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martedì 10 giugno 2008

Perchè siamo arrivati a questo punto

di Elisabetta

Perché siamo arrivati a questo punto?
Perché si dichiara la rinuncia ad un progetto come atto di dovere per il Paese?
Quale atto doveroso riporta tutto ad uno stop che durerà mesi?
Perché si vuole far passare questo atto come unico passaggio necessario alla vigilia dell’approvazione di una serie di progetti di legge che si è contribuito a creare e perfezionare negli ultimi mesi ?
Ci sono voluti appunto mesi per elaborare le leggi che verranno proposte in prima e seconda lettura a questa seduta consiliare, si è anche attraversata una crisi di governo con la volontà evidente di andare avanti, sennò i modi e i tempi di restarne fuori c’erano.
Perché si sentono tanti discorsi sulla morale e sulla moralità?
Nessuno può ergersi censore della morale degli altri perché spesso è lui stesso il primo ad errare, si accusa di avere poca volontà nel portare avanti una coalizione quando forse si è i primi a non volerlo fare e non intendo far parte di un gregge ma comunque proporre le proprie idee nei luoghi del confronto e del dialogo e non su giornali comunicati e conferenze stampa.
Perché la discussione dei commi di una legge deve riguardare invece attacchi personali lasciando la strada della discussione politica?
Perché si deve continuare con perfide frecciate personali senza rendersi conto che forse quello che è bene per se non è il bene del paese?
Come possono dei Segretari di Stato, in quanto ministri della Repubblica abbassarsi a critiche personalistiche verso altri membri della propria maggioranza?
Finchè ricoprono quella carica rappresentano la maggioranza intera, quando arrivano a criticare apertamente e inderogabilmente in Consiglio e in Congresso il lavoro di quella maggioranza o meglio ancora arrivano ad attaccare persone
allora c è solo una soluzione che diventa a quel punto atto dovuto e concreto, ma un atto dovuto non ad un idea superiore di stato ma a stessi e alla propria coerenza
ed atto concreto perché se si è così convinti che non esistano più le condizioni non ci sono conferenze stampa di minaccia, ma un azione concreta appunto di lasciare quello a cui non si appartiene più
così può sembrare che logorati dall’ invidia di non essere partiti di maggioranza relativa, si debba attaccare chi lo è con l unico mezzo che si ha a disposizione, minare il lavoro che si è fatto con tanta fatica con una politica del terrore tenendo in scacco la maggioranza con un pugno di voti che poco o nulla hanno a che fare con la politica e il paese.

1 commento:

  1. Cara Elisabetta, non posso che concordare col suo severo giudizio (potrei chiamarlo 'appello'?). In gergo 'politichese' si dice che qualcuno verrà chiamato a dar conto delle proprie responsabilità di fronte al Paese: è quello che accadrà, se si dovesse tornare nuovamente alle urne, ma intanto le sofferenze per l'ennesima crisi le patiremo, ahimé, tutti noi cittadini!.
    Grazie per il suo accalorato contributo alla riflessione.

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