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lunedì 30 giugno 2008

Tariffe e moralismo

di "Pietro Franciosi": un cittadino degno di esprimere il proprio parere secondo la Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell'ordinamento sammarinese.

Ancora una volta nel paese c'è chi riesce a lavarsi le mani di fronte ai problemi e alle responsabilità per mantenere il viso pulito di fronte al proprio consenso, invece di assumersi le responsabilità, già in passato nel pieno delle proprie competenze dopo due anni di Governo. Doveva essere nominata l'Autorità di Regolazione per i Servizi Pubblici e l'Energia, e andava fatto in fretta perché altrimenti, il dover proporre quale parte di rappresentanza politica nell'Istituzione competente un aumento delle tariffe, dopo anni di mancato aggiornamento, poteva costare il consenso di quella parte politica che riesce sempre ad architettare astutamente il passaggio delle responsabilità, per fare strategia di crescita del proprio movimento basato sul giustizialismo moralista e del: "sono stati gli altri, noi siamo quelli onesti". In piena onestà intellettuale, occorreva, dopo anni in cui non venivano aggiornate nel più semplice principio economico della partita doppia, le tariffe dei servizi alle utenze sammarinesi, alzare la voce e prendersi carico con responsabilità degli interventi concreti per risolvere l'inefficienza. Quella che oggi appare una situazione non di gestione inefficiente, ma del non avere di anno in anno aggiornato le politiche tariffarie derivanti dall'aumento del costo delle materie prime, in termini economici, gestionali e di pareggio era lì da tempo, ma l'esporsi in qualità di Segretario di Stato con tale problematica alla cittadinanza, quando l'unica semplice soluzione era l'incentivo politico all'aggiornamento tariffario dovuto all'aumento del prezzo delle materie prime, poteva costare il verde consenso. Con questo messaggio si vuole portare all'attenzione della Vs. redazione con quale arroganza si è corsi a creare un'architettura normativa per lavarsene le mani, sottovalutando che, come in tutti i paesi occidentali, le Autorità hanno un'autonomia decisionale, etica, morale, professionale e un'onestà intellettuale e sono e rimangono terze parti autonome rispetto alle Istituzioni e non al loro servizio per le faccende scomode. Si pongono tra il Servizio, su cui vige l'Autorità, la Cittadinanza e le Istituzioni. Per questo motivo una proposta di variazione delle tariffe dovrà essere ponderata a fronte del più completo quadro di visibilità sulla gestione e sulle responsabilità economiche e organizzative dei servizi, scartando le facili presunzioni della politica, in contrasto con i principi istitutivi delle Autorità sui servizi, le quali non eseguono le ambiziose richieste derivanti da responsabilità scomode alla politica stessa. Viene richiesto a questa Autorità di aumentare le tariffe così frettolosamente e in piena Ordinaria Amministrazione, quando l'Istituzione di competenza non si è precedentemente preoccupata tempo per tempo, di fornire in termini legislativi ed economici il pieno adempimento di tutti gli strumenti organizzativi e operativi che intrinsecamente discendono dalla Legge 7 maggio 2008 n.72 per l'Autorità, come la più semplice assegnazione di una sede o di un budget di gestione all'Autorità di Regolazione per i Servizi Pubblici e l'Energia. Quella parte della politica che ha l'arroganza di giudicare e di emettere sentenza andando essa stessa contro il principio tanto inneggiato della separazione dei poteri tra politica e Giustizia, direzione in cui molti passi avanti sono stati fatti e secondo il quale spetta solo alla Giustizia poter emettere a fronte di prove e di un giusto processo una sentenza; quella parte della politica che dopo due anni di Governo e di giurisdizione nelle proprie competenze e funzioni rilascia ogni responsabilità per mantenere lucida un'immagine, si dimostra furba nell'agire, incoerente e strumentale nell'arroganza di giudicare altra politica. Forse questa politica di movimento è troppo legata alla continua ricerca dell'alternativa, della voce dell'intolleranza, dell'intransigenza, del pretesto, del processo politico, dell'insinuazione strumentale alla ricerca dello scredito degli altri per potersi ergere ad onestà ai fini del consenso politico. Quando questo movimento parla di rinnovamento del sistema e della politica lo fa a parole e non nella furbizia dell'agire, basti guardare agli anni di presenza nelle Istituzioni di questo movimento e al presidio che in pochissimo tempo ha insediato gli organi della pubblica amministrazione; per non ricordare la nomina in un C.d.A. per un coniuge portata in Consiglio Grande e Generale da parte di un esponente di questo movimento, quando da sempre si è gridato al clientelismo. Questo movimento ha dimostrato di non saper gestire un'esperienza di Governo facendosi facilmente prendere da facili opportunità di strumentalizzazione per poter dire: "Eravamo al Governo, ma non siamo come gli altri". Passerà alla storia della Repubblica di San Marino l'irresponsabilità nei confronti della cittadinanza per aver interrotto uno storico percorso di cambiamento espressamente indicato dalla cittadinanza, a distanza di soli due anni. Occorre allora allontanare dalle Istituzioni il falso moralismo giustizialista quale mezzo di strumentalizzazione politica e che non appartiene alla tradizione sammarinese.

Allegato 1 - Allegato 2 - Allegato 3

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