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mercoledì 12 marzo 2008

Quelli che... non prendono una posizione chiara sul voto

di Remo Giancecchi - Membro del Gruppo di Coordinamento dei Democratici di Centro

Il 16 marzo saremo chiamati a decidere su quattro quesiti referendari, tre dei quali si riferiscono a problematiche riguardanti il lavoro e uno va modificare la legge elettorale approvata nel maggio 2007. Per quanto riguarda quelli in materia di lavoro, ritengo che accoglierli sarebbe un ritorno al passato e che si butterebbero al vento i difficili traguardi raggiunti in questi ultimi anni con difficoltà e scioperi dei lavoratori. Mentre, riferendomi al quarto, che è di valenza strettamente politica, lo vedo solo come una strumentalizzazione per mettere in difficoltà l’Esecutivo. Non ascoltate chi dice che la preferenza unica risolve il problema delle cordate e del voto estero: sono solo demagogie politiche. Chi ha molti voti potrà ugualmente aiutare altri ad essere eletti, perché il quorum è proporzionale alle preferenze che si possono dare e con unica possibilità ne bastano assai meno. Considerando poi che chi è già in Consiglio Grande e Generale, e conseguentemente nelle Commissioni decisionali più importanti, può avere molti più contatti con le persone rispetto ad un giovane che si avvicina per la prima volta al mondo politico, con la preferenza unica si rischia di non avere più un rinnovamento all’interno del Consiglio stesso. Se esisteva veramente la volontà di introdurre la preferenza unica c’era la possibilità di farlo qualche mese fa, quando è stata approvata la riforma elettorale. Perché non è stato fatto? Perché lo si fa soltanto ora, a distanza di neppure un anno, utilizzando lo strumento referendario e sperperando i soldi della collettività? Il referendum, dal mio punto di vista, non può essere utilizzato per fare politica nell’interesse di qualcuno, ma come strumento che consente ai cittadini di esprimersi su temi molto importanti che riguardano il nostro Paese e, quindi, loro stessi. Mi fanno poi sorridere i Partiti che non prendono una posizione chiara sul voto, affermando di rimettersi alla libera scelta dei cittadini. Cosa vuol dire? E’ chiaro che un cittadino vota come gli pare, ci mancherebbe altro! Ma un Partito deve sapere qual è la cosa migliore per il Paese, deve sapere quali sono le leggi che occorrono per andare nella giusta direzione e se un sistema è più o meno democratico dell’altro. Altrimenti vengono da porsi alcuni interrogativi sul loro grado di rappresentanza. Noi Democratici di Centro riteniamo di sapere quale dovrà essere la scelta più giusta. Può essere condivisa o meno, ma perlomeno abbiamo il coraggio di dirlo, senza calcoli di convenienza, perché al primo posto poniamo il bene Paese e successivamente quello del Movimento. In sostanza, chi si esprimerà con il “sì” sceglierà di conservare la classe politica attuale, senza alcuna possibilità di inserimento per i giovani; mentre invece, se vogliamo realmente cambiare e mandare a casa chi non fa il bene del Paese, il voto giusto è “no”.

2 commenti:

