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lunedì 10 marzo 2008

Conservare le tre preferenze in una democrazia più matura

di Giuseppe Morganti

La ricerca di una “democrazia normale”, questo è il nesso profondo della scelta che siamo chiamati a fare domenica prossima quando ci esprimeremo sulla riduzione delle preferenze. Chi è pessimista e ritiene che la politica abbia fallito, preferisce limitare i poteri della democrazia, piuttosto che lasciarli gestire ad una classe politica che giudica ormai del tutto inadeguata. Io propongo un atteggiamento più ottimista, anche se sono consapevole dei rischi che ciò comporta. Nell’aprile 2007 finalmente il nostro Paese si è dotato di una legge elettorale all’avanguardia, capace di interpretare il cambiamento nei rapporti di rappresentanza. Con la nuova legge il potere dei partiti diminuisce sostanzialmente. Quel potere viene infatti riconsegnato agli elettori, così ché la democrazia torna a respirare adeguatamente. Non è ancora una democrazia perfetta, ma di certo il controllo degli elettori sul governo aumenta in modo esponenziale. L’azione dei partiti, con la nuova legge, verrà finalmente giudicata sulla base dei programmi e della capacità di realizzarli e non più sul principio, utile un tempo ma ormai del tutto sterile, dell’appartenenza ideologica o peggio della convenienza individuale. Di fatto le elezioni diventeranno una sorta di referendum che promuove o boccia una maggioranza, che premia o punisce un progetto. Sappiamo bene che il grado di indipendenza e di coscienza che guida l’elettore quando partecipa ad un referendum è molto più elevato di quando partecipa all’elezione del Consiglio Grande e Generale. Ritengo che San Marino sia vicino a riconquistare una democrazia normale, quella che magnificamente viene tradotta col termine di “Democrazia dell’Alternanza”. Per questo motivo personalmente opto affinché gli elettori possano conservare in pieno il proprio diritto ad esprimere una scelta più ampia di preferenze, perché ho fiducia nella maturità che il nuovo sistema potrà indurre in tutto l’elettorato anche in quello meno consapevole e più facilmente gestibile. Esprimere tre preferenze alle prossime elezioni, grazie alla nuova legge elettorale, riduce il rischio di eleggere un parlamento voluto solo da pochi (cordate). Caso mai è proprio il contrario, la preferenza unica personalizzando la politica, da alle lobby il potere del controllo totale su un numero ampio di parlamentari e questo rappresenterebbe la morte della democrazia.

3 commenti:

  1. La preferenza unica è la soluzione a tutti i mali...elettorali, soprattutto quelli esteri .
    La preferenza unica ridimensionerà certi personaggi e ne metterà in "luce" altri oggi seminascosti dalla luce dei potenti. La preferenza unica è un modo di cambiare. Allora combiamo ..che è ora!

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  2. è la prima volta che sono daccordo con Morganti, la preferenza unica serve solo a fare un controllo più preciso sui voti del proprio bacino e taglia le gambe ancora di più ai giovani. Chi viene votato secondo voi fra chi è già al timone e sapete come agisce e chi non siete sicuri che sia veramente quello che dice di essere? Oltretutto voglio vedere il novizio che in campagna elettorale, senza una dritta legittima, tiene testa ai nostri big......Forse è meglio tornare a 6 preferenze, così ci sarebbe veramente talmente tanto nuovo da spazzare via il vecchio marcio

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  3. MORGANTI CONTRO
    Potrebbe essere il titolo di una story referendaria che vede i fratelli su opposte fazioni: lui eletto nelle fila del PSD ed autorevole vertice del partito, lei non eletta nel PSD con il sistema delle tre preferenze e nemmeno ripescata. Il dato che trasmette fiducia è vedere e leggere Peppe impegnato attivamente a sostenere il NO al referendum, quello che stupisce e inquieta è vedere Fausta aderire ad un Comitato che è anni luce lontano dal suo vissuto, dalla sua storia e dalle sue idee che fino a poco tempo fa erano scritte su tutti i giornali di partito e sui quitidiani. Ad esempio quando il referendum portò le preferenze da 6 a 3 ed eliminò il rimborso 100% delle spese di viaggio in favore degli elettori esteri, Fausta intervenne perentoriamente a guidare un movimento di idee che proteggeva una conquista storica della democrazia sammarinese. Si battè affinchè fosse mantenuto il 100% del contributo e le ragioni sono valide ancora e più che mai oggi: di fatto l'abolizione del rimborso trasformò la gara elettorale in una permanente e organizzata borsa del voto estero dove chi ha più denaro e maggiore organizzazione muove numeri assai decisivi per le proprie sorti di parte. Oggi sarebbe importante riconoscere gli errori di allora e porvi rimedio anzichè perseverare e compierne uno ancora maggiore che azzera le possibilità di scelta del cittadino fra i diversi candidati e annulla la possibilità ai giovani di entrare. Fausta che è donna intelligente e capace di riconoscere le strade democratiche può ancora tornare indietro e portare il proprio contributo ad una democrazia che ha necessità di essere liberata e non ristretta, ha necessità di essere allargata e non chiusa a pochi, ha necessità di essere rinnovata e innovata con il contributo di chi la democrazia l'ha vissuta e partecipata come donna e come cittadina che ha raggiunto le massime cariche istituzionali.

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