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lunedì 11 febbraio 2008

Sui referendum

di Roberto Tamagnini
Io sono un uomo di sinistra all’antica e cioè credo ancora che i diritti dei lavoratori vadano tutelati. Leggo dunque con sgomento le affermazioni dei Sindacati che chiedono ai lavoratori di non votare i referendum che aboliscono ulteriori istituti di precariato, con la motivazione che queste situazioni esistono e che bisogna regolamentarle.
I Sindacati dicono che il fenomeno è insignificante, allora se così è, perché bisogna incentivarlo, dandogli veste legale?
Abolendo gli articoli contestati basterà statuire che, oltre alla flessibilità esistente, altri istituti di precariato sono illegali e sanzionabili.
Io mi batto affinché ai lavoratori sia assicurato un posto di lavoro, il più stabile possibile, con il quale possano costruirsi una casa ed una famiglia.
Il precariato crea allarme sociale, instabilità, disuguaglianze sul posto di lavoro, mancanza di protezione previdenziale e pensionistica per cui è da limitare al massimo e da non incentivare.

Roberto Tamagnini – Sinistra Unita

6 commenti:

  1. Caro Roberto, anche io credo di essere sempre stato un uomo di sinistra e all'antica, e forse proprio per questo, negli ultimi tempi, mi convincono sempre di più alcuni atteggiamenti della destra, quella seria, riformatrice, liberale e liberista, che difende alcuni sani principi, fra cui ad esempio il diritto alla vita ed anche quello di garantire il lavoro a tutti, e soprattutto ai più giovani, visto che i più anziani sono sopratutelati dalle conquiste sociali ed economiche che i sindacati hanno fatto per loro in passato.
    Per questo credo (aldilà dei vetero schieramenti di destra e sinistra) che se si vuol prendere atto che il mondo cambia e con esso l'economia (e non sempre in meglio) restare pervicacemente 'all'antica' potrebbe non aiutare nessuno, tranto meno i nostri figli.
    Allora mi chiedo: è meglio un assai IMPROBABILE lavoro sicuro o un SICURO lavoro precario? Ovvero se un'azienda oggi riesce con fatica ad assumere un dipendente (che grazie ai contratti di lavoro esistenti vuol dire pressoché contrarre un 'matrimonio' senza neppure la chance di un liberatorio divorzio), allora non è meglio per tutti prenderne serenamente atto ed accettare i cambiamenti in corso, pur di garantire anche ai giovani l'ingresso nel mondo del lavoro?
    Non è meglio favorire (ma solo per chi lo merita) uno stipendio, anche se più modesto di chi ha avuto la fortuna di iniziare a lavorare trent'anni fa, ed oggi ha un posto sicuro ed inamovibile (quindi generazionalmente privilegiato), anche decidesse di andare al lavoro solo a....prendere il caffè e leggersi il giornale?
    Caro Roberto, anche io difendo i lavoratori, ma non solo quelli che hanno già il lavoro (sicuro), vorrei difendere anche e soprattutto quelli che ancora non ce l'hanno, e per questo credo che contratti più flessibili non significhino necessariamente solo 'precariato', ma anzi 'occasione di lavoro' per tutti, per molti, soprattutto per i giovani.
    In definitiva, è meglio zero euro al mese del lavoro sicuro (che non c'è e nessuno regalerà a proprie spese) o i miseri 800 euro mensili del cosiddetto precariato (per giunta, in base all'attuale legge vigente, solo a termine, ovvero 'temporaneo')?
    Preferisci davvero, caro Roberto, che i nostri figli diventino tutti 'bamboccioni', chiusi in casa ad aspettare fino a trenta/quarant'anni la manna del tanto decantato (e ormai inesistente) 'lavoro sicuro'?
    Vogliamo davvero inculcare ai nostri giovani il principio del 'diritto' al posto eterno ed inamovibile, o magari accettare costruttivamente la flessibilità e la mobilità dei tempi moderni, e proporgli una società che torna a prediligere il principio del merito su quello del 'privilegio'?

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  2. di Loriano Frisoni.
    Ritengo che il Referendum sia uno strumento di democrazia irrinunciabile
    per un Paese civile.Penso che sia dovere e diritto di ogni cittadino,
    esprimere la propria opinione, ogni volta che ha la possibilità di farlo,
    qualsiasi sia l'argomento in oggetto.Mi dispiace leggere che la CSU
    stia facendo una campagna antireferendaria,soprattutto perchè sottovaluta
    la capacità di giudizio e l'intelligenza dei cittadini e dei lavoratori e
    poi perchè denota un senso di paura.La paura probabilmente di perdere
    potere e consenso.
    Io invito tutti i cittadini ad andare al voto ad esprimere la propria
    opinione ed a dimostrare che i Sammarinesi possono decidere con la loro
    testa e che non accettano che ogni volta, questo o quel Partito, questa o
    quell'Organizzazione, abbiano la pretesa di insegnare loro cosa devono fare
    e di "imboccarli" come se fossero neonati.

