Moretti, “Il Trono dei poveri”, nella curatissima edizione che ne ha fatto l’'Ente Cassa di Faetano - fondazione della Banca di San Marino - in occasione del trentennale della morte dell’artista.
Fuor da ogni polemica, di chiara matrice politica, che il lavoro suscitò in occasione della sua uscita da chi lo riteneva offensivo e poco rispettoso del nostro Paese, io l’ho trovato un bellissimo romanzo, che mi ha appassionato e commosso. Al di là dalla prosa e dalla tematica, forse ormai datate, l’ho trovato un atto d’amore dell’artista cesenate profondo, sincero ed incondizionato alla repubblica di San Marino.


La conoscenza minuziosa che Moretti dimostra delle Istituzioni, della Storia, delle leggende, degli usi, costumi e tradizioni e della legislazione è encomiabile (memorabile la lezione che il vecchio Commissario della Legge tiene al protagonista in occasione di una fiera del Borgo, nel corso della quale prende a pretesto episodi di strada per riferirsi e spiegare alcune disposizioni del Libro III degli Statuti che evidentemente avevano colpito il Moretti). I percorsi dei protagonisti, descritti in maniera rigorosa e con dovizia di particolari, denotano altresì una conoscenza dettagliata dei luoghi, delle piazze, delle stradine, anche le più recondite, di San Marino Città. Che poi il protagonista non sia un sempre cuor di leone, che in alcuni episodi venga sbeffeggiato, deriso ed anche umiliato, ciò non significa che Moretti volesse assumere il protagonista ad eponimo del sammarinese medio. Nella parte ove lo stesso protagonista svolge servizio volontario in occasione della prima Guerra Mondiale, ad esempio, Moretti fa chiaro riferimento alle sue esperienze e ricordi personali. Il protagonista, Marino Fogliani, è semplicemente un personaggio di fantasia, collocato sullo sfondo del paesaggio sammarinese. Per questo io credo che dovremmo essere grati a Marino Moretti. Ancora più in considerazione del fatto che, a mio parere, lo sfondo sammarinese è descritto con amorevole precisione e rispettosa affezione.
Il romanzo ha poi il pregio inestimabile di distribuire perle di saggezza preziose anche per la San Marino odierna (“…saremo grandi finché saremo piccoli…”); di ricordare a noi, sammarinesi di oggi chi eravamo e da dove veniamo. L’addio dell’anziano maestro a Marino Fogliani che parte per Roma, dovrebbe essere imposto nelle scuole ed imparato a memoria dai nostri studenti, come un tempo si imparava l’addio monti di Lucia.

Peccato che le celebrazioni disposte dalla nostra Biblioteca di Stato e dall’Ente Cassa di Risparmio giungano ormai postume, e non possano alleviare il dispiacere che provocò all’artista l’avversione con la quale il Romanzo fu accolto ai tempi della sua uscita.

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