  1. Caro giovane non hai fatto CENTRO.
    Bisogna convincersi che per rinnovasre biosogna votare SI.

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  2. Sul tema referendario sfugge a molti che esiste un doppio quorum, cioè il referendum sarà valido se si recherà al voto almeno il 50%+1 e se il SI riceverà il 32% dei consensi. Una cosa aberrante per la democrazia e per lo strumento in particolare. Mi spiego. Se la democrazia è partecipazione e se è vero che tutti vogliono una maggiore educazione alla cittadinanza attiva e consapevole, ecco come risulti chiaro che il referendum non può essere ostaggio di chi non partecipa al voto. Vorrei ricordare che nelle democrazie più sviluppate e con maggiore tradizione referendaria, lo strumento si utilizza a prescindere da quanti vanno a votare, ma si decide sulla base di quelli a favore e quelli contro. Chi non va a votare significa che è d’accordo sul risultatoa prescindere da esso altrimenti ci andrebbe a dire la propria. Solo a San Marino, in Italia e forse qualche altro paese arretrato, bigotto e ultraconservatore esistono simili regole antidemocratiche. In Svizzera si tengono vari referendum nei singoli cantoni e quelli nazionali, negli ultimi anni si è arrivati anche a superare i 50 referendum in un anno, senza quorum e senza inganni, solo così i cittadini si educano ad esprimere liberamente un parere. Inoltre occorre riflettere sul fatto organizzativo economico: se si scatena la macchina referendaria con tutte le spese e l’impegno che comporta, dibattiti, spazi informativi, seggi, persone e denaro, perché questo dovrebbe fallire, sprecando il denaro pubblico solo per il fatto che c’è chi non vota? Il referendum non può essere ostaggio nelle mani degli sfascisti, ma deve rappresentare il momento più alto delle democrazia e la legge, la quale educa poiché induce comportamenti, deve regolare di conseguenza le abitudini democratiche della comunità. In questo modo nessuno potrà più dire di disertare le urne, ma dovrà argomentare, convincere e accettare il responso dei cittadini. Saggio sarebbe che le forze politiche di maggioranza e di opposizione le quali si riempiono la bocca con discorsi sulla democrazia e la partecipazione, facessero seriamente i passi affinché vengano eliminati i quorum referendari, vengano eliminati gli sbarramenti fisici, annullate le distanze e introdotto un voto semplice e veloce, perfino nei comuni vicino a noi (Cesena) si voto con sistemi moderni risparmiando tempo e denaro della collettività.

    Sulla preferenza unica ho letto e ascoltato i punti di vista, ma credo che le opposte fazioni continuino a volare basso con azioni di piccolo cabotaggio, quando invece i giovani di oggi sono molto più svegli e informati di quelli di ieri e vorrebbero sentire qualcosa di diverso rispetto alle solite polemichette da bar della Casali band e dell’ultraopportunista Morri.

    Circa i sistemi elettorali il prof. Casali che vuole sempre dare lezioni, farebbe bene a studiarsi meglio cosa avviene nei paesi europei, che non significa copiare, ma capire. Infatti, esistono molte realtà con due camere, che a San Marino non esistono; alcune con il sistema maggioritario (varie declinazioni) e molte altre con quello proporzionale (varie declinazioni), non esattamente identico al nostro e cioè con il metodo d'Hondt e quasi tutti queste hanno liste bloccate, cioè preconfezionate dai partiti sulle quali i cittadini non possono scegliere nulla; con lo sbarramento a varie percentuali 4-5% mentre da noi, per fortuna, vige uno sbarramento fisilogico dell’1,7%.

    Due esempi di democrazia si possono citare circa il modo di dare la preferenza e sono Lussemburgo dove gli elettori possono esprimere la preferenza anche per candidati di liste diverse da quella votata (voto disgiunto) e l’Irlanda dove ad ogni elettore viene consegnata una scheda con l’elenco nominativo dei candidati e l’indicazione del partito (possono partecipare candidati non rappresentanti di partito), l’elettore scrive a fianco dei candidati un numero progressivo secondo la propria preferenza. In sede di scrutinio tutte le schede vengono raggruppate e ordinate in base al "primo voto" di preferenza espresso per i candidati.

    Questa storiella che la preferenza unica non trucca le elezioni è solo fumo negli occhi. Infatti le elezioni o sono sempre truccate e non lo sono mai, ma non è questo l’argomento giusto per una democrazia compiuta e matura dove troppi tromboni e trombati vedono l’unica possibilità di ritornare in sella modificandole regole del gioco in modo tale da personalizzare e unicizzare la politica sempre più a vantaggio di chi a tempo libero, di chi ha denaro e di chi ha famiglie numerose (specie nei piccoli paesi questo vale molto), e dove i cittadini residenti sono anestetizzati da un clientelismo sfacciato che Casali & C. conoscono molto bene avendolo praticato in lungo e in largo nelle varie vesti che hanno indossato negli anni di carriera partitica e tanto tempo libero.

    Invece di spaventare e di urlare contro gli elettori esteri e interni, sarebbe opportuno che gli improvvisati quanto sprovveduti fautori della nuovo moralità, si guardassero dentro con umiltà per capire cosa serve veramente al paese e ci facessero capire anche sugli altri tre quesiti come la pensano, oppure ha ragione l’amico Remo del Blog che alcune forze politiche guardano solo al tornaconto personale e stanno nascoste ad aspettare cosa dicono i cittadini per poi commentare. Una posizione che di politico non ha nulla, ma ha molto di demagogico del resto ex-socialdemoccratici, ex- socialisti, ex-democristiani, ex-di tutto un po’ è normale che abbiano le idee confuse.

    MarcOne

    RispondiElimina

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