    Loriano Frisoni

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  3. Troppo facile così, caro direttore.
    L'impresa è un attività per definizione rischiosa, ma negli ultimi 10 anni gran parte di questo rischio è stato trasferito ai lavoratori, sotto forma di quella che è stata chiamata flessibilità, ma che all'atto pratico è precarietà, perchè non c'è uno straccio di ammortizzatore.
    Il ragionamento che fa lei manca di un punto: e cioè che tutte le tipologie contrattuali che sono state create (sia a San Marino ma soprattutto in Italia) costano MENO di quelle stabili.
    Le imprese potrebbero assumere anche stabilmente (soprattutto in alcuni settori ad alta specializzazione, e ce ne sono, visto che l'economia si sta lentamente e faticosamente riconvertendo dal manifatturiero ai servizi), ma non lo fanno perchè semplicemente non gli conviene: il lavoro a termine costa meno e le norme gli consentono di usarlo!!
    Ecco perchè, soprattutto in Italia, c'è un esplosione di precariato, e non tanto e non solo fra i neolaureati (che sarebbe anche legittimo, per un certo periodo) ma fra chi ha 30-35 persino 40 anni, e che quindi avrebbe già maturato le competenza per poter essere stabilmente utile all'azienda.

    La soluzione? Come dicono anche fior di economisti, bisogna ridurre il costo del lavoro stabile (riduzione del cuneo, detassazioni, riduzione del salario nominale) e aumentare quello del lavoro a termine (aumento dei contributi previdenziali e per ammortizzatori sociali, aumento del salario nominale, ecc...). Naturalmente parlo di costi a carico dell'impresa.
    Bisogna remunerare il maggior rischio a carico dei lavoratori, dovuto al loro avere un contratto non stabile. Altrimenti c'è concorrenza sleale sul mercato del lavoro, è troppo conveniente assumere lavoratori a termine per l'impresa, che li assume anche quando non li servono.

    Un ultima annotazione: se il nostro sistema economico si regge SOLO se le imprese assumono lavoratori precari (come mi pare di poter leggere dal suo ragionamento), forse è il caso che riflettiamo sul futuro del nostro sistema economico. Un sistema che si fonda su un lavoro precario sottopagato, non genererà mai grandi professionalità e quindi non sarà competitivo. A meno che non vogliamo puntare ad un economia che competa solo sui costi, ma considerando con chi abbiamo a che fare (le economie emergenti), mi pare pura utopia...

    Andrea Zafferani

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  4. Cari signori di sinitra siete fuori dalla realtà, ve lo dice uno studente universitario che frequenta Bologna quotidianamente, e che è in mezzo a giovani di sinistra da mane a sera, siete nel vostro mondo preistorico, a San Marino non vè bisogno di affittare slogan dell'armata brancaleone italiana che ha rovinato la credibilità dell'intera sinistra della penisola

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  5. Caro Andrea, che lavoro fai? Sei giovane e magari deciderai di intraprendere un'attività in proprio e rischiare di persona, dando in questo modo l'opportunità di lavorare a due o tre dipendenti, così potrà capitarti sovente che alla fine del mese, non essendoci soldi abbastanza per tutti, tu dovrai rinunciare alla tua parte, onestamente e faticosamente guadagnata, ed i tuoi dipendenti, grazie alla tua correttezza ed alla tua onestà, avranno regolarmente il pane per le loro famniglie ed i loro sudati stipendi.

    Prima di parlare di sacrifici bisogna farli e sapere cosa significano, e tutto questo non gravando ulteriormente sulle già troppo affollate file dei pubblici dipendenti o magari per realizzare il sogno, in un Paese retrogrado come il nostro, di qualche intrapresa socialmente o culturalmente utile ed interessante per l'intera collettività.

    Caro Andrea, ci sono imprenditori ed imprenditori: impara a distinguerli e, soprattutto, a rispettare la loro disposizione al rischio, al sacrificio, alle fatiche quotidiane, ai problemi di ogni genere che non puoi delegare a nessuno, ai debiti con le banche, alle resistenze inutili della burocrazia, ai mille lacci e lacciuoli di un'economia nata 'statalista' e che ancora vede nel privato il diavolo da cui liberarsi una volta per tutte, come sembrerebbe che qualcuno ancora voglia fare.

    Per il resto, mille delle proposte come le tue sarebbero auspicabili per migliorare le politiche del lavoro, ma sembra ahimé che per alcuni la migliore di tutte sia la controriforma del referendum!
    Con stima e simpatia (per un giovane che ama riflettere e confrontarsi).
    Saluti e cordialità.

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  6. Caro direttore, non so come mai ogni volta che mi capita di discutere di lavoro, la tipica risposta è "che lavoro fai?", oppure "cosa vuoi sapere tu che sei ancora uno studente?" e altre cose simili. Confesso che questo tipo di obiezioni, oltre a risultare trite e ritrite, dimostrano almeno qualche carenza di contenuti da parte dell'interlocutore. Ho avuto la fortuna di aver a che fare con professori che hanno svolto diverse ricerche in materia di lavoro,e che da anni ne studiano le dinamiche In Italia naturalmente, non a San Marino) e per questo penso che anche io possa permettermi di suggerire "ricette" per il mondo del lavoro, anche se non ho mai lavorato. O no? Anche perchè non mi pare che ciò che ci stanno lasciando "i grandi" sia granchè, visto il dilagare del lavoro precario (il riferimento è ancora una volta all'Italia, ovviamente).

    Naturalmente condivido le osservazioni che lei ha fatto sui rischi e sulle incertezze del fare impresa (ma non è il rischio e l'ncertezza una caratteristica BASILARE del fare impresa? dov'è lo strano?), e condivido le sue osservazioni su alcune "beghe" eccessive che vengono poste a carico degli imprenditori a livello burocratico, per colpa di un eccessivo statlismo. Questo esiste e me ne rendo conto.

    Il mio ragionamento, però, riguardava specificamente il mercato del lavoro, non le altre questioni da lei indicate. Del resto, è del lavoro che si stava parlando.

    Con stima
    Andrea Zafferani

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