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venerdì 21 marzo 2008

Quarant’anni fa il 1968

di Paolo Forcellini

Il ’68 va presentato come una rivoluzione culturale che ha inciso più sul costume e sui comportamenti sociali che non sulla politica. . Chi in quegli anni,si è impegnato attivamente ha assistito ad avvenimenti che furono determinanti per diversi cambiamenti, e tali da far definire il 1968, anno in cui ebbero la loro apoteosi , appunto “ Sessantotto “. Un periodo che ebbe molte anime ma non tutte in sintonia fra loro. La più famosa e temuta, per fortuna minoritaria, fu quella del terrorismo. che sfociò anche in “Stragi di Stato”. Tale fenomeno di massa è ancora motivo di discussione in quanto per tanti fu un movimento che portò una ventata di rinnovamento ed un mondo decisamente migliore, mentre per altri, un movimento che ha diviso la gente, acuendo l’odio di classe e dato un colpo mortale alla moralità e alla stabilità politica . Questa ventata innovatrice , con epicentro nelle Università occupate , dove il “ movimento studentesco” tentò di dare vita a forme educazione alternativa a quella ufficiale e un’opposizione “extraparlamentare”, con l’intento di coinvolgere tutta la società a partire dalla base , investì molti Stati del mondo. In America fu la guerra del Vietnam sulla quale si sono concentrate le lotte ,che assunsero la forma di conflitto antimperialista .Questa terminò definitivamente nell’aprile del 1975 soprattutto sotto la spinta della protesta dei così detti “ figli dei fiori”. Fra gli altri Stati che hanno vissuto il ’68 vanno ricordati la Cecoslovacchia con la “Primavera di Praga” ,la Cina con la “Grande Rivoluzione Culturale”, la Francia con il “Maggio Francese” dove la protesta assunse i toni più violenti , che con l’occupazione della Sorbona e le barricate al Quartiere latino, ha dato luogo a scontri mortali fra polizia e studenti .In Italia il fenomeno del ’68 iniziò sviluppandosi da una diffusa situazione d’insoddisfazione giovanile verso una società “opulenta”incapace di rispondere alle esigenze di un innalzamento del livello materiale di vita. Gli scioperi degli operai in fabbrica si unirono a quello degli studenti che cominciarono a contestare i metodi e i contenuti dell’istruzione e che rivendicavano il diritto allo studio anche per le classi più disagiate. Tutte le più grandi industrie vengono occupate . La Fiat è costretta ad interrompere la catena di montaggio. 25.000 operai vengono sospesi . Inutili gli incontri e le mediazioni, si sfiora la guerra civile . Al grido di “Potere Operaio” si mobilita tutta la città di Torino. Il tutto porta dopo diversi giorni di scontri sempre più violenti e frequenti fra polizia e dimostranti, a contratti decisivi che prevedevano aumenti salariali, interventi nel sociale, revisione delle pensioni, minori ore lavorative, diritti di assemblee, consigli di fabbrica oltre aver gettato le basi per lo Statuto dei Lavoratori. Tutto ciò riportò la calma nel Paese , ma fu una calma apparente . Finì l’epoca del ‘68, ma da questa nacquero altri movimenti che portarono come nel caso delle “Brigate Rosse”, ad azioni armate e che si sono protratte per tutto il decennio successivo . E a San Marino? San Marino non ha conosciuto un ‘68 vero e proprio. Lo ha conosciuto indirettamente dalle notizie dei Mass Media , direttamente da qualche sporadica performance che sapeva più di goliardata che di contestazione di chi ha voluto moralmente e politicamente sostenere l’azione di lotta dei “compagni” della vicina Italia , ma con la discrezione tipica dei sammarinesi che , al di là degli ideali , formava , come purtroppo oggi non più, pur sempre una grande famiglia. Fu quella del ‘68 una contestazione globale che ha coinvolto anche il mondo dell’arte ,della musica , dello sport oltre a quello della moda che contraddistingueva i sessantottini per i loro eskimo, le camice a scacchi, i maglioni stracciati a collo alto, i primi jeans e i capelli lunghi e per l’immancabile “Manifesto” piegato sotto il braccio. Una protesta che si dimostrò però per molti un fallimento per non aver raggiunto quelle aspirazioni per il quale era nata. . Quel periodo fu praticamente una rivolta etico politica che ottenne il solo risultato di spostare l’attenzione su valori come il pacifismo, il razzismo, sul potere come forma di dominio, i diritti delle donne, l’interesse per l’ambiente . Nonostante ciò , dopo il 68 il mondo è cambiato molto poco , anche se obbiettivamente va riconosciuto che non sarebbe più potuto tornare quello di prima. Pur essendo trascorsi ormai quarant’anni , quel “famigerato 68 “, così è apostrofato da chi lo ha vissuto ma non condiviso , a differenza di chi invece lo rimpiange magari avendolo vissuto solo nella culla , sembra non essere masi esistito . Ce lo ricorda solo qualche personaggio ormai settantenne ,che sfruttando una situazione politica favorevole, occupa oggi posti di prestigio e di potere, quel potere che da giovane aveva combattuto e per il quale molti suoi coetanei ed amici di cento battaglie hanno dovuto pagarne il fio. Ce lo ricordano le numerose riforme Universitarie, con piani di studio sempre meno impegnativi che rilasciano lauree che nessuno considera quando un giovane è alla ricerca del primo lavoro. Ce lo ricordano coloro che ancora militano nei partiti dell’autentica sinistra , ai quali va il merito della coerenza e della serietà , a differenza di coloro che , hanno sostituito gli eskimo e le camice a scacchi , i jeans e le folte capigliature , con completi grigi di Armani , loden e un’immancabile sciarpa di cachemire al collo. Un solo fatto forse accomuna tutti quelli di quella generazione: che. gli anni sessanta sono stati gli anni della loro gioventù molto pieni, emozionanti e perfino divertenti per chi come loro ha avuto la fortuna di viverli.

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