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lunedì 2 marzo 2009

Il segreto di Pulcinella

di Maverick
Il Forum della European House Ambrosetti dovrebbe aver lasciato qualche traccia nell’elaborazione di strategie politiche per portare al più presto il nostro Paese fuori dalla crisi nei rapporti economico – finanziari con la vicina Italia.Chi ha avuto modo di ascoltare gli interventi degli autorevoli relatori ricorderà quindi che è stato affermato con vigore che il segreto bancario rappresenta un asset attualmente imprescindibile per San Marino, e che la recente sentenza della Cassazione rappresenta un’importante vittoria nell’ottica del suo mantenimento. Ma nella sua lucidissima esposizione, l’avvocato Giulia Bongiorno, Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, avverte che “il segreto non è un problema tecnico, ma un problema strategico e politico”, e che “la soluzione è quindi di natura essenzialmente politica”.

Partendo quindi dal presupposto legale che la Convenzione del ’91 è tutt’oggi operativa (l’intervento del prof. Luca Mezzetti, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Bologna lo ha ben chiarito, con l’aggiunta per sovra mercato di queste esplicite affermazioni: “è quantomeno bizzarro l’atteggiamento del Moneyval che colloca San Marino in una zona grigia, San Marino non è la Serbia né l’Azerbaigian”, e che “quanto alle convenzioni bilaterali, i rapporti devono ritenersi validi fino alla denuncia ufficiale di una delle parti, non bastando dichiarazioni estemporanee sulla stampa o circolari bancarie per vanificarle.), cosa possiamo o dobbiamo fare noi sammarinesi? Qui le posizioni, soprattutto all’interno dei confini, stranamente si diversificano. Vi è, infatti, chi sostiene la tesi della supina omologazione (Antonio Carattoni nell’intervento pubblicato anche dal vostro blog: “chi racconta che è possibile separare già oggi lo scambio di informazioni per fini di lotta alla criminalità ed al terrorismo dalla questione fiscale, dice il falso”) e chi invece sostiene una linea di “sistema”, che vede cioè svilupparsi nel tempo un eventuale progressivo adeguamento (Emilio Della Balda: “I costi della procedura rafforzata sono alti sia per il settore bancario e finanziario, sia per l’erario sammarinese e non ce li ripaga nessuno. È chiaro che il segreto bancario è un asset per San Marino, ma è altrettanto chiaro che non è un ostacolo per l’applicazione delle normative sull’antiriciclaggio, e che cede solo in presenza di reato. Sta poi alla politica valutare, attraverso un’analisi costi/benefici, se vale la pena mantenerlo nei tempi lunghi”).
Se, come afferma il Senatore Nicola Rossi, alla “progressiva omologazione” dobbiamo invece sostituire una “differenziazione competitiva” più aderente al sistema economico – finanziario locale, allora avremmo davvero un compito politico di eccezionale difficoltà ed impegno per i prossimi anni, che però non accenna ad essere avviato da questo governo.
Del resto è del tutto evidente (come afferma ancora Emilio Della Balda) che una raccolta bancaria complessiva in Repubblica di appena 14 miliardi “è del tutto insignificante a livello internazionale e dimostra che le vie del riciclaggio passano per altri Stati e che San Marino può, al massimo, ottenere l’attenzione di qualche evasore fiscale o di qualcuno che cerca la riservatezza per i suoi sudati risparmi”, soprattutto se pensiamo che si stima in circa 600 miliardi di euro la cifra complessivamente sottratta annualmente all’erario italiano.
Quindi ritengo che il nostro Paese abbia tutta la forza di difendere i propri asset (segreto bancario, anonimato societario, rapporti fiduciari, differenziale fiscale) garantendo all’esterno la massima vigilanza in fatto di lotta al riciclaggio ed al terrorismo, anche attraverso la deroga al segreto di fronte all’ipotesi di reato ed all’adeguata verifica.
Lo stesso Valerio De Molli (Managing Partner, The European House-Ambrosetti e Presidente dell’Advisory Board San Marino) ha infatti affermato correttamente che “la Repubblica non può prescindere dai pilastri sui quali è fondata la sua economia: fiscalità agevolata e segreto bancario. Aspetto, questo del segreto bancario, che va senz'altro distinto dalla lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo, sul quale San Marino dovrà essere inflessibile”.
Quali conclusioni, dunque? L’attuale manleva richiesta dalle banche ai correntisti e imposta dai nostri organismi centrali non rappresenta esattamente questa direzione, dimostrando invece come ci si voglia sottoporre a regole imposte dall’esterno. Per quale ragione, infatti, non potremmo offrire un segnale importante anche nella vicenda della scelta del Presidente di Banca Centrale, rivolgendoci – se non ad un cittadino della nostra Repubblica, come potrebbero essere alcuni ex-segretari di Stato alle Finanze quali Clelio Galassi, Piermarino Mularoni o altri – ad un esimio personaggio al di fuori dell’entourage del Ministero del Tesoro o di Banca d’Italia, o peggio di qualche circuito bancario privato italiano, guardando oltre i già ristretti confini della penisola, ovvero verso gli USA o l’Inghilterra, o magari invece proprio la Svizzera o il Lussemburgo?Perché rinunciamo a dimostrare a tutti (Moneyval compreso) che la nostra normativa interna in fatto di antiriciclaggio e antiterrorismo è altrettanto (se non più) rigorosa di quella di altri Paesi, ed altrettanto severi (se non più) sono i nostri organismi di controllo? Perché le cosiddette ‘adeguate verifiche’ fatte all’interno di San Marino non dovrebbero essere prese per buone dai soggetti finanziari corrispondenti italiani? Perché quel piccolo patrimonio di ‘segretezza’ deve essere svenduto in ottemperanza alla norma che noi, da soli, non siamo in grado di vigilare adeguatamente? Ci rassicurano che il ‘segreto’ esiste ancora, poi aggiungono: ‘naturalmente solo all’interno del territorio sammarinese’. Certo, un segreto così lo sapeva mantenere perfino Pulcinella!

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