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giovedì 27 marzo 2008

Sulla vicenda Ritrovo di Serravalle

di Gastone Pasolini, socio Fondazione Ritrovo di Serravalle, membro di Sinistra Unita

Gira voce che tra Governo e Fincapital si sia trovato un accordo per chiudere la questione Fondazione Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle. E sembra anche che il C.d.A. della Fondazione su quel contratto ci metterà la sua firma – sempre che non l’abbia già fatto – senza peraltro aver prima consultato i soci. La telenovela del Ritrovo di Serravalle, a distanza di 10 anni dalla sigla della convenzione, fa ancora discutere, senza che si trovi il bandolo della matassa per un’equa soluzione al pasticcio.
Ho letto con attenzione l’intervista a Giovanni Giannoni pubblicata da Tribuna in data 5 marzo 2008, nella quale egli minimizza la vicenda e raffazzona una sbrigativa soluzione.
Il problema non sta nella tempistica, come sostiene Giannoni. I lavori iniziarono prima che la convenzione fosse ratificata dal CGeG. Ciò che si dovrebbe chiarire è perché il governo di allora non sottopose la convenzione al giudizio del CGeG. Ogni segretario dovrebbe sapere che senza la ratifica del CGeG lo Stato non ha mandato ad effettuare pagamenti. Si dovrebbe anche chiarire perché fu fatto l’inizio lavori pur sapendo che l’iter di approvazione non era stato completato. La colpa – se di colpa si può parlare – non è comunque della Fondazione e dei suoi soci, ma dell’esecutivo di allora.
Non è vero – come afferma Giannoni – che ancora non si è arrivati ad una soluzione perché nella maggioranza vi è una forza politica che fa resistenze, ovvero Sinistra Unita. Troppo facile dare una simile giustificazione. Sinistra Unita è per la soluzione del problema. Ma non col solito metodo del «colpo di spugna». Ricordo a Giannoni che nella premessa del programma di governo è stato preso un impegno fondamentale che riporto testualmente: “il metodo all’impegno programmatico si accompagna con la forte volontà di attuare un metodo impostato su legalità, moralità, trasparenza e partecipazione”. Non commento queste poche righe, chiedo soltanto: l’impegno, è rispettato?
Giannoni sbaglia anche quando afferma che i ritrovi non hanno scopo di lucro e che sono di proprietà dello Stato. Molti di questi hanno perso la loro funzione sociale e aggregativa. Per esempio, in alcuni casi l’iscrizione alla fondazione è blindata e la proprietà è in mano ai soci. Ciò non avviene nella Fondazione del Ritrovo dei Lavoratori di Serravalle dove l’iscrizione è aperta a tutti (art. 8 dello Statuto della Fondazione) e in caso di scioglimento l’eventuale residuo attivo è destinato a finalità benefiche (art. 37). Ecco cosa distingue la Fondazione di Serravalle da molti altri ritrovi.
Concordo invece con Giannoni sulla necessità di arrivare rapidamente ad una soluzione, ma ad una condizione irrinunciabile: quella di non penalizzare la Fondazione.
Non dimentichiamoci gli enormi sacrifici fatti dai soci fondatori, i quali parteciparono alla costruzione del Ritrovo sottraendo reddito alle loro già povere famiglie.
Queste mie considerazioni di procedura e di scelta politica hanno un solo obbiettivo: difendere la causa della Fondazione e dei suoi soci, già pesantemente penalizzati dall’intervento di ristrutturazione del Ritrovo. Infatti, il nuovo edificio ha una metratura di molto inferiore a quella della struttura preesistente e si è seppellito sotto terra un piano che riceveva luce ed aria da tutti i lati. Inoltre, non va dimenticato che il progetto approvato dalla C.U. prevedeva la realizzazione di 3 piani fuori terra (pensiamo al valore che avrebbe).
Nonostante ciò, obtorto collo, se si deve accettare l’ultima ipotesi, sommariamente illustratami, do il mio assenso, avanzando però questa mia personale proposta: il Governo ha offerto di 2 milioni e 900 mila euro. Fincapital ne chiede 3 milioni e 800mila. Pare si accontenti di 3 milioni e 300mila. A copertura del disavanzo Fincapital reclama la proprietà di due negozi oggi in mano alla Fondazione. Propongo che il Governo paghi 3 milioni e 300mila euro e che però intesti all’Ecc. Camera i due negozi in questione lasciandone l’usufrutto alla Fondazione. In questo modo il Governo rientrerebbe di 3/400mila euro e si impedirebbe l’ingresso di un soggetto privato nella proprietà della struttura.
La Fondazione preferì la convenzione con lo Stato ad un accordo con una società immobiliare pur sapendo di rimetterci. E ciò per non favorire la speculazione privata. Si faccia in modo che quella scelta morale non gli si ritorca contro.

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