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mercoledì 20 febbraio 2008

In risposta alla CSU

di Alberto Casali

Ci allieta l’attivismo della CSU sui referendum contro il precariato, perché consideriamo importante che se ne parli.
Riguardo l’ultimo comunicato della FULI-CSdL, che si dichiara d’accordo con la CSU (cioè con sé stessa), per il comunicato del giorno precedente, esprimiamo qualche osservazione.
Ogni punto di vista ci pare legittimo, purché non fuorviante: ci chiediamo però in che veste il sindacato dia indicazioni di voto, e fino a che punto sia legittimo, non avendo costituito un comitato contrario ed essendo fuori campagna elettorale. Inoltre, ogni punto di vista acquisisce la sua legittimità all’interno di un dibattito, che fino ad ora, nonostante le nostre continue (e documentate) richieste, CSdL non ha mai accettato. Perché il sindacato non difende le sue prese di posizione di fronte ai suoi iscritti confrontandosi con noi? Per noi è bene che siano i lavoratori e i cittadini a decidere chi ha ragione! E soprattutto lasciamo che la gente “pensi con la propria testa”!
Per noi il sindacato dovrebbe informare i lavoratori, metterli nelle condizioni di agire secondo coscienza, non nascondere loro le ragioni di chi sostiene posizioni diverse, anche e soprattutto se a sostenerle sono ex dirigenti espulsi, che avrebbero altrimenti potuto esporle agli stessi lavoratori. Sentire le ragioni dell’altro è un principio democratico, un po’ indigesto in alcuni ambienti.
La FULI annuncia di voler organizzare delle assemblee per spiegare agli iscritti i motivi della sua scelta astensionista (un ente che trae linfa dal lavoro e chiede ai lavoratori – in orario di lavoro – di non esprimersi su referendum sul lavoro, pare un inquietante paradosso). Bene, siamo certi che sarà l’occasione per confrontarci pubblicamente, che la CSU ci inviterà a queste assemblee per controbattere alle loro ragioni, come noi abbiamo invitato loro (che però hanno accettato solo al 50%) al riuscitissimo convegno sul precariato del 9 febbraio scorso. Noi accetteremo, essendo sicuri del fatto che la ragione sta dalla nostra parte.
Sarebbe l’occasione per ricordare ai lavoratori che la CSU non ha conquistato, ma subìto la legge 131/2005, che gli scioperi dei lavoratori erano, i documenti dell’epoca lo confermano, contro la stessa legge, che la scala mobile non crea risvolti inflativi e protegge i salari in maniera più sicura.
E inoltre per chiedere: ma se la 131/2005 è una legge ottenuta da voi, che tutela i lavoratori e mette in difficoltà i datori, che devono spendere di più e subire regole più rigide, come mai i datori di lavoro la vogliono a tutti i costi? E perché non avete mai spiegato il vostro dietrofront, che vi ha visti prima contrari, poi a favore della stessa legge? Tempo fa Merlini disse che, rispetto al 2005, aveva cambiato idea. Ma tra cambiare idea, e arrivare ad ingannare l’elettorato dicendo che gli scioperi erano stati fatti per ottenere proprio questa legge qui, ce n’è di strada!
Siamo certi che, per dimostrare una volta per tutte la trasparenza delle sue posizioni, la CSU ci inviterà a pubblici dibattiti e assemblee, e accetterà, d’ora in poi, i nostri inviti: perché chi non si confronta, ma si copre, per usare un vezzo sindacale, nel “cappotto caldo” del consenso ottenuto tramite la disinformazione e la propaganda, ha per definizione una posizione quantomeno sospetta.

Alberto Casali

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