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venerdì 30 ottobre 2009

Non compriamo più nemmeno uno spillo oltre Dogana

Di Domenico Gasperoni, su: La tribuna Sammarinese

Di fronte alla stretta di regole, impostaci dall’Europa e dall’Italia, sono stato tra quelli che hanno invitato, prima di tutto, a fare un mea culpa. A riconoscere che la nostra furbizia montanara non era più tollerata. A darci una regolata nel metodo degli affari e della finanza. Ora il tempo di batterci il petto è terminato. Anche perché gli altri ne stanno approfittando all’infinito.L’occupazione alberoniana e il blocco dei confini scelbiano, ci sembrano oggi delle scampagnate militari, in confronto al sottile e perfido filo che ci sta strozzando. Le prossime vendette saranno il taglio dell’energia elettrica, del gas, dell’acqua. Non ci venderanno più la benzina. Qualcuno penserà a bloccare persino il commercio del sale!

Non so se per via diplomatica e nei rapporti bilaterali con l’Italia, ci converrà battere il pugno con più forza o dare maggior sfogo al nostro orgoglio patrio… Lascio la scelta ai nostri rappresentanti politici.
Una cosa la possiamo fare tutti uniti: fino alta sospirata firma degli accordi, facciamo una serrata della spesa fuori territorio. Non compiamo più nemmeno uno spillo oltre Dogana. E’ una resistenza passiva dignitosa e doverosa, i giovani boicottino i locali della riviera. Si accontentino delle prime dei film che arriveranno qualche settimana dopo. Le signore e Signorine in cerca di emozioni per lo shopping lo facciano esclusivamente in territorio. Annulliamo totalmente la spesa alimentate presso le Befane e tutti gli altri centri commerciali italiani. Ritroviamo il gusto dei nostri prodotti del nostro territorio finché ne abbiamo. Noi sammarinesi siamo dei mangioni ma guai a fare una cena nei ristoranti del circondario. Eccetera, eccetera.
Forse la cosa non funzionerà, proviamoci. Facciamo un passa-parola, una catena di Sant’ Antonio. Sulla situazione di pericolo in cui viviamo, mi viene in mente un’altra considerazione e una domanda: i 5-6 mila frontalieri italiani che lavorano nelle nostre fabbriche e nei servizi commerciali, non fanno nulla? Non protestano contro il loro governo perché lasci in pace la Repubblica? Sono a bordo di una barca che può naufragare. E il loro territorio ha poche scialuppe di Salvataggio.

1 commento:

  1. Adesso a risolvere i problemi dovrebbero essere i frontalieri?
    Forse è meglio rinegoziare tutto e lasciar perdere le parafature e in quanto alla botta di orgoglio che fa sempre bene, ricordiamoci che tutto quello che in larga parte acquistiamo arriva dall'Italia.

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