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martedì 11 marzo 2008

“Scala Mobile? No, grazie!”

di Guerrino Zanotti (PSD)



Più passa il tempo e più mi convinco che le vere ragioni politiche dei referendum sul lavoro, vadano ricercate oltre il contenuto dei tre quesiti referendari. In effetti i comunicati dei Comitati Referendari hanno riscoperto un linguaggio sindacale, ormai abbandonato da anni, che di riporta ai tempi della lotta di classe. Padroni, sempre più potenti, che ingrassano alle spalle degli operai, ecc.
Diciamo che, in altri termini ed in particolare in questi ultimi anni, il problema è comunque reale: le retribuzioni dei lavoratori dipendenti perdono progressivamente il loro potere d’acquisto rispetto all’inflazione percepita. Ma la soluzione al problema, prospettata dai referendari qual è? La reintroduzione della scala mobile.
Dati alla mano, la soluzione proposta non è in grado di dare risposta al problema. Negli ultimi 15 anni, grazie all’attuale modello contrattuale, le retribuzioni hanno avuto un aumento che va ben oltre il tasso di inflazione ufficiale dello stesso periodo. La contrattazione offre la possibilità di agire su aumenti retributivi in maniera differenziata, a tutela delle fasce di reddito più basse. Inoltre con la reintroduzione della scala mobile, a mio parere, si rischia di indebolire la forza contrattuale dei lavoratori.
Stupisce che, conoscitori della realtà sammarinese e del mondo del lavoro, quali sono i promotori dei referendum, partendo da un problema reale, come quello dell’impoverimento dei lavoratori dipendenti, propongano, quale soluzione, la reintroduzione della scala mobile. In considerazione, tra l’altro, che il tasso di inflazione ufficiale applicato per il 2008, quello utilizzato per l’adeguamento delle pensioni, è pari all’1,7% e non del 4%.
Tuttavia votare no al referendum sulla scala mobile non risolve il problema, che pure esiste. E’ necessario, quindi, impegnarsi all’attuazione di misure, che vanno dal varo di una riforma fiscale responsabile, che sia in grado di fare pagare le tasse a chi fino ad oggi non ha contribuito per le proprie capacità, una politica sociale che sostenga economicamente le famiglie più bisognose, come peraltro si è cercato di fare in questi ultimi due anni ed una seria politica dei prezzi, per impedire che l’inflazione, quella percepita, continui ad erodere le retribuzioni dei lavoratori.
E’ da queste considerazioni che parte il mio invito a votare no al referendum sulla scala mobile, per non lasciare che si facciano passi indietro sul terreno dei diritti dei lavoratori e si cominci a lavorare su soluzioni più aderenti alle reali necessità dei lavoratori.